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Il caso

Al governo, sui medici, manca la parola magica: programmazione

Ieri è arrivata la graduatoria (provvisoria) del concorso per medici specializzandi

David Allegranti

"Se avessero ascoltato il nostro grido d’allarme lanciato nel lontano 2011 non ci troveremmo nella carenza di specialisti. L’unica via, a questo punto, rimane l’assunzione degli specializzandi del terzo, quarto e quinto anno", dice Carlo Palermo, segretario di Anaao

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Ieri alle ore 15 il ministero dell’Università ha pubblicato la graduatoria, non definitiva, del concorso per medici specializzandi, che era stata bloccata dai “numerosi ricorsi” contro un bando che presentava, secondo il Consiglio di stato, delle criticità. Questa storia, non piccola e non secondaria visto che coinvolge migliaia di giovani medici che devono iniziare il loro percorso di specializzazione, di cui il Foglio si sta occupando da giorni, è emblematica per capire uno dei problemi della sanità italiana: la programmazione delle risorse a disposizione e di quelle da reperire.

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Ieri alle ore 15 il ministero dell’Università ha pubblicato la graduatoria, non definitiva, del concorso per medici specializzandi, che era stata bloccata dai “numerosi ricorsi” contro un bando che presentava, secondo il Consiglio di stato, delle criticità. Questa storia, non piccola e non secondaria visto che coinvolge migliaia di giovani medici che devono iniziare il loro percorso di specializzazione, di cui il Foglio si sta occupando da giorni, è emblematica per capire uno dei problemi della sanità italiana: la programmazione delle risorse a disposizione e di quelle da reperire.

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La graduatoria tiene conto delle posizioni, “ancora provvisorie, dei ricorrenti destinatari di provvedimenti del TAR Lazio che devono essere ancora oggetto di esame da parte del Consiglio di Stato nei prossimi giorni”. Il ministero specifica poi che “ulteriori aggiornamenti, tra cui il cronoprogramma aggiornato, saranno comunicati entro lunedì 9 novembre”.

 

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La graduatoria definitiva avrebbe dovuto essere già pubblicata a inizio ottobre ma i troppi ricorsi, secondo il governo, hanno reso necessario il rinvio della pubblicazione. Eppure sindacati e associazioni di medici avevano già avvertito il ministero per tempo che i ricorsi, con quel bando scritto male, sarebbero arrivati a pioggia. Le attività didattiche, dice il governo, inizieranno comunque il 30 dicembre 2020. In ritardo, in ogni caso, rispetto agli anni scorsi. Il concorso infatti si è tenuto a settembre anziché a luglio. “La situazione attuale è emblematica degli errori effettuati negli ultimi 10 anni nella programmazione dei fabbisogni”, dice al Foglio Carlo Palermo, segretario dell’Anaoo. “Se avessero ascoltato il nostro grido d’allarme lanciato nel lontano 2011 non ci troveremmo nella carenza di specialisti, presente da anni ma accentuata dall’esplosione dell’epidemia da Sars-CoV-2. L’unica via, a questo punto, rimane l’assunzione degli specializzandi del terzo, quarto e quinto anno come prevede la legislazione attuale. Si tratta di 13 mila medici che sarebbero  di grande aiuto in questa fase emergenziale , completando sul campo con una esperienza straordinaria e feconda il loro percorso formativo”. Per formare un medico servono anni. Per questo la programmazione è importante. La laurea in Medicina e Chirurgia dura sei anni, al termine della quale il neolaureato viene immediatamente abilitato all’esercizio della professione (grazie alle nuove lauree abilitanti) ma deve comunque fare altri quattro o cinque anni di specializzazione per poter diventare cardiologo, ortopedico, neurologo, psichiatra. Come già spiegato sul Foglio durante il primo lockdown, non servono più iscritti a Medicina, servono più contratti di formazione per medici specializzandi. 

 

A oggi mancano gli anestesisti. Ne mancano ben 4.000. Ma questa è solo la punta dell’iceberg”, dice al Foglio la dottoressa Lucy Zaccaro, presidente di Mus, Medici uniti per la salute. “Mancano medici di emergenza e urgenza, pediatri, e molti altri. Questa è la conseguenza della cattiva programmazione sanitaria fatta dal governo, che negli anni ha stanziato poche borse di specializzazione a fronte di un gran numero di candidati. Formando pochi specialisti, è ovvio che poi ci si trovi scoperti in casi come questo, in un momento di pandemia. Non solo, a causa di questa forze carenza degli specialisti suddetti, i tempi per prenotare una qualsiasi visita, sono biblici, e i malati non Covid-19, sono lasciati a loro stessi. Quest’anno in particolare, su 23.000 concorrenti, 9.000 rimarranno fuori dalla formazione specialistica. E sono 9.000 persone  che potrebbero fare la differenza”. Una scelta compiuta oggi, avrà ricadute positive pubbliche sulla salute dei cittadini fra anni. Quelle negative già si vedono, come si nota dalla mancanza di tracciatori (che peraltro non necessariamente devono essere medici) in questa seconda ondata. Il 23 ottobre il Corriere della Sera riferiva che il governo era al lavoro per un bando “per selezionare duemila operatori che effettueranno test e tamponi e informeranno gli italiani sulle procedure”. Il ministro Francesco Boccia ha spiegato la ratio del bando: “Si creerà un contingente per potenziare le reti sanitarie interne alle Asl e rafforzare le operazioni di tracciamento”. Utilissimo, forse, per le prossime ondate. Ma nel frattempo?

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