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Intervista

Emma Dante: "La Netflix della cultura è 'na strunzata"

Carmelo Caruso

"I teatri e i cinema non andavano chiusi. Il governo ha sbagliato. Non mi sento tutelata da queste decisioni. Non parlatemi di spettacoli in streaming". Parla la regista e drammaturga Emma Dante

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La drammaturga italiana più rappresentata all’estero, la regista premiata alla mostra del cinema di Venezia per “Via Castellana Bandiera”, “Le Sorelle Macaluso”. Perfino il Teatro alla Scala ti ha affidato la Carmen. “Mi riempiono di complimenti, ma la verità è che con questo dpcm la mia compagnia indipendente rischia di chiudere. Potrei non fare più teatro”. L’Italia che ti applaude non ti aiuta? “Nella mia città non ho mai avuto uno spazio. Pago duemila euro di affitto per uno scantinato. Non bastano ristori. Recitare è davvero vivere. Sono un cane sciolto. Parlo per tutti gli altri cani sciolti, gli irregolari dell’arte. Partite Iva, attori, registi, per quelle altre compagnie che con questa misura non potranno che scomparire”. Siete “cani di bancata” come uno dei tuoi spettacoli e il governo ha fatto del cinema e dei teatri “carnezzeria”, macelleria? “Abbiamo reso i teatri più sicuri degli ospedali. Siamo stati il vero modello. Nessun focolaio, norme severissime. Con questa decisione non hanno chiuso solo i teatri e i cinema. Hanno dato uno schiaffo a chi ha rispettato le regole”. Signor ministro, che si fa con “le nostre” Emma Dante? A Palermo, come è stato per Napoli con Eduardo, c’è il teatro che non può più essere teatro. C’è una donna, un’artista che in Francia potrebbe ancora recitare, “perché, a Parigi, il governo ha scelto di tenere le sale aperte”. Come hanno fatto? “Hanno anticipato l’orario di apertura. Hanno stabilito che teatri e cinema sono importanti”.

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La drammaturga italiana più rappresentata all’estero, la regista premiata alla mostra del cinema di Venezia per “Via Castellana Bandiera”, “Le Sorelle Macaluso”. Perfino il Teatro alla Scala ti ha affidato la Carmen. “Mi riempiono di complimenti, ma la verità è che con questo dpcm la mia compagnia indipendente rischia di chiudere. Potrei non fare più teatro”. L’Italia che ti applaude non ti aiuta? “Nella mia città non ho mai avuto uno spazio. Pago duemila euro di affitto per uno scantinato. Non bastano ristori. Recitare è davvero vivere. Sono un cane sciolto. Parlo per tutti gli altri cani sciolti, gli irregolari dell’arte. Partite Iva, attori, registi, per quelle altre compagnie che con questa misura non potranno che scomparire”. Siete “cani di bancata” come uno dei tuoi spettacoli e il governo ha fatto del cinema e dei teatri “carnezzeria”, macelleria? “Abbiamo reso i teatri più sicuri degli ospedali. Siamo stati il vero modello. Nessun focolaio, norme severissime. Con questa decisione non hanno chiuso solo i teatri e i cinema. Hanno dato uno schiaffo a chi ha rispettato le regole”. Signor ministro, che si fa con “le nostre” Emma Dante? A Palermo, come è stato per Napoli con Eduardo, c’è il teatro che non può più essere teatro. C’è una donna, un’artista che in Francia potrebbe ancora recitare, “perché, a Parigi, il governo ha scelto di tenere le sale aperte”. Come hanno fatto? “Hanno anticipato l’orario di apertura. Hanno stabilito che teatri e cinema sono importanti”.

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Per un mese, in Italia, non si recita a soggetto. “Ma quella era la fantasia di Pirandello”. Si dice metateatro per indicare il teatro che processa e racconta se stesso. “E infatti per Pirandello solo per ‘questa sera’ non si recita a soggetto”. Vuoi dire che il dpcm ha superato perfino lo scrittore delle mille maschere, il primo ad avere messo in scena l’impossibilità di stare in scena? “Oggi noi teatranti siamo disorientati come i suoi personaggi. Smarriti nella vita come i suoi attori”. E però, non sei proprio tu, Emma Dante, la regista della clausura? “E’ vero. Ho raccontato la clausura. Attenzione, non batto i piedi perché minimizzo la pandemia. Al contrario dico che direttori, sovrintendenti si sono comportati in maniera scrupolosa perché la temono. Hanno accolto il pubblico con tutte le precauzioni. Noi abbiamo tutelato i nostri spettatori. Io non mi sento tutelata da questo governo”.


Dario Franceschini che è ministro della Cultura, l’uomo che si è assunto la responsabilità di chiudere sia cinema sia i teatri, ha dichiarato che chi si lamenta non ha capito la gravità della situazione. “Rispondo che l’abbiamo capita ma che non possiamo comprendere una decisione che non ha raziocinio. Lo ripeto. Le sale cinematografiche, teatrali, sono luoghi sicuri. Questa chiusura denota incompetenza. Noi abbiamo fatto quanto ci è stato chiesto. Loro hanno fatto di tutto per evitare la seconda ondata”. Dove ti trovi? “A Palermo, nella mia Sicilia, dove continuo a provare”. Puoi continuare a farlo? “In pratica sì. Stiamo provando insieme agli attori della mia compagnia uno spettacolo che forse non faremo mai. Ci stiamo allenando come gli sportivi con la differenza che a loro viene permesso di esibirsi e mi sembra che non si contino i focolai”. Ce l’hai quindi con il governo? “No, ce l’ho con questa isteria. Il teatro serve a questo a rielaborare questa bruttura. Non voglio dire banalità. Ma è un culto, un culto diverso da quello religioso ma sempre un culto”.

 

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Dicono che l’opera più bella di Dino Risi sia un piccolo cortometraggio di 10 minuti. Si chiama “Buio in sala”. E’ la storia di un uomo malinconico senza un soldo e senza coraggio in una Milano bombardata fino a quando entra al cinema. Esce, si accende una sigaretta e torna un po’ a sorridere. “Il cinema e il teatro non sono il superfluo”. Parlano di teatro in streaming, ti piace? “Mi offende. Io non voglio la Netflix della cultura. Il cinema va visto al cinema, il teatro a teatro. Lo posso dire in napoletano? E’ 'na strunzata”. E’ una pirandellata o forse anche tu metterai in scena il teatro chiuso? “Non lo farò. Io metto in scena la poesia”.

 

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