PUBBLICITÁ

L'intervista

Le disfunzioni del Titolo V si vedono tutte in Campania, dice Mauro Calise

"I media detestano De Luca, perché non gliele ha mai mandate a dire"

David Allegranti

"Bassolino continua a fare bene il suo lavoro, è uscito indenne dal 19esimo processo, ha una forza d’animo invidiabile. Anche perché questa assoluzione finirà in un taglio basso, ma ogni volta che c’è stato l’avvio di un procedimento è finito in prima pagina".

PUBBLICITÁ

“Quello che sta succedendo in Campania è lo specchio più fedele di quello che sta succedendo nel paese”, dice al Foglio il politologo Mauro Calise. “Per via del pessimo Titolo V, ci ritroviamo in una situazione di confusione istituzionale. Ora, intendiamoci, questa c’era anche sei mesi fa, ma eravamo sotto i bombardamenti inaspettati ed eravamo in qualche modo tutti uniti. Adesso è chiaro che c’è il rimpallo delle responsabilità. Il Titolo V inevitabilmente crea delle tensioni politiche. Questo basterebbe già a complicare la situazione, ma ci si mettono anche i media. Come lei sa, perché fa questo mestiere, in Italia si può parlare male di tutti - perfino della magistratura, ogni tanto e con cautela - ma dei media mai”. Perché, dice Calise, “per parlare male dei media bisogna farlo sui media. E questo crea dei problemi. Vincenzo De Luca è una eccezione storica a questa regola. De Luca – per usare un eufemismo – è inviso ai media di ogni colore. Se ha ragione De Luca o i media non pertiene a questo ragionamento. I media detestano De Luca, perché non gliele ha mai mandate a dire. Si sono dovuti sorbire la campagna elettorale vincente di De Luca. Ora che è in difficoltà, per ragione o per torto, i media sparano ad alzo zero su De Luca. E questa situazione mediatica complica il guazzabuglio istituzionale”. Gli stessi media, continua Calise, “per ragioni imperscrutabili hanno una simpatia per De Magistris, che è abbastanza detestato da tre quarti di Napoli ma continua a essere ospitato nei salotti televisivi mentre la città è a ferro e fuoco". 

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


“Quello che sta succedendo in Campania è lo specchio più fedele di quello che sta succedendo nel paese”, dice al Foglio il politologo Mauro Calise. “Per via del pessimo Titolo V, ci ritroviamo in una situazione di confusione istituzionale. Ora, intendiamoci, questa c’era anche sei mesi fa, ma eravamo sotto i bombardamenti inaspettati ed eravamo in qualche modo tutti uniti. Adesso è chiaro che c’è il rimpallo delle responsabilità. Il Titolo V inevitabilmente crea delle tensioni politiche. Questo basterebbe già a complicare la situazione, ma ci si mettono anche i media. Come lei sa, perché fa questo mestiere, in Italia si può parlare male di tutti - perfino della magistratura, ogni tanto e con cautela - ma dei media mai”. Perché, dice Calise, “per parlare male dei media bisogna farlo sui media. E questo crea dei problemi. Vincenzo De Luca è una eccezione storica a questa regola. De Luca – per usare un eufemismo – è inviso ai media di ogni colore. Se ha ragione De Luca o i media non pertiene a questo ragionamento. I media detestano De Luca, perché non gliele ha mai mandate a dire. Si sono dovuti sorbire la campagna elettorale vincente di De Luca. Ora che è in difficoltà, per ragione o per torto, i media sparano ad alzo zero su De Luca. E questa situazione mediatica complica il guazzabuglio istituzionale”. Gli stessi media, continua Calise, “per ragioni imperscrutabili hanno una simpatia per De Magistris, che è abbastanza detestato da tre quarti di Napoli ma continua a essere ospitato nei salotti televisivi mentre la città è a ferro e fuoco". 

PUBBLICITÁ

 

E dei pronto soccorso che ci dice? "I pronto soccorso sono in condizione critica in tutto il paese, ma se succede qualcosa a Napoli finisce subito sbattuta in prima pagina. In realtà il problema di Napoli è un problema comune a tutto il paese: la difficoltà a gestire contemporaneamente l’emergenza sanitaria e quella economica. Il governo si sta barcamenando abbastanza bene, perché il governo ha molto chiaro che il paese è spaccato in due come una mela. Conte lo sa e si sta sforzando di evitare che esploda la rabbia dei senza lavoro. Mentre, purtroppo, stanno per scoppiare gli ospedali, e i media fanno da amplificatore. Se accende la tv, trova i soliti esìmi virologi e primari ospedalieri. Ma a marzo, durante i mesi di marzo e aprile, parlavano di virus ed epidemia.  Adesso dicono - aizzati da illustri commentatori televisivi - dovete chiudere tutto. Cioè prendono il posto dei politici. Il che crea stati d’animo confusi. L’esempio lampante è Walter Ricciardi che straparla al posto del Ministro di cui sarebbe il consulente. Ora, in un clima confusionale del genere, il problema sarebbe il povero De Luca, che ha ereditato un disastro di sanità, oppure il sindaco piacione di Napoli che scorrazza in tv e ci dice che la situazione è seria, come se il problema non lo riguardasse?”. Insomma, la situazione “è complicata e bisognerebbe cercare tutti responsabilmente di capire che già riuscire a galleggiare – come sta cercando di fare Conte - sarebbe un miracolo. E se i virologi non ci crocifiggessero tutti i giorni sarebbe pure meglio”.

 

PUBBLICITÁ

Ecco, in un caos del genere c’è pure da tenere conto che l’anno prossimo si vota a Napoli come in altre città. Il coronavirus ha rallentato le attività politiche. C’è chi però non rallenta, come Antonio Bassolino, che ha appena ottenuto la diciannovesima assoluzione. “Bassolino continua a fare bene il suo lavoro, è uscito indenne dal 19esimo processo, ha una forza d’animo invidiabile. Anche perché questa assoluzione finirà in un taglio basso, ma ogni volta che c’è stato l’avvio di un procedimento è finito in prima pagina. Non diamo la colpa alla magistratura, per carità, tanti magistrati sbagliano volendo far bene, qualcuno forse sbaglia per eccesso di protagonismo. La mazzata mediatica comunque Bassolino l’ha avuta. Ma lui resta un uomo di straordinaria moralità e dignità politica, è ancora in campo. Una volta superata questa fase di emergenza si tornerà a parlare di elezioni amministrative. Lui intanto continua a fare quello che ha sempre fatto, in maniera pragmatica e costruttiva. L’aspetto più interessante della sua vicenda politica è che è stato il primo personaggio di rilievo della sinistra proveniente da una tradizione radicale, ingraiana, a diventare il sindaco del pragmatismo e dell’innovazione, anche industriale. Non dimentichiamo operazioni di rottura come la privatizzazione dell’aeroporto di Napoli, che tutt’ora lo tiene in vita, e i famosi bot comunali, due operazioni per la sinistra dell’epoca inimmaginabili. Bassolino ha anticipato di 20 anni quella linea del riformismo di cui Renzi poi è diventato il miglior rappresentante. Prima di suicidarsi con il referendum”. 

PUBBLICITÁ