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Emergenza cialtroni

Benvenuti in Calabria, dove anche la sciatteria è commissariata

“La Calabria è una terra senza futuro perché l’incertezza è la sua condizione del presente”, ci dice la filosofa del diritto Serena Minnella

David Allegranti

In Calabria la sanità è commissariata dal 2010. Si sono alternati vari commissari ma nessuno è riuscito a risolvere il problema del disavanzo del bilancio

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L’ingegner Domenico Pallaria, super dirigente della Regione Calabria, messo a capo della struttura speciale che doveva coordinare le attività per il contenimento dell’emergenza sanitaria, disse in tv a marzo di non sapere che cos’è un ventilatore e fu costretto a dimettersi. Otto mesi dopo, il commissario per la sanità Saverio Cotticelli, generale dei Carabinieri in pensione, ha detto, sempre in tv, di non sapere che avrebbe dovuto redigere lui il piano Covid per la Regione. Come suo successore, è stato scelto Giuseppe Zuccatelli, già presidente dell’Agenas, ormai noto alle cronache per aver detto – in un video di mesi fa tornato d’attualità via Twitter nelle ultime ore – che “le mascherine non servono a un cazzo. Serve il distanziamento. Per contagiarti devo baciarti per 15 minuti”. 

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L’ingegner Domenico Pallaria, super dirigente della Regione Calabria, messo a capo della struttura speciale che doveva coordinare le attività per il contenimento dell’emergenza sanitaria, disse in tv a marzo di non sapere che cos’è un ventilatore e fu costretto a dimettersi. Otto mesi dopo, il commissario per la sanità Saverio Cotticelli, generale dei Carabinieri in pensione, ha detto, sempre in tv, di non sapere che avrebbe dovuto redigere lui il piano Covid per la Regione. Come suo successore, è stato scelto Giuseppe Zuccatelli, già presidente dell’Agenas, ormai noto alle cronache per aver detto – in un video di mesi fa tornato d’attualità via Twitter nelle ultime ore – che “le mascherine non servono a un cazzo. Serve il distanziamento. Per contagiarti devo baciarti per 15 minuti”. 


Benvenuti in Calabria, dove la sanità è commissariata dal 2010 e si sono alternati un commissario dopo l’altro, senza che si riuscisse a risolvere uno dei problemi strutturali della Regione: il disavanzo del bilancio della sanità. Secondo un rapporto della Ragioneria generale dello Stato, pubblicato ad agosto, la Calabria non ha i conti in ordine dal 2006. Il disavanzo nel 2019 era di 116,7 milioni, nel 2018 di 213,3, nel 2017 di 101,5, e via così. Il record è stato toccato nel 2007 con un disavanzo di 277,1 milioni di euro. “La Calabria è una terra senza futuro perché l’incertezza è la sua condizione del presente”, dice la filosofa del diritto Serena Minnella, sintetizzando la questione calabrese. “In Calabria le decisioni politiche sui diritti fondamentali sono perennemente prese in modo urgente e raschiando il fondo della disperazione. Con la pandemia si è soltanto reso esuberante il nostro modo di decidere. Esiste però qualcosa di terrificante, in questo preciso momento, per la vita della nostra comunità: se consideriamo la salute come un ambito che è tipicamente caratterizzato dalla politica della previsione dei rischi, che devono essere appunto previsti per affrontare le incertezze future, che cosa è andato storto? Perché le nostre incertezze sono tutte al presente e tutte presenti?”. Si pensa insomma che il problema della Calabria siano i calabresi, ma come testimonia la storia del commissariamento, con l’alternarsi di commissari scelti dalla politica (il campano Cotticelli dal M5s, il romagnolo Zuccatelli da Articolo1), il punto è la selezione della classe dirigente. Lo nota anche Sarah Procopio, dottoranda di Storia a Parigi e membro del Collettivo Valarioti: “Mi adira la mancanza ad oggi di una rete civica regionale forte e capillare tale da costituirsi come interlocutore del governo Centrale, mancando una classe politica in grado di farlo. I calabresi sono spaesati. Vorrebbero vedere pronta ad intervenire una nuova classe dirigente per uscire dal limbo in cui la regione sembra condannata. È necessario che il governo sappia sì intervenire, ma tenendo in considerazione la voce dei cittadini della regione. Ciò che manca fondamentalmente è una cooperazione tra le due parti, ma è evidente che un dialogo con Roma non può essere affidato all’attuale classe politica”. 


Nel caso specifico, in merito alla vicenda Cotticelli-Zuccatelli, dice Procopio, “la società civile calabrese pretendeva giustamente un homo novus. Ma voleva partecipare alla sua nomina. Tutto qui. Dopo le dimissioni di Pallaria a marzo scorso, e queste ultime di Cotticelli, i calabresi avevano bisogno della presenza di qualcuno che infondesse fiducia e li guidasse in questa fase, continuando a pesare il debito di una sanità commissariata da dieci anni e le conseguenze di un sistema clientelare radicato”. Insomma, i calabresi non meritano tanta sciatteria da parte del governo.

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