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Divisioni e litigi al governo. I "pieni poteri" passano a Franceschini

Carmelo Caruso

Zingaretti contro Matteo Renzi e M5s. Azzolina contro De  Micheli. Sileri contro il suo stesso governo. E Conte? Il peso del governo (e della chiusura) passa al ministro della Cultura

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Alla direzione del Pd, che è ormai il vero  tavolo permanente, il gabinetto d’emergenza, tutti si chiedevano: “Ma Dario perché tace?”. E raccontano che chi guardava Dario Franceschini, chi lo studiava, vedeva nel suo volto la “stanza della tortura”, non più la necessità di stringere ancora, ma l’amarezza di non averlo fatto prima. “Abbiamo sbagliato. Avevamo ragione noi. Ma già la settimana scorsa. Altro che modifiche!”. Le vuole Iv, Stefano Bonaccini: “Meglio chiudere i centri commerciali anziché ristoranti, cinema”. Nicola Zingaretti, che la pensa come Dario, sembrava trasfigurato e  le sue parole, ed erano ancora quelle della direzione, vibravano. Mai  erano state tanto dense e chiare: “Oggi stare con i piedi in due staffe è eticamente intollerabile. L’Italia si aspetta, da chi ha responsabilità di governo, serietà e autorevolezza. Serve un salto di qualità”.

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Alla direzione del Pd, che è ormai il vero  tavolo permanente, il gabinetto d’emergenza, tutti si chiedevano: “Ma Dario perché tace?”. E raccontano che chi guardava Dario Franceschini, chi lo studiava, vedeva nel suo volto la “stanza della tortura”, non più la necessità di stringere ancora, ma l’amarezza di non averlo fatto prima. “Abbiamo sbagliato. Avevamo ragione noi. Ma già la settimana scorsa. Altro che modifiche!”. Le vuole Iv, Stefano Bonaccini: “Meglio chiudere i centri commerciali anziché ristoranti, cinema”. Nicola Zingaretti, che la pensa come Dario, sembrava trasfigurato e  le sue parole, ed erano ancora quelle della direzione, vibravano. Mai  erano state tanto dense e chiare: “Oggi stare con i piedi in due staffe è eticamente intollerabile. L’Italia si aspetta, da chi ha responsabilità di governo, serietà e autorevolezza. Serve un salto di qualità”.

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Non ce l’aveva solo con Matteo Renzi, che ha chiesto esplicitamente la modifica del dpcm, ma pure con il M5s che “attacca in maniera indecorosa i ministri De Micheli e Speranza con veline”. E Giuseppe Conte avrebbe sbagliato: “Le sue parole sul vaccino che arriverà a dicembre sono state imprudenti”.

 

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Ieri pomeriggio, il Pd ha preso il governo in mano, ha sfidato l’impopolarità e anche il suo mondo, gli artisti, la cultura: “Ti dimostro che sono pronto a chiudere cinema e teatri, malgrado siano i soli ad avere rispettato le regole. E tu lo sai”, ha replicato Franceschini a Vincenzo Spadafora che voleva continuare la sua battaglia a perdere sulle palestre. Lo ha fermato Luigi Di Maio perché “adesso basta così. Mettiamo in sicurezza il Natale”.

 

E significa che pure lui, che è davvero il più dritto dei 5s, un partito che secondo il Pd ormai straparla (“ma avete visto cosa dice Pierpaolo Sileri nelle interviste?”) si è convinto della drammaticità dei numeri che sono pure essi contesi. Teresa Bellanova, ministro dell’Agricoltura di Iv, sabato notte ha domandato: “Perdonatemi, ma su quali numeri, su quali dati scientifici stiamo chiudendo?”. E di fatto apriva un discussione che continua a lacerare la maggioranza perché secondo Bellanova: “Così rischiamo di scaricare le criticità dei trasporti e della sanità su altri settori produttivi. Lo sapete anche voi che la Cig prima o poi finisce”.

 

Non pretendeva la verifica di governo che da mesi chiede invece Renzi, ma di non arrivare alla stretta sui bar e ristoranti che Matteo Salvini, in crisi di creatività, ha immediatamente afferrato: “I sindaci della Lega impugneranno le decisioni. Faremo ricorso contro il nuovo dpcm”. “E però lui fa il suo lavoro”, ripetevano ieri i ministri dem che erano contro i ministri 5s. Da settimane è sotto processo Paola De Micheli che non “avrebbe trovato soluzioni” e che deve vedersela con la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che però non vuole in nessuno modo intervenire per non ledere l’autonomia dei presidi. “Ha paura di scontrarsi con il capo dei presidi: Antonello Giannelli. Lo teme”, dicono al ministero dei Trasporti. E si contrappone alla versione dell’Istruzione: “Il problema non è nostro. Ma della De Micheli che non ha fatto abbastanza”.

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E l’altra ripeteva: “Devono essere le città ad occuparsene. I report dicono che si viaggia sotto il cinquanta per cento. Firenze è riuscita a regolamentare”. Francesco Boccia che voleva pacificarle, e farle dialogare con le regioni, aveva proposto a tutte e due di sedersi insieme: “Perché non ci provate?”. Una ha accettato e l’altra (Azzolina) ha rifiutato. Ed è stato chiaro a tutti, quando ieri mattina, in un video Franceschini ha dichiarato “mi assumo la piena responsabilità della chiusura di cinema e teatri, anzi, avevamo il dovere di intervenire prima” che il partito era già altrove, anche oltre la pandemia. Si temono i prossimi dieci giorni e si pensa  che “il paese rischia di scappare”.

 

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Nel Pd le chiamano “prove di piccola eversione”. Napoli, Catania, Torino. Ieri, per tutta la giornata, a Roma, piazza del Parlamento era accerchiata da invasati che urlavano contro qualcosa e contro qualcuno. “Perché non porgere la mano all’opposizione? L’intervista di Silvio Berlusconi era perfetta” si chiedono in maggioranza. Zingaretti, ma lui è segretario, lo ha detto: “Non si può chiedere all’opposizione solo di condividere e sottoscrivere decisioni”.  Si rivolgeva a Conte. Dov’è il premier? Lo descrivono come preoccupato soprattutto per la positività del suo portavoce.

 

Ci sono ministri come Stefano Patuanelli che non lasciano la sede del ministero (“murato”). Poi c’è Franceschini. Il governo ieri sembrava una sua “piena responsabilità”.

 

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