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Il racconto

Giù dal Carroccio: così la Lega di Salvini perde pezzi tra liti, fughe ed epurazioni

Il partito del Capitano alle prese con una lenta ma continua erosione. E si attiva il tunnel con Fratelli d'Italia. Un film già visto, ma al contrario

Simone Canettieri

La scorsa settimana a Prato sono usciti dal gruppo 4 consiglieri, a Spoleto sono stati cacciati 2 consiglieri e 2 assessori, a Torre  Annunziata un altro addio. E in Calabria indagano i pm sulla guerra tra la famiglia di Furgiuele e i commissari arrivati da Milano. Intanto in Veneto lascia il segretario regionale Fontana tra lo sgomento di Zaia

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Epurazioni, guerre intestine, dirigenti locali contro i commissari inviati dal nord, da Via Bellerio. Così la Lega di Matteo Salvini inizia a fare i conti con un fenomeno nuovo: l’implosione del partito-nazione. Ormai alle prese con una lenta  (e impercettibile dai palazzi romani) erosione.  Tanti piccoli focolai di rivolta che finiscono nelle pagine locali di siti e quotidiani, ma che sommati suonano come un campanello d’allarme del Capitano. 

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Epurazioni, guerre intestine, dirigenti locali contro i commissari inviati dal nord, da Via Bellerio. Così la Lega di Matteo Salvini inizia a fare i conti con un fenomeno nuovo: l’implosione del partito-nazione. Ormai alle prese con una lenta  (e impercettibile dai palazzi romani) erosione.  Tanti piccoli focolai di rivolta che finiscono nelle pagine locali di siti e quotidiani, ma che sommati suonano come un campanello d’allarme del Capitano. 

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Se  molti big iniziano a storcere la bocca davanti alla linea politica schizofrenica del caro leader – un ex ministro nelle sue cene capitoline da settimane mette in dubbio perfino l’opportunità di continuare a tenere il nome Salvini nel simbolo – in giro per l’Italia, specie nel centro-sud i problemi iniziano a essere tanti, troppi.

 

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A Catanzaro, per esempio, se ne occupa la procura. La settimana scorsa Antonio Furgiuele, fratello di Domenico ovvero l’unico deputato calabrese della Lega, è finito nel mirino dei magistrati per una serie di presunte intimidazioni arrivate persino (c’è un’indagine in corso) ad atti di vandalismo nei confronti di Walter Rauti (e del fratello), viceresponsabile degli enti locali, spedito da Milano per sostenere Nino Spirlì, governatore facente funzione dopo la morte di Jole Santelli.

 

In Calabria, d’altronde, il clima è pessimo: ne sa qualcosa Cristian Invernizzi, deputato bergamasco, laggiù come commissario regionale, per tenere a bada appunto Furgiuele e i suoi cari.

 

Ma nemmeno in Toscana va tanto meglio: sempre la settimana scorsa a Prato, in un solo colpo, il Carroccio ha perso quattro consiglieri comunali.  Leonardo Soldi, Mirko Lafranceschina, Eva Betti e Claudiu Stanasel formeranno un gruppo proprio. Nella lettera d’addio, il poker di fuoriusciti indovinate con chi se l’è presa? Con il commissario Daniele Belotti, altro prodotto del nord catapultato nella città di Curzio Malaparte.   Allora è un problema di “pelle” quello sta vivendo la Lega?

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Un altro sguardo al sud, rapido: il consigliere comunale di Torre Annunziata Mauro Iovane, dopo l’esperienza della candidatura alle regionali in Campania sempre venerdì ha salutato la compagnia. Con parole definitive: “Comunico con amarezza la mia decisione di uscire dalla Lega, nella quale ho profuso il mio impegno senza risparmiare la mia persona, credendo e adottando in toto i valori del partito, non senza difficoltà considerando lo scarso appeal che esso gode nei nostri territori”.

 

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Ma che sta succedendo? Se lo domandano anche a Spoleto dove addirittura sono stati espulsi quattro consiglieri comunali e due assessori del Carroccio in guerra per la conversione dell’ospedale in presidio Covid. Questa volta il ferale annuncio è toccato al segretario Virginio Caparvi: “I consiglieri Sandro Cretoni, David Militoni, Giampaolo Fagotto Fiorentini e Debora Pompili, e gli assessori Francesco Flavioni e Maria Rita Zengoni, non rappresentano più la Lega Umbria”. Fine delle trasmissioni e un problema in più per il sindaco Umberto De Augustinis che traballa a più non posso. Come in un gioco di vasi comunicanti, dunque, rischia di ripetersi ma al contrario quanto già visto ai tempi di massimo splendore del potere salviniano: l’attivazione del tunnel, la Tap, verso Fratelli d’Italia. La destinazione che potrebbe prendere, tramite l’ingresso nell’Ecr, l’eurodeputato pugliese Andrea Caroppo.

 

Fin qui i nuovi arrivati. Poi c’è lo zoccolo duro, che inizia a non passarsela tanto meglio. Domenica, a sorpresa, si è dimesso da segretario regionale della Liga veneta Lorenzo Fontana. Gesto eclatante di cui Luca Zaia “non sapeva nulla” fino a quando la notizia è uscita sulle agenzie. Fontana ha lasciato perché, formalmente, dovrà occuparsi del dipartimento “Famiglia” del partito. Ma questa mossa ha provocato sconcerto all’ombra del campanile di San Marco. Un siluro di Salvini, è stata la lettura dei veneti. Ma c’è anche chi pensa che questa mossa sia un pezzo di una strategia ben più ampia del segretario: cambiare gradualmente tutti i segretari regionali (compreso perfino il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari) per arrivare alla caccia grossa. Ovvero: spodestare Paolo Grimoldi, coordinatore del Carroccio in Lombardia, da sempre anti salviniano convinto. Anche in quest’ultima fase di caos nella giunta di Attilio Fontana. E intanto il campanello d’allarme suona sempre più forte.

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