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Sfiorati i 25 mila contagi

Perché ci sono ancora alternative all’inevitabile lockdown

Lockdown mirato e solo dove serve. Un testo firmato dalle regioni il 12/10 mostra a sindaci e governatori le loro responsabilità

Claudio Cerasa

Ha ragione Dario Nardella: se vogliamo evitare una mazzata nazionale i sindaci devono imparare a prendersi le loro responsabilità anche a costo che prendersi le responsabilità significhi chiudere per qualche tempo le proprie città

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Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha confermato che l’Italia è purtroppo entrata nello scenario tre della fase pandemica e il riferimento a quello scenario non è solo un tema di carattere tecnico ma è anche un tema di carattere politico, perché pone con chiarezza di fronte all’osservatore un guaio con cui l’Italia si ritroverà presto a fare i conti: un drammatico imbuto istituzionale. Per comprendere le dimensioni di quest’imbuto non è sufficiente fare quello che ha fatto ieri il presidente del Consiglio, ovverosia descrivere le caratteristiche di questo scenario, ma è doveroso fare un passo in avanti e provare a capire quali sono le opzioni che si presentano di fronte alle istituzioni quando gli indici di contagio regionali si trovano in buona parte compresi tra un Rt 1,25 e un Rt 1,5 e quando questi indici li “si riesce a limitare solo modestamente con misure di contenimento e mitigazione ordinarie e straordinarie”.

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Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha confermato che l’Italia è purtroppo entrata nello scenario tre della fase pandemica e il riferimento a quello scenario non è solo un tema di carattere tecnico ma è anche un tema di carattere politico, perché pone con chiarezza di fronte all’osservatore un guaio con cui l’Italia si ritroverà presto a fare i conti: un drammatico imbuto istituzionale. Per comprendere le dimensioni di quest’imbuto non è sufficiente fare quello che ha fatto ieri il presidente del Consiglio, ovverosia descrivere le caratteristiche di questo scenario, ma è doveroso fare un passo in avanti e provare a capire quali sono le opzioni che si presentano di fronte alle istituzioni quando gli indici di contagio regionali si trovano in buona parte compresi tra un Rt 1,25 e un Rt 1,5 e quando questi indici li “si riesce a limitare solo modestamente con misure di contenimento e mitigazione ordinarie e straordinarie”.

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E per provare a rispondere alla domanda che molti cittadini si sono posti ieri dopo aver ascoltato le parole del capo del governo italiano (“senza misure il virus può sfuggire di mano”), dopo aver ascoltato le parole del capo del governo tedesco (che per moderare la diffusione del virus in Germania ha valutato insieme con i Land una serie di chiusure a bar, pub, cinema, teatri, piscine e palestre) e dopo aver ascoltato le parole del presidente francese (che ieri sera ha di fatto annunciato un nuovo lockdown per la Francia) e per provare a capire se nel futuro prossimo dell’Italia è possibile evitare un lockdown nazionale come quello che stanno sperimentando sempre più paesi europei (Irlanda e Galles sono ormai da più di una settimana in lockdown) è necessario riavvolgere di qualche giorno il nastro. Ed è necessario in particolare tornare al 12 ottobre, quando il governo e le regioni hanno approvato formalmente un documento molto importante (“Prevenzione e risposta a Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”) leggendo il quale si può capire facilmente perché il lockdown nazionale oggi non è affatto l’unica alternativa a disposizione del governo. Il documento è composto da 120 pagine e se si ha la pazienza di arrivare a pagina 70 si scoprirà quali sono le opzioni che si presentano oggi  agli occhi delle istituzioni e in particolare  dei governatori. Primo punto: “In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte Regioni/PA siano classificate a rischio alto, anche se sono possibili situazioni di rischio inferiore, almeno se si dovesse riuscire a limitare la trasmissibilità nelle aree con trasmissione sostenuta in un breve periodo, limitando quindi la trasmissione interregionale. Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento più aggressive”. E cosa significa misure di contenimento più aggressive? Significa questo: attuare “interventi straordinari estesi” con “restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale”. E nel dettaglio cosa significa? Non solo chiusura di locali notturni, bar, ristoranti. Ma anche “chiusura di scuole e università su base geografica e in base alla situazione epidemiologica”. E ancora: “Limitazioni della mobilità (da/per zone ad alta trasmissione ed eventuale ripristino del lavoro agile in aree specifiche”. E poi: “Restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale (zone rosse) per almeno tre settimane con monitoraggio attento nella fase di riapertura. E in caso non si mantenga una incidenza relativamente bassa e Rt inferiore a 1,2 nel valore medio per almeno 3 settimane dopo la riapertura valutare la necessità di ripristino con eventuale estensione geografica”. 


Tutto questo che cosa significa? Significa, come ci spiega al telefono il ministro della Salute Roberto Speranza, che se si vuole evitare un duro provvedimento nazionale esiste una strada alternativa, già accettata dalle singole regioni nel documento firmato il 12 ottobre, che è quella di mettere in atto alcuni interventi mirati e “aggressivi”

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Ma significa anche che se i governatori e i sindaci alla guida delle zone più a rischio si rifiuteranno di prendere provvedimenti aggressivi, metteranno lo stato di fronte a un bivio drammatico: imporre delle zone rosse in alcune città (come per esempio Milano, Napoli e Genova) contro il volere dei sindaci e dei governatori creando il rischio di uno scontro istituzionale dalle conseguenze sociali difficili da immaginare (altro che Forza nuova), oppure costringere il governo a mettere in lockdown l’intero paese (comprese le aree dove il lockdown non è necessario) per evitare di doversi scontrare con i governatori e con i sindaci incapaci di prendere atto della gravità della situazione delle aree che amministrano? Le alternative a quello che ora dopo ora sembra essere un inevitabile lockdown nazionale esistono. Ma per mettere a fuoco le alternative i presidenti di regione dovrebbero ricordarsi dei documenti che hanno firmato, il governo centrale dovrebbe svolgere sulle regioni la stessa opera di moral suasion svolta in Germania dalla Merkel e i sindaci delle città – comprese Milano, Napoli, Roma e altre città del Piemonte e della Liguria dove, come detto due giorni fa dal consulente di Speranza Walter Ricciardi, l’indice Rt ha superato quota 2,3 – dovrebbero semplicemente ascoltare l’appello lanciato oggi sulle nostre pagine dal sindaco di Firenze Dario Nardella: se vogliamo evitare una mazzata nazionale i sindaci devono imparare a prendersi le loro responsabilità – anche a costo che prendersi le responsabilità significhi chiudere per qualche tempo le proprie città.  

 

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