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L'intervista

"Ma perché ce l'hanno con la scuola?". Parla l'ex presidente toscano Enrico Rossi

David Allegranti

"Ci facciamo vedere giustamente insieme ai ristoratori e agli attori e si protesta anche quando forse sarebbe meglio avere maggior aplomb, ma una protesta per la scuola non la fa nessuno"

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“Ma perché in Italia ce l’hanno tutti con la scuola?”, si chiede Enrico Rossi, ex presidente della Regione Toscana, che ha gestito tutta la prima ondata fino a lasciare lo scettro, nello scorso settembre, a Eugenio Giani. “Germania e Francia hanno chiuso tutto ma hanno lasciato aperte le scuole. Noi evidentemente pensiamo d’essere nati imparati”, dice al Foglio Rossi, che da pochi giorni è diventato assessore a Signa, comune della provincia di Firenze. “Ci facciamo vedere giustamente insieme ai ristoratori e agli attori e si protesta anche quando forse sarebbe meglio avere maggior aplomb, ma una protesta per la scuola non la fa nessuno. Invece dovremmo preoccuparci, il 75 per cento di didattica a distanza è molto. Parlo con gli insegnanti e mi dicono che non è la stessa cosa che parlare con una persona guardandola in faccia. Il linguaggio non verbale vale l’80 per cento della nostra comunicazione. Ecco io, da politico, un comizio su Zoom non lo avrei saputo fare”.

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“Ma perché in Italia ce l’hanno tutti con la scuola?”, si chiede Enrico Rossi, ex presidente della Regione Toscana, che ha gestito tutta la prima ondata fino a lasciare lo scettro, nello scorso settembre, a Eugenio Giani. “Germania e Francia hanno chiuso tutto ma hanno lasciato aperte le scuole. Noi evidentemente pensiamo d’essere nati imparati”, dice al Foglio Rossi, che da pochi giorni è diventato assessore a Signa, comune della provincia di Firenze. “Ci facciamo vedere giustamente insieme ai ristoratori e agli attori e si protesta anche quando forse sarebbe meglio avere maggior aplomb, ma una protesta per la scuola non la fa nessuno. Invece dovremmo preoccuparci, il 75 per cento di didattica a distanza è molto. Parlo con gli insegnanti e mi dicono che non è la stessa cosa che parlare con una persona guardandola in faccia. Il linguaggio non verbale vale l’80 per cento della nostra comunicazione. Ecco io, da politico, un comizio su Zoom non lo avrei saputo fare”.

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Dunque, dice Rossi, “alcune proteste sono legittime, ci mancherebbe, questo paese va ascoltato. Ci vuole calma, attenzione e anche un po’ d’autocritica, perché tutte bene le cose non sono state fatte. E adesso mi colpisce che non ci sia un politico nazionale che salti su e dica: per la miseria, non toccate la scuola. Non lo so, forse è perché i giovani non votano ancora, ma un giorno voteranno, eh. Forse è perché abbiamo il minor numero di laureati insieme alla Romania in Europa. Forse è perché abbiamo perso da tempo il desiderio di investire sulla scuola e nell’educazione. Forse perché qualcuno pensa che la scuola serva a poco. In questo modo però viene riconfermato un brutto messaggio”. Insomma, si poteva fare di meglio, dice Rossi. “Leggo che ci sono 60 milioni di euro per le forze dell’ordine, magari si potrebbe mettere qualche incentivo per gli insegnanti, che pure scarseggiano. La Germania ha diecimila contagiati al giorno, noi 25 mila. Hanno preso provvedimenti altrettanto forti ma non hanno toccato la scuola. In Francia lo stesso. Noi invece si dà i colpetti. Negli ultimi mesi ci siamo un po’ seduti. Chi governa ha una responsabilità in più, poi certo non bisogna dimenticare anche che c’era chi come Salvini diceva apertamente che non ci sarebbe stata una seconda ondata. Adesso noto che ci sono ancora i riduzionisti. Cavalcano una protesta in sé legittima. Ma i contagi aumentano e gli ospedali cominciano a essere sotto stress. In Toscana in quei mesi abbiamo raddoppiato le terapie intensive. Bisogna prepararsi, fare come ha fatto la Germania, servono ventilatori, alberghi sanitari. Se poi non servono siamo più contenti. Non sono un medico e posso sbagliarmi, ma confido più nella cura che nel vaccino”.

  

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C’è poi una responsabilità della classe dirigente, dice Rossi. “Ho sentito parlare Angela Merkel, il modo in cui si rivolge al paese è molto forte e serio. Qui invece si annuncia un vaccino a dicembre. Per chi, per cosa? Io aspetterei 15 giorni, starei a vedere. Insomma, c’è stato uno sbandamento. Spero che l’appello molto forte del presidente Sergio Mattarella allo spirito unitario e alla coesione venga ascoltato”. E le manifestazioni violente di questi giorni la preoccupano? “Spero che lo stato sia severissimo nei loro confronti e che la forza della legge prevalga e che siano puniti in modo esemplare, anche a tutela di coloro che vogliono manifestare nel pieno rispetto delle regole. Purtroppo così viene identificata la protesta pacifica con quella violenta e invece i due piani devono stare ben distinti”. Da qualche settimana Rossi è sbarcato a Signa, dove fa l’assessore. Una nomina contestata da qualcuno. “E’ una esperienza interessante. Dopo 20 anni di governo torno ad amministrare e ad avere un contatto con i cittadini. Il governo allontana, le pulsioni arrivano mediate. Da un lato quindi do una mano a questo Comune, mettendomi al servizio della comunità, dall’altro lato - lo dico senza alcun timore - questo incarico mi serve a mantenere l’altro incarico che ho in Europa, dove è utile avere un orecchio vigile e attento. Questa vicenda ha dimostrato a tutti che senza Europa non si va da nessuna parte. L’Europa è l’unico luogo dove si fa politica vera, come avete colto sul Foglio: se tutti gli stati avessero comportamenti omogenei sul contagio, sarebbe il colpo ferale al nazionalismo, che è la vera peste dell’Europa”.

  

Per questo servono anche i finanziamenti, dice Rossi. Come il Mes, che “va assolutamente preso, io lo predico da tempo. E non solo perché le risorse servono per fare investimenti per le terapie intensive e per comprare le macchine. C’è dell’altro: per la prima volta la sanità non significa soltanto regolare i rapporti tra stati relativamente alle prestazioni sanitarie, per cui c’è qualcuno che paga se mi sento male in Olanda. Per la prima volta si introduce una cittadinanza in materia sanitaria, implementando i diritti sanitari. La sanità, insomma, è un tema dell’Europa. E questo dovrebbe essere una battaglia della sinistra”. Così come dovrebbe essere una battaglia lo sviluppo e non l’assistenzialismo. “E’ stata fatta una politica dei bonus, benissimo, adesso però sarebbe opportuno fare una riflessione. Io preferisco i piani per il lavoro, credo che l’assistenzialismo sia deprecabile e non vada incentivato, ma non c’è dubbio che se ci troveremo con 500 mila lavoratori disoccupati dovremo chiederci se lo spezzettamento dei bonus sia la risposta migliore o se per prevenire ulteriori diseguaglianze non sia più adatto un reddito di base, magari per una fase, che potrebbe garantire meglio la pace sociale”. E il Pd, in tutto questo, che prospettiva ha? A domanda, Rossi risponde che di recente ha incontrato Goffredo Bettini ed è interessato al suo “spazio aperto”, per “discutere e dare un contributo alto alla vita del Pd”. Ripartendo da Signa.

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