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editoriali

Semplificare non basta

Redazione

La proliferazione di commissari si argina dando potere a chi deve decidere

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Si fanno molte polemiche sull’attribuzione a Domenico Arcuri anche dell’incarico di reperire e distribuire i vaccini anti Covid. Naturalmente si può discutere se sia più opportuno caricare sulla stessa persona tante incombenze, in modo che possa gestire le correlazioni tra i vari problemi, o se sarebbe meglio articolare le funzioni. Quella che bisognerebbe capire meglio è proprio la proliferazione delle funzioni commissariali. Alcune delle poche vicende coronate da successo nella storia recente sono state gestite in forma commissariale: dall’Expo di Milano alla ricostruzione del ponte di Genova. Altre, come quella della sanità calabrese, hanno visto avvicendarsi commissari che non sembra abbiano ottenuto risultati apprezzabili, anche prima dell’avvicendamento frenetico degli ultimi commissari usa e getta.

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Si fanno molte polemiche sull’attribuzione a Domenico Arcuri anche dell’incarico di reperire e distribuire i vaccini anti Covid. Naturalmente si può discutere se sia più opportuno caricare sulla stessa persona tante incombenze, in modo che possa gestire le correlazioni tra i vari problemi, o se sarebbe meglio articolare le funzioni. Quella che bisognerebbe capire meglio è proprio la proliferazione delle funzioni commissariali. Alcune delle poche vicende coronate da successo nella storia recente sono state gestite in forma commissariale: dall’Expo di Milano alla ricostruzione del ponte di Genova. Altre, come quella della sanità calabrese, hanno visto avvicendarsi commissari che non sembra abbiano ottenuto risultati apprezzabili, anche prima dell’avvicendamento frenetico degli ultimi commissari usa e getta.

 

Si può osservare che, nei casi virtuosi citati, il ruolo commissariale è stato attribuito a chi aveva già una titolarità istituzionale in merito, rafforzata da norme straordinarie che permettevano di scavalcare le lentezze normative. Nel caso calabrese, invece, il commissario di fatto ha sostituito l’assessore regionale ed è stato nominato dal governo. Quello che sembra chiaro è che per ottenere risultati bisogna derogare dalle normali catene di responsabilità e dalla normativa vigente. Se le cose stanno così, e non solo per eventualità straordinarie, significa che il sistema ordinario non funziona. Si è parlato molto, e fatto molto poco, di semplificazione, ma forse non basta semplificare, anche se è sempre utile: bisogna proprio cambiare, dare a chi ha il dovere di decidere i poteri e l’autorità per farlo, garantirgli che sarà giudicato per il risultato e non per l’ottemperanza impossibile a una selva di norme contraddittorie che si sono affastellate. Autorità senza poteri e poteri senza responsabilità sono un tarlo che rode la democrazia, che è un sistema di governo, non solo una tribuna di opinioni. Se invece di insistere con le polemiche sui singoli casi ci si occupasse delle radici di questa situazione, forse si identificherebbe il problema reale.

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