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Covid, Conte prova a tenere i nervi saldi mentre le regioni fanno scattare il coprifuoco

Domani il Consiglio dei ministri, faro sui confini regionali nei territori a rischio. Ma Palazzo Chigi insiste: per ora avanti i territori, nessuna misura generalizzata

Simone Canettieri

Dopo la Campania e la Lombardia, il Lazio. Poi toccherà al Piemonte. Ma il premier insiste: niente Dpcm

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  Ripartono le autocertificazioni per uscire di casa nelle regioni sottoposte al coprifuoco, o al lockdown notturno, come dir si voglia. In Campania Vincenzo De Luca è pronto a impedire anche la mobilità tra province. Intanto, la Lombardia si è mossa e il Lazio pure: dopo mezzanotte a casa. E poi toccherà, forse, al Piemonte. Ma anche alla Liguria, probabilmente. E poi chissà. 
Nel giorno in cui i nuovi contagiati da coronavirus superano quota 15 mila, il premier Conte resiste, prova a mantenere la calma. Sicché va in Senato per ribadire che le “limitazioni nazionali saranno solo per le attività ricreative”. Per ora. 
Intanto, le regioni potranno muoversi con nuove strette. Come d’altronde stanno già facendo. “Ma niente dpcm in settimana”. Anche se questa sera è convocato un Consiglio dei ministri.
 
I capi delegazione del Pd e del M5s, Dario Franceschini e Alfonso Bonafede, sono per stringere le maglie con interventi più restrittivi anche sulle attività commerciali come bar e ristoranti. Stesso discorso per il ministro della Salute Roberto Speranza che adesso si trova ad avallare, con l’amara consolazione di chi l’aveva detto, tutte le ordinanze dei governatori. 
I ministri dell’Economia e delle Attività produttive, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, sono dell’identico parere: avanti così, nessuna chiusura generalizzata. Che poi è la stessa idea di Conte. Anche se intanto vacilla un altro caposaldo: la scuola. La didattica a distanza ormai inizia a essere una pratica diffusa.  Ha iniziato la Campania, che è stata seguita dalla Lombardia, e poi in scia dal Lazio.  Sfumature diverse, nel merito delle ordinanze, ma alla fine medesimi risultati. Con il rischio che siano i territori a vanificare il muro eretto dalla ministra Lucia Azzolina in questi ultimi giorni. Colpo dopo colpo. La decisione più dirompente è stata proprio quella del governatore, e leader del Pd, Nicola Zingaretti. Con l’ordinanza che entrerà in vigore da domani e che durerà un mese “ho deciso di mettere in sicurezza la Capitale, sede del Parlamento, delle ambasciate e di Banca d’Italia”. 
Insomma, il cuore dello stato. Anche se a Roma la situazione per quanto allarmante rimane relativamente (avverbio d’obbligo e pronto a essere smentito già oggi) sotto controllo. 
La capitale ha l’indice Rt a 1,2, la metà di quello di Milano (2,4) e il Lazio, inoltre, ha effettuato un numero di tamponi altissimo, tra più alti d’Italia, in percentuale. Ma evidentemente non basta.
Al Viminale, il ministero che vigila sulla sicurezza e sul rispetto dei coprifuoco che iniziano a espandersi a macchia d’olio, assistono a queste chiusure territoriali con crescente preoccupazione.  E questa sera in Consiglio dei ministri toccherà anche a Luciana Lamorgese capire se esiste, o meno, a breve la necessità di armonizzare la rete dei controlli delle forze dell’ordine sull’intera scala nazionale. O almeno tra i confini dei territori più a rischio.
La posizione di Conte, circondato dai governatori e dalla parte più rigorista (“perché io non sarei rigorista?”, si difende il premier quando sente queste distinzioni) dell’esecutivo, al momento continua a essere attendista. 
In agenda ha messo solo per la settimana prossima la possibile chiusura di palestre e piscine, a cui aveva dato una settimana di tempo domenica sera. Una mancata chiusura che ha creato tensioni con il Cts e con Speranza. E che potrebbe non essere più procrastinabile. Ma in questa fase, però, nessun ministro è esente dalla stretta. A partire da Paola De Micheli, titolare dei trasporti, che potrebbe abbassare la quota dei passeggeri nei mezzi pubblici. Ma è tutto intorno, da nord a sud, passando per le isole che Conte appare circondato dal virus e da chi spinge, motu proprio, per arginarlo.  “Se nelle prossime ore il numero dei contagi aumenterà ancora e quello dei ricoveri continuerà a salire con il trend attuale, saremo pronti a intervenire in maniera radicale per invertire questa tendenza e tutelare al meglio la salute di tutti i sardi”, annuncia anche il presidente della regione Sardegna Christian Solinas.  Insomma la giostra è in azione, più che mai.

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  Ripartono le autocertificazioni per uscire di casa nelle regioni sottoposte al coprifuoco, o al lockdown notturno, come dir si voglia. In Campania Vincenzo De Luca è pronto a impedire anche la mobilità tra province. Intanto, la Lombardia si è mossa e il Lazio pure: dopo mezzanotte a casa. E poi toccherà, forse, al Piemonte. Ma anche alla Liguria, probabilmente. E poi chissà. 
Nel giorno in cui i nuovi contagiati da coronavirus superano quota 15 mila, il premier Conte resiste, prova a mantenere la calma. Sicché va in Senato per ribadire che le “limitazioni nazionali saranno solo per le attività ricreative”. Per ora. 
Intanto, le regioni potranno muoversi con nuove strette. Come d’altronde stanno già facendo. “Ma niente dpcm in settimana”. Anche se questa sera è convocato un Consiglio dei ministri.
 
I capi delegazione del Pd e del M5s, Dario Franceschini e Alfonso Bonafede, sono per stringere le maglie con interventi più restrittivi anche sulle attività commerciali come bar e ristoranti. Stesso discorso per il ministro della Salute Roberto Speranza che adesso si trova ad avallare, con l’amara consolazione di chi l’aveva detto, tutte le ordinanze dei governatori. 
I ministri dell’Economia e delle Attività produttive, Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli, sono dell’identico parere: avanti così, nessuna chiusura generalizzata. Che poi è la stessa idea di Conte. Anche se intanto vacilla un altro caposaldo: la scuola. La didattica a distanza ormai inizia a essere una pratica diffusa.  Ha iniziato la Campania, che è stata seguita dalla Lombardia, e poi in scia dal Lazio.  Sfumature diverse, nel merito delle ordinanze, ma alla fine medesimi risultati. Con il rischio che siano i territori a vanificare il muro eretto dalla ministra Lucia Azzolina in questi ultimi giorni. Colpo dopo colpo. La decisione più dirompente è stata proprio quella del governatore, e leader del Pd, Nicola Zingaretti. Con l’ordinanza che entrerà in vigore da domani e che durerà un mese “ho deciso di mettere in sicurezza la Capitale, sede del Parlamento, delle ambasciate e di Banca d’Italia”. 
Insomma, il cuore dello stato. Anche se a Roma la situazione per quanto allarmante rimane relativamente (avverbio d’obbligo e pronto a essere smentito già oggi) sotto controllo. 
La capitale ha l’indice Rt a 1,2, la metà di quello di Milano (2,4) e il Lazio, inoltre, ha effettuato un numero di tamponi altissimo, tra più alti d’Italia, in percentuale. Ma evidentemente non basta.
Al Viminale, il ministero che vigila sulla sicurezza e sul rispetto dei coprifuoco che iniziano a espandersi a macchia d’olio, assistono a queste chiusure territoriali con crescente preoccupazione.  E questa sera in Consiglio dei ministri toccherà anche a Luciana Lamorgese capire se esiste, o meno, a breve la necessità di armonizzare la rete dei controlli delle forze dell’ordine sull’intera scala nazionale. O almeno tra i confini dei territori più a rischio.
La posizione di Conte, circondato dai governatori e dalla parte più rigorista (“perché io non sarei rigorista?”, si difende il premier quando sente queste distinzioni) dell’esecutivo, al momento continua a essere attendista. 
In agenda ha messo solo per la settimana prossima la possibile chiusura di palestre e piscine, a cui aveva dato una settimana di tempo domenica sera. Una mancata chiusura che ha creato tensioni con il Cts e con Speranza. E che potrebbe non essere più procrastinabile. Ma in questa fase, però, nessun ministro è esente dalla stretta. A partire da Paola De Micheli, titolare dei trasporti, che potrebbe abbassare la quota dei passeggeri nei mezzi pubblici. Ma è tutto intorno, da nord a sud, passando per le isole che Conte appare circondato dal virus e da chi spinge, motu proprio, per arginarlo.  “Se nelle prossime ore il numero dei contagi aumenterà ancora e quello dei ricoveri continuerà a salire con il trend attuale, saremo pronti a intervenire in maniera radicale per invertire questa tendenza e tutelare al meglio la salute di tutti i sardi”, annuncia anche il presidente della regione Sardegna Christian Solinas.  Insomma la giostra è in azione, più che mai.

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