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Nel Lazio smart working oltre il 50 per cento. Così le regioni organizzano la stretta anti-Covid

Angelica Migliorisi

Zingaretti chiede di superare la soglia minima di lavoro agile negli uffici pubblici. Restrizioni in Piemonte su centri commerciali e alcune zone urbane, la Lombardia studia una strategia per la scuola. De Luca blocca le feste

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“Oggi ho inviato una lettera per ministri, sindaci, presidenti delle province e di enti pubblici del Lazio. Ho chiesto loro di riprogettare il lavoro per andare ben oltre la soglia del 50 per cento di smart working come soglia minima negli uffici pubblici”. E’ con un post su Facebook che il segretario dem e presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, ha accolto e rilanciato le iniziative del ministro Fabiana Dadone contenute nel decreto sulla pubblica amministrazione. Firmato subito dopo l’ultimo Dpcm, il provvedimento porta il lavoro agile “almeno al 50 per cento del personale impegnato in attività” che è possibile svolgere da remoto, ma con “l’invito alle amministrazioni dotate di adeguata capacità organizzativa e tecnologica” a prevedere “percentuali più elevate possibili di lavoro agile, garantendo comunque l’accesso, la qualità e l’effettività dei servizi ai cittadini e alle imprese”.

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“Oggi ho inviato una lettera per ministri, sindaci, presidenti delle province e di enti pubblici del Lazio. Ho chiesto loro di riprogettare il lavoro per andare ben oltre la soglia del 50 per cento di smart working come soglia minima negli uffici pubblici”. E’ con un post su Facebook che il segretario dem e presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, ha accolto e rilanciato le iniziative del ministro Fabiana Dadone contenute nel decreto sulla pubblica amministrazione. Firmato subito dopo l’ultimo Dpcm, il provvedimento porta il lavoro agile “almeno al 50 per cento del personale impegnato in attività” che è possibile svolgere da remoto, ma con “l’invito alle amministrazioni dotate di adeguata capacità organizzativa e tecnologica” a prevedere “percentuali più elevate possibili di lavoro agile, garantendo comunque l’accesso, la qualità e l’effettività dei servizi ai cittadini e alle imprese”.

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E Roma ha battuto un colpo. “Bene la base di partenza del 50 per cento di smartworking – continua il post di Zingaretti – indicata per tutte le attività e i servizi che non necessitano di presenza fisica, poiché il tessuto lavorativo della Regione Lazio, ma soprattutto di Roma, si connota per l’ampia presenza di lavoratori del settore pubblico. Occorre andare oltre e potenziare la programmazione delle forme di lavoro flessibile che impattano sia sulla riduzione dei contatti negli ambienti di lavoro, sia sul carico del trasporto pubblico verso la capitale e al suo interno”. E ancora: “Anche nei casi di attività in presenza sarà importante che gli uffici pubblici programmino orari di accesso dei propri dipendenti e che, compatibilmente con gli orari di apertura al pubblico, differenzino per fasce orarie come si stanno impegnando a fare le istituzioni scolastiche”.

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L’obiettivo rimane quello di evitare un nuovo lockdown generalizzato. E mentre da Giuseppe Conte arriva l’annuncio che “per contenere completamente la pandemia dovremo aspettare la prossima primavera”, c’è chi non ha alcuna intenzione di assistere alla fioritura dei ciliegi prima di limitare il contagio nella sua regione. Il 19 ottobre, appena un giorno dopo il dpcm del presidente del Consiglio, il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha firmato una nuova ordinanza: vietato l’asporto dalle 21, garantita senza limiti di orario la consegna a domicilio; bar, pasticcerie e gelaterie chiuderanno dalle 23 alle 5 dalla domenica al giovedì; stop a feste e ricevimenti sia al chiuso sia all’aperto con invitati esterni al nucleo familiare convivente. Per la chiusura delle scuole, che tanto aveva fatto infuriare la ministra Azzolina la scorsa settimana, bisognerà aspettare una nuova ordinanza, attesa entro domani, che dovrebbe riportare in aula almeno gli studenti delle elementari.

 

 

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Nuova ordinanza anche per la Lombardia, dove il governatore Attilio Fontana ha imposto l’alternanza tra didattica a distanza e in presenza per le scuole superiori (fanno eccezione i laboratori). Ma la carenza di personale docente e Ata potrebbe dare una spinta alla didattica in remoto: è di questa mattina un incontro tra il governatore, il commissario con delega alla scuola Antonio Rinaudo, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Fabrizio Manca e i sindacati scolastici. In ballo il futuro oltre un milione di studenti.

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Torino segue Milano. Annunciata a partire da lunedì la didattica alternata per le scuole superiori in Piemonte, che potrebbe essere così ripartita: per il liceo, insegnamento a distanza dalla seconda alla quinta fino al 13 novembre, mentre seconde e terze si daranno il cambio con quarte e quinte. Escluse dal provvedimento le prime superiori. Per evitare assembramenti, è prevista anche la chiusura dei grandi centri commerciali nei weekend. Va nella stessa direzione l’idea di limitare l’accesso a determinate zone urbane. Per Torino, si parla di piazza Santa Giulia e Piazza Vittorio; possibile estensione dei divieti anche a largo Giulio Cesare e piazza Saluzzo a San Salvario.

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I governatori rafforzano quindi la loro azione, come auspicato dal premier Conte durante il suo discorso del 18 ottobre. Se i comuni, preda dell’incertezza, hanno contestato duramente questa scelta, i presidenti sembrano propensi a rivendicare il loro potere di controllo sulle regioni. L’andamento dei contagi nella settimana che viene, però, potrebbe di nuovo sparigliare le carte in tavola. Un ulteriore peggioramento potrebbe portare di nuovo la palla nel campo di Palazzo Chigi.

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