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Il retroscena

Azzolina salva la scuola dal lockdown con la sponda di Bellanova

La grillina ha la meglio su Speranza e Franceschini grazie all'asse con la collega renziana: nasce così una strana coppia nel governo

Simone Canettieri

Nell'ultimo dpcm inserita una norma che salva la didattica in classe per gli studenti più fragili e per chi abita in zone con problemi di connessione

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La strana coppia: Teresa Bellanova e Lucia Azzolina. Ovvero: Italia viva e M5s. Quanto di più distante, ma anche quanto di più vicino, in queste ore, per evitare che tutte le scuole, di ogni ordine e grado, vengano chiuse. Anche le elementari e le medie fuori dalle zone rosse.

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La strana coppia: Teresa Bellanova e Lucia Azzolina. Ovvero: Italia viva e M5s. Quanto di più distante, ma anche quanto di più vicino, in queste ore, per evitare che tutte le scuole, di ogni ordine e grado, vengano chiuse. Anche le elementari e le medie fuori dalle zone rosse.

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Alla fine, però, la ministra dell’Istruzione l’ha spuntata, nonostante il parere contrario di Roberto Speranza, titolare della Sanità e soprattutto di Dario Franceschini, capo delegazione del Pd. L’incontro risolutivo nell’ultimo vertice, prima del dpcm. Con il premier Conte tra i due fuochi, Speranza guardando negli occhi Azzolina ha pronunciato parole definitive: “La coperta è corta, dobbiamo chiudere, e da qualche parte occorrerà pur iniziare”. A metterci il carico da novanta ci ha poi pensato Franceschini: “Lucia, la scuola non sta su un altro pianeta”.

  

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A quel punto, Azzolina notando la “timidezza” del suo capo delegazione, ovvero Alfonso Bonafede, ha fatto sponda con la titolare renziana dell’Agricoltura, contraria alla serrata delle scuole. E poi, con una retorica che i presenti hanno definito molto de sinistra, si è esibita in un discorso sugli ultimi, sui ragazzi che non possono rimetterci sempre, sul Sud dove entrare in classe per tanti bambini significa anche assicurarsi un pasto completo a pranzo. Un ministro presente l’ha soprannominata Lucia Guevara Azzolina. Ma poco importa. Perché al momento di stringere, anche Conte che guarda agli altri modelli europei di lockdown ha sposato la linea della ministra dell’Istruzione. Sicché si è arrivati a questa soluzione: nelle regioni considerate zone rosse saranno aperte le scuole dell’infanzia, le primarie e prima media. Nel resto del paese, invece, didattica a distanza per le superiori. Ma con qualche eccezione.

  

 Nel dpcm che entrerà in vigore, con ogni probabilità da domani, gli studenti delle superiori che seguono laboratori tecnici entreranno comunque in classe. Così come la categoria protette che hanno bisogno del sostegno. Non solo: per venire incontro al gap digitale che assedia vari pezzi del paese e soprattutto le isole, sarà possibile per gli studenti seguire le lezioni in presenza. Insomma, se la connessione internet non funziona potranno comunque sedersi davanti ai professori. Ma cosa succede se un governatore vuole comunque procedere con una stretta, come si è vista finora?

 

Nel decreto che tra poche ore Conte dovrà spiegare agli italiani c’è un meccanismo che lega le zone rosse ai ristori. Per essere più chiari: dovrà essere un’ordinanza del ministero a decretare il livello più alto di contagio in un territorio e quindi a far scattare il lockdown. Se invece ci dovesse essere un’iniziativa unilaterale del presidente di regione di turno se ne assumerà i rischi senza soprattutto poter incassare i ristori previsti dal governo. In questo modo, anche la scuola, dovrebbe stare al sicuro. Ed evitare così nuove fughe in avanti, come quelle viste in Campania con Vincenzo De Luca, ma anche in Puglia con Michele Emiliano. E’ scritta la parole fine di questo romanzo che ha accompagnato gli italiani che hanno i figli? Teoricamente no. “Ma di sicuro, si iniziano a mettere in ordine un po’ di cose, per evitare che siano sempre i più indifesi a pagare”, è la linea di Azzolina in queste ore, soddisfatta per aver portato a caso un risultato, considerato fino a poco tempo fa impensabile. Vista anche la linea impalpabile del M5s che nei tavoli di governo spesso oscilla di qua e di là, ma alla fine non incide mai.

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Le critiche nei confronti di Bonafede, capo della squadra grillina a Palazzo Chigi, ormai sono quotidiane. Tanto che se un domani si dovrà parlare di verifica non è detto che si presenti da solo con Vito Crimi, ma anche Luigi Di Maio potrebbe far parte del tavolo. Scenari futuri, certo. Nel frattempo si procede con la teoria dei piccoli passi. Come quelli sulla scuola. E se Azzolina può dunque festeggiare, per quanto questo verbo sia fuori luogo, lo deve al Cts e soprattutto alla sponda inaspettata arrivata dal mondo renziano. E in particolare dalle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Gli strani casi della pandemia politica.

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