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I conti che non tornano

Ecco perché i dati delle regioni non tornano. Non hanno un sistema

Carmelo Caruso

Inviati anche per fax, con software obsoleti. Come avviene la raccolta dei dati dalla periferia alla regioni e dalle regioni a Roma? Il viaggio dei dati (sballati)

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Seguite il cammino dei numeri e decidete voi chi ha ragione fra lo stato e le regioni. E’ vero che il governo ha deciso di chiuderle su dati vecchi? E se i dati sono vecchi, a volte disaggregati, perfino duplicati, difficili da interpretare, non è forse colpa di chi quei dati deve raccoglierli e comunicarli in maniera rapida e corretta?

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Seguite il cammino dei numeri e decidete voi chi ha ragione fra lo stato e le regioni. E’ vero che il governo ha deciso di chiuderle su dati vecchi? E se i dati sono vecchi, a volte disaggregati, perfino duplicati, difficili da interpretare, non è forse colpa di chi quei dati deve raccoglierli e comunicarli in maniera rapida e corretta?

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La Valle d’Aosta si è rifiutata di fornirli al ministero della Salute ed è per questo motivo che è stata collocata fra le zone rosse. In Calabria, una sanità commissariata, storicamente fragile,  i dati sui tamponi, i numeri che permettono di indagare il contagio, sono trasmessi  anche su carta, fax. E davvero non se ne vuole fare una colpa a una regione che sta soffrendo e deve sopportare ulteriori restrizioni, ma solo provare a spiegare che in Italia c’è una Sanità che non necessita soltanto di reagenti, test salivari, remdesivir. C’è una Sanità che ha bisogno soprattutto di ingegneri informatici, non fogli di calcolo, reti informatiche efficienti. Posti letto e byte. Il corpo è il dato.  


Le informazioni sui tamponi, i ricoveri delle terapie intensive, partono dalla periferia, dall’ospedale di provincia, dalle Usca, dai laboratori di analisi e arrivano ai dipartimenti di salute e igiene delle regioni. E’ questa la prima fonte di raccolta. Ma chi controlla la genuinità dei numeri? Chi li verifica? Le regioni sono indietro e lo dicono i medici, i dirigenti ospedalieri con cui abbiamo parlato. Non tutte le regioni. E’ chiaro. L’Emilia-Romagna, la Toscana sono ad esempio delle eccellenze ma solo perché avevano puntato sull’informatizzazione in anticipo, prima che il Covid ci aprisse gli occhi. Dice un primario: “Solo adesso si comprende che l’informazione è già una terapia”. Cosa è cambiato? “Il vero guaio non è cosa è cambiato, ma cosa le regioni non hanno cambiato. I loro sistemi informatici”. Il quadro epidemiologico che manda le regioni nei gironi (rosso, arancione, giallo, verde), quei numeri che compongono i 21 parametri che poi restringono la libertà vengono trasmessi ogni venerdì all’Iss.

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Ci sono ulteriori dati che vengono inviati, sempre dalle Regioni, al ministero. Cercano di farci capire che sono dati giornalieri ma cercano anche di avvisarci che a un medico, a un infermiere che è in corsia, che lavora bardato, con la mascherina, non si può chiedere la lucidità di un matematico o di compilare dei form che sono ormai storie cliniche dettagliatissime. Servirebbero figure adatte e solo per questo compito che ormai è un compito non meno importante di chi guida un’ambulanza. Innanzitutto quasi tutte le regioni immagazzinano i dati della periferia in formato excel. “E anche le regioni le girano a Roma sempre in formato excel. Mi riferisco ai dati giornalieri” dice un tecnico del ministero della Salute. Sono fogli di calcolo diversi. “Ogni regione utilizza il suo. A volte dobbiamo anche convertirlo”.

 

E infatti c’è chi utilizza un formato datato, un’altra regione che utilizza l’ultimo software. Tutto in libertà. Raccontano che a volte è anche accaduto, ma non per colpa del governo o di quei professoracci dell’Iss o del Cts, che i dati siano stati perfino duplicati. Che significa? Significa che a volte nel foglio excel, che parte dalle aziende ospedaliere e che arriva in regione, si conteggiano casi che nuovi in realtà non lo sono. Può accadere, ed è accaduto e, ripetiamo, lo confermano dirigenti sanitari, che uno stesso caso venga conteggiato dal laboratorio e successivamente dall’ospedale, “e però, sempre dello stesso caso si tratta. Solo che è un caso che evolve. Mi creda, le Regioni si fanno male da sole. Non dovrebbero prendersela con il ministero”.

 

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Durante la prima ondata si continuavano a conteggiare casi guariti e non lo si faceva in malafede. “Era l’inizio ed è stato un grande pasticcio. Non c’era un criterio e anche i campi del foglio excel erano da riempire con numeri e voci. Non erano già prefissate”. Lo denuncia un altro medico e non perché vuole denunciare chissà quale scandalo, ma per indicare cosa non va. Sapete quale sistema funziona perfettamente? E’ quello dell’Iss che ha creato un portale chiaro e preciso, quello che le regioni utilizzano e che in segreto lodano. Nel migliore dei mondi possibile l’Excel dovrebbe essere una modalità superata. Inutile dire cosa significa comunicarli a mano. E’ questo che si cerca di dire quando si dice che gli ospedali vanno rifatti e che serve denaro. Sono piccole sanità da ricoverare. Bisogna impegnare risorse anziché impugnare ordinanze.
 

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