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Covid, Cirio contro Speranza: "I dati del Piemonte sono sbagliati, governo nel caos"

Il governatore di Forza Italia attacca il ministro della Salute: "I parametri usati sono quelli della settimana scorsa"

Simone Canettieri

Incertezza e rabbia, una giornata in attesa di notizie fino all'annuncio serale di Giuseppe Conte 

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 “Si è inceppato”. Cosa? “Tutto: è un grande caos”. Vero. Ma dovrà chiudere il Piemonte, visto che rientra nella zona rossa. E’ pronto a farlo, governatore? “Sto aspettando Speranza, siamo bloccati”. Auspica il miracolo? “In questo momento sono in contatto con il Cts nazionale e con quello regionale. Non tornano i dati”.

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 “Si è inceppato”. Cosa? “Tutto: è un grande caos”. Vero. Ma dovrà chiudere il Piemonte, visto che rientra nella zona rossa. E’ pronto a farlo, governatore? “Sto aspettando Speranza, siamo bloccati”. Auspica il miracolo? “In questo momento sono in contatto con il Cts nazionale e con quello regionale. Non tornano i dati”.

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Alle 18 Alberto Cirio ancora non sa se questa mattina i bar della sua regione potranno aprire. Per esempio. Eppure tutto intorno a Cirio si muove spedito verso il lockdown sabaudo. Cucito su misura. L’ultimo bollettino, d’altronde, dice che la sua regione è la terza in Italia per numero di positivi: 3.577.  

 

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Sui siti dei giornali locali girano all’impazzata vademecum che ricordano i tempi duri della prima ondata: “In montagna no, al mercato per comprare cibo sì”. Oppure: “Non si potrà andare a trovare la mamma, ma si potrà comprare un profumo”. Insomma, ci risiamo. Intanto Chiara Appendino, che di Torino è la sindaca per conto del M5s è alle prese con una crisi politica perché se n’è andato un altro consigliere, e la maggioranza balla sul Titanic. Insomma, grande caos sopra la Mole.

 

E anche Cirio, governatore forzista dai modi morbidi, inizia a perdere un po’ la calma. Non vuole essere chiuso, dice al Foglio. E perché? “Ho tra le mie mani dati puntuali, aggiornati. Io”.

E cosa dicono, presidente, questi dati? “Oggi l’indice Rt è all’1,91, ma il ministero della Salute prende in considerazione i dati vecchi, quelli della scorsa settimana, quando invece eravamo al 2,16. In questi giorni la curva si è abbassata, ma non ne vogliono tener conto”. E poi? “E poi ho già chiuso i centri commerciali e ridotto al cinquanta per cento la capienza del trasporto pubblico. E vogliamo parlare della scuola?”.

 

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Certo, è fondamentale. “La didattica a distanza da noi, per le superiori, è da giorni che è entrata in vigore. Perché non se ne tiene conto?”. Invece dovrà chiudere anche le medie fino alla prima. E poi soprattutto ci sarà una stretta sulle attività commerciali. Per non parlare del resto delle attività contenute nel dpcm quadro, quello che vale erga omnes. Passano minuti e poi un’altra ora. Nella sede della regione Piemonte regna l’incertezza, figlia di ore convulse a Roma, di un blackout del governo, ma anche di Speranza, per non parlare dei tecnici del comitato scientifico. Insomma, l’ordinanza non c’è.

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Ma a un certo punto sul cellulare di Cirio compare questo messaggio. E’ una nota di Palazzo Chigi. Altre 24 ore di tempo: le regioni inserite nella zona rossa potranno chiudere i lucchetti non da oggi, bensì da domani. E così può solo precipitarsi su Facebook per dare un’informazione di servizio, senza commenti, né critiche. Cronaca pura. Ecco Cirio: “Ho appreso da fonti del ministero che l’ordinanza con le misure di restrizione entrerà in vigore da venerdì”. Rispetto alle 18, però, nel merito della regione che amministra e che ha strappato alla sinistra poco o nulla è cambiato. Tanto che spiega: “Sono in attesa di conoscere dal ministero della Salute la classificazione delle regioni italiane”. Tradotto: aspetto la firma su carta bollata di Speranza che chiude il Piemonte. Intanto, i siti locali aggiornano i titoli: “Da venerdì non si potrà andare a trovare la mamma, ma si potrà comprare il profumo”.

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