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Editoriali

Mal comune, nessun gaudio

Redazione

Bene le limitazioni territoriali caso per caso, ma occhio alle logiche discriminatorie

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Si è rivelato tutt’altro che facile adottare misure adeguate a fronteggiare una situazione grave, sebbene con caratteri differenti da quelli della primavera, tenendo conto delle articolazioni territoriali e delle esigenze economiche. Si cerca di intervenire con la logica del caso per caso, sperimentando misure graduate a seconda della diffusione del virus, e questo è ragionevole. Tuttavia bisogna evitare di creare situazioni troppo afflittive, che finiscono per avere effetti discriminatori. Si può ragionare sulla proibizione degli spostamenti al di fuori del comune di residenza? I comuni non sono tutti eguali, naturalmente: un conto è potersi muovere in una città dotata dei servizi essenziali, un altro è essere confinati in un paesino dove non c’è nemmeno un medico o un panettiere. Nei piccoli comuni delle valli lombarde e piemontesi la situazione è questa, se si aggiunge che spesso non sono raggiunti nemmeno dalle connessioni informatiche (necessarie, sempre che si disponga di un computer e di una stampante per scaricare i moduli per l’autocertificazione) si vede che la situazione dei residenti è nettamente svantaggiata.

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Si è rivelato tutt’altro che facile adottare misure adeguate a fronteggiare una situazione grave, sebbene con caratteri differenti da quelli della primavera, tenendo conto delle articolazioni territoriali e delle esigenze economiche. Si cerca di intervenire con la logica del caso per caso, sperimentando misure graduate a seconda della diffusione del virus, e questo è ragionevole. Tuttavia bisogna evitare di creare situazioni troppo afflittive, che finiscono per avere effetti discriminatori. Si può ragionare sulla proibizione degli spostamenti al di fuori del comune di residenza? I comuni non sono tutti eguali, naturalmente: un conto è potersi muovere in una città dotata dei servizi essenziali, un altro è essere confinati in un paesino dove non c’è nemmeno un medico o un panettiere. Nei piccoli comuni delle valli lombarde e piemontesi la situazione è questa, se si aggiunge che spesso non sono raggiunti nemmeno dalle connessioni informatiche (necessarie, sempre che si disponga di un computer e di una stampante per scaricare i moduli per l’autocertificazione) si vede che la situazione dei residenti è nettamente svantaggiata.

 

Si potrebbero stabilire aree di confinamento più ampie, per esempio facendo riferimento a quelle servite dalla stessa Asl, o a una distanza chilometrica dalla residenza. Proprio nella logica del caso per caso sarebbe opportuno rinunciare a formule identiche per tutti che poi, quando si applicano alle situazioni specifiche, rischiano di diventare particolarmente pesanti, se non addirittura discriminanti per alcune categorie di cittadini, per giunta spesso quelle meno agiate o meno colte. Il dialogo fra autorità centrali e locali dovrebbe cercare di affrontare con buon senso problemi concreti come quello citato, non per affermare effimeri primati, centralistici o autonomistici che siano. Solo se si prende come parametro fondamentale comune a tutti la condizione concreta di chi viene chiamato a compiere sacrifici e ad accettare limitazioni della propria libertà, con l’obiettivo di calibrare le misure di protezione sanitaria in modo da renderle tollerabili e non discriminatorie, si può trovare l’unità necessaria.

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