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Il retroscena

Conte incontra i leader della maggioranza: "Ma non si parla di Mes né di rimpasto"

Si apre il tavolo nel governo, ma niente scontri. La parola d'ordine è abbassare i toni. Il virus viene prima di tutto

Simone Canettieri

Vertice a Palazzo Chigi con Zingaretti, Renzi, Crimi e Speranza. Prima del coprifuoco (cioè delle 22) tutti a casa

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“Ma prima del coprifuoco vorrei che fosse finito”. Con la convinzione di chi va a un appuntamento sapendo che non sarà fondamentale, ieri mattina Nicola Zingaretti ha fatto recapitare a Giuseppe Conte l’intenzione di non voler tirarlo troppo per le lunghe: massimo alle 22 tutti a casa. D’altronde il tavolo di ieri, con tutti i leader della maggioranza di governo, ha avuto regole d’ingaggio chiare. Dettate proprio dal padrone di casa: “Non si parla di Mes, non si parla di rimpasti”. Un modo per neutralizzare il gran rientro a Palazzo Chigi, ma dall’entrata secondaria, di Matteo Renzi. Tutto è virus, tutto può attendere. Forse.

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“Ma prima del coprifuoco vorrei che fosse finito”. Con la convinzione di chi va a un appuntamento sapendo che non sarà fondamentale, ieri mattina Nicola Zingaretti ha fatto recapitare a Giuseppe Conte l’intenzione di non voler tirarlo troppo per le lunghe: massimo alle 22 tutti a casa. D’altronde il tavolo di ieri, con tutti i leader della maggioranza di governo, ha avuto regole d’ingaggio chiare. Dettate proprio dal padrone di casa: “Non si parla di Mes, non si parla di rimpasti”. Un modo per neutralizzare il gran rientro a Palazzo Chigi, ma dall’entrata secondaria, di Matteo Renzi. Tutto è virus, tutto può attendere. Forse.

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I problemi sono noti, e sono tanti se non fosse un tempo di guerra. Prima delle grane nella maggioranza, per esempio, ci sono quelle del M5s, alle prese con il congresso meno seguito nella storia dei congressi. Ma comunque travagliato, come un romanzo d’appendice. Per questo motivo, per sondare gli umori, Conte ha pensato bene in giornata di trovare lo spazio per farsi una chiacchierata con Vito Crimi, capo politico grillino, e Alfonso Bonafede, capo delegazione. Un pre vertice. Un messaggio per serrare le file da far sapere all’esterno. Conte, per un pomeriggio, si è messo così di nuovo alla guida del Movimento che lo indicò, forse per schivare la morsa di Renzi e Zingaretti, quindi di Italia viva e Pd, che in una situazione del genere potrebbero, per l’eterogenesi dei fini, fare asse. In mezzo Roberto Speranza, capo della sinistra che siede in Parlamento, ma affaccendato, in prima fila, sull’emergenza delle emergenze. E dunque tutto è virus. E il resto è mancia. Figurarsi il rimpasto. “Temo che non interessi agli italiani”,  ha ribadito a reti unificate il premier non più tardi dell’altro ieri. Forse interesserebbe il Mes, questo sì. Visto che il segretario del Pd e il fondatore di Iv sul tema sono categorici e lo ripetono, senza pericolo di polemiche e tensioni, alle prime occasioni disponibili. 
Il fatto è, come rimarcano in molti nel M5s, che questo tavolo sembra servire più a Conte che agli altri leader, in questo momento. Innanzitutto per dimostrare che nonostante le urla, le divisioni sul dpcm e l’ora del coprifuoco, esiste una maggioranza da ostentare. E poi perché, giocando d’anticipo rispetto al fatal congresso grillino, non si può non dire: aspettiamo che la prima forza del Parlamento abbia chiarito al proprio interno chi e quanti comandano. Il grande assente dell’appuntamento è stato Luigi Di Maio, il capo pentastellato dimissionario, l’unico forse che con apparente scarso movimentismo avrebbe idee di larghe manovre intorno a Palazzo Chigi. Magari in tandem, e qui  va bene siamo sempre all’eterogenesi dei fini, proprio con Renzi. Ma il ministro degli Esteri non c’è. E l’ex premier, invece, dopo una lunga serie di “stai sereno” indirizzati a Conte, sembra non aver cambiato strategia. Sempre perché prima di tutto c’è il coronavirus. Sicché la linea è “toni bassi”. In quanto ora “non è il momento di dividersi, ma di stringere i denti per uscirne tutti insieme”. Un Renzi ecumenico, con toni da dolce stil novo: stare insieme, senza polemica, dando a tutti una mano.
Ecco, con queste premesse Conte ha riunito i leader della maggioranza che lo sostiene. Tutti abbastanza critici, a partire da Iv e Pd, ma consapevoli che  tanto dal virus non si scappa. E viene prima di tutto. E allora l’incontro è diventato quasi un gabinetto di guerra per mettere in campo soluzioni e metodi per affrontare la crisi sanitaria, ma anche quella economica. Senza pensare troppo alla politica del Palazzo.

Una vittoria per tutti, e dunque per nessuno. Tuttavia l’appuntamento è destinato a ripetersi, ad aggiornarsi. E questo fa sentire Zingaretti felice perché è un passo avanti verso l’accordo di legislatura.  Ci sarà un altro tavolo, anche per la soddisfazione di Renzi, il più machiavellico e in grado di scartare registro alla bisogna. Speranza continuerà a rimanere sulla crisi. Per Crimi, questo sì, forse è stato l’ultimo appuntamento da capo politico a cui ha partecipato. Perché dalla prossima settimana qualcosa è destinato a cambiare dalle sue parti con nuove architetture. Nel frattempo, c’è stato il debutto.

Una foto (che però non viene diffuso) che serve a tutti. Ma che alla fine, al momento, non risolve nulla. I problemi sono altri, e il primo a saperlo è proprio Conte che al massimo dovrà trovare un veicolo, questo sì, per far salire anche le opposizioni nei vertici che verranno.

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