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Il retroscena

Covid, ipotesi dpcm di Halloween. E intanto Conte manda avanti le regioni

Il governo aspetta prima di emanare un nuovo decreto. Spadafora vara la linee guida per le palestre, e resiste

Simone Canettieri

Il virus avanza, continua la rincorsa. Cambia la strategia sui tamponi: si potranno fare in farmacia e dal medico di base

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Una giungla di ordinanze. Da nord a sud, isole comprese: scuola, coprifuoco, trasporti. Stringi e vieta. E vai di autocertificazione. Un ginepraio, con una serie di micro conflitti territoriali, che il governo vuole armonizzare prima di ricorrere al prossimo dpcm.

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Una giungla di ordinanze. Da nord a sud, isole comprese: scuola, coprifuoco, trasporti. Stringi e vieta. E vai di autocertificazione. Un ginepraio, con una serie di micro conflitti territoriali, che il governo vuole armonizzare prima di ricorrere al prossimo dpcm.

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Una linea che trova d’accordo, in questa fase, anche il ministero della Salute. Obiettivo: fare di tutto e di più per scongiurare una nuova stretta, ancora più aspra. Ecco perché Giuseppe Conte morde il freno, guarda il calendario e punta a sganciare un nuovo decreto, qualora la situazione dovesse come sembra peggiorare, non prima del 27-28 ottobre. Quando cioè saranno passate le fatidiche due settimane che servono a testare l’efficacia dei provvedimenti di contenimento. C’è da aspettarsi dunque un dpcm di Halloween, festa ripudiata dal governatore Vincenzo De Luca? Probabilmente sì. Ma non prima. Come al momento “non risulta all’ordine del giorno” la chiusura dei confini regionali. Misura avversata da Luca Zaia, per esempio.  

“Vuol dire fare il lockdown. Meglio la mascherina per i cittadini, anziché pensare ai confini delle regioni o ai mini-lockdown per mettersi il cuore in pace”, è la linea del Doge.  Ieri in Veneto, si è verificato il secondo  giorno di contagi ampiamente sopra quota 1.000. Numeri  che fanno impallidire i bollettini della prima ondata. E così Zaia entro lunedì emanerà un’ordinanza ancora più stringente sull’uso delle mascherine. In questa fase, ragionano a Palazzo Chigi,  non servono nuovi provvedimenti. Bisogna aspettare. Cosa? Questo di preciso non si sa.  


Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, è molto netto sulle mancanze: “Avevo previsto 16 mila casi a Natale, li abbiamo avuti ieri. Il trend è esponenziale perché non si è agito prima”. E così la strategia sembra quella del tamponare il tamponabile. In tutti i sensi. 
In alcune regioni si fanno già i test sierologici in farmacia, ora Speranza punta alla sperimentazione degli antigenici nelle farmacie di tutta Italia. E inoltre si “lavora” a una convenzione con i medici di base per far sì che siano loro ad effettuare i tamponi rapidi che il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri sta acquistando. I tempi, però, rimangono un tabù.
 In questa fase di inseguimento del virus ritornano modalità già viste nella fase 1 della pandemia. Proprio ieri, infatti, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha annunciato “un contingente per potenziare le reti sanitarie interne alle Asl e rafforzare le operazioni di tracciamento”. Dunque 1.500 persone andranno a occuparsi di test e tamponi e altre 500 daranno informazioni sulle procedure da seguire. 

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Tutto questo non significa che il braccio di ferro all’interno dell’esecutivo sulle chiusure sia terminato. Anzi. La linea del capo delegazione Pd Dario Franceschini rimane quella di “seguire le mascherine”. E cioè di intervenire con chiusure misurate in tutti i luoghi dove l’uso della protezione è blando: dai ristoranti alle palestre, soprattutto. Su quest’ultimo punto rimane la spinta verso la serrata.

Ma il ministro Vincenzo Spadafora è sicuro di riuscire a tenere il punto tanto che ieri sera ha emanato le nuove  linee guida per l’attività sportiva di base e l'attività motoria in genere, che aggiorna quelle dello scorso 19 maggio, e che introduce norme più stringenti: calcolo delle persone consentite all’interno e all’esterno, accompagnatori solo per bimbi e disabili, obbligo di mascherina sempre quando non si fa attività e poi la possibilità per i gestori di chiudere gli spogliatoi. Ma niente stop dunque.
Conte intanto temporeggia. Ritiene la “situazione molto critica, ma diversa da marzo”. E continua a puntare sul “coordinamento tra i diversi livelli di governo”. Ecco, il problema è proprio questo: non c’è. Così la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina fa sponda con il sindaco di Milano Beppe Sala e litiga con il governatore della Lombardia Attilio Fontana sulla didattica a distanza per le scuole superiori che scatterà da lunedì. Nel Lazio la dad è prevista al 50 per cento; in Campania tutti a casa. E poi arriveranno le ordinanze della Sardegna, quelle delle Basilicata ma anche del Veneto. La corsa al virus continua.

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