"Meglio il coprifuoco". Intervista a Stefano Scaglia (Confindustria Bergamo)

Carmelo Caruso

"Sul coprifuoco non si facciano polemiche. Meglio questo che il lockdown. Ci sono segnali di ripresa". Parla Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo

Non mi importa se lo chiamiamo ‘coprifuoco” o lockdown notturno. E non mi concentrerei sul lessico ma sull’efficacia delle misure. L’unica cosa che so è che in Lombardia, così come nel resto del paese, va scongiurato un altro lockdown generalizzato. Le misure sono state attentamente valutate anche con il CTS oltre che da tutti i sindaci, per quanto riguarda la Lombardia,  dunque non si può che accettare”. E dunque per Stefano Scaglia, presidente di Confindustria Bergamo, (“mi sono ammalato di covid pure io. So benissimo di cosa parliamo”), amministratore del Gruppo Scaglia e fondatore e amministratore delegato di Scaglia Indeva, protagonista di Confindustria Lombardia, dividersi sulle parole è stupido, mettere in discussione la decisione della Regione del tutto inutile.

 

E però, anche i partiti, in queste ore si dividono e in Lombardia, il presidente Attilio Fontana deve vedersela con il suo segretario che critica questa soluzione. Il coprifuoco è troppo o troppo poco? Scaglia cosa risponde? “Mettiamoci d’accordo. La cosa che più mi preme e che preme gli imprenditori, in questo momento, è evitare chiusure generalizzate, ma altrettanto, salvaguardare la salute di tutti. Facciamo tutto ciò che è necessario per impedire quello che siamo stati costretti a vivere durante la prima ondata e che distruggerebbe ancora una volta un settore. Penso alla manifattura, che negli ultimi mesi ha dato piccoli segnali di ripresa. Non compromettiamo i passi in avanti che siamo riusciti a fare sulla strada di un recupero di quanto perduto nella prima fase dell’epidemia”.

 

Per Scaglia il coprifuoco non è insomma una misura “strampalata”. E’ invece necessario, se non essenziale, che le ulteriori misure che da giovedì, in Lombardia ma anche in Campania, entreranno a regime “vengano fatte rispettare con diligenza”. E significa che è sicuramente preferibile Milano e Bergamo a luci spente alle 23 se (“e non sono certo sono io la persona adatta a stabilire la validità delle restrizioni sanitarie” precisa Scaglia) se questo può fare scendere il numero dei contagi. Significa che gli imprenditori lombardi non spingono per lasciare tutto aperto a scapito della salute. “Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Siamo pronti, e lo abbiamo dimostrato, a fare rinunce. Chiediamo però chiarezza e determinazione”. Stato e regione non sono abbastanza determinate? “Per come siamo fatti, noi imprenditori preferiamo senza dubbio non gli annunci televisivi e l’enfasi. Il dpcm deve essere chiaro e non lasciare incertezze e discrezionalità. Fornisca indicazioni precise”. E la regione? “La regione non può eludere il tema sanitario. E’ la sua competenza principale”.

 

Potenziare la medicina territoriale, l’assistenza domiciliare “Io stesso ho sperimentato la mancanza di assistenza durante la malattia”. Non sono il rigore e la disciplina che la Lombardia non sopporta. Ma la mancanza di programmazione e la lentezza di esecuzione. “Sui vaccini antinfluenziali, ad esempio, sembra proprio non sia stato fatto tutto come si doveva. E mi dispiace. Io stesso non sto riuscendo a reperire vaccini antifluenzali per i miei dipendenti. Questo solo per dire che i temi di cui discutere sono altri. Non ingaggerei una disputa sui divieti mentre mi soffermerei, ancora una volta, sulla diagnostica, sui tamponi, sugli ospedali, sui fondi per ampliare i reparti”. Niente processi? E’ colpa della regione o del governo? “Non facciamo processi. Io sono per le posizioni chiare. Nelle emergenze è importante un forte coordinamento fra stato centrale e regione. Si deve infondere fiducia dando una chiara idea di capacità di fronteggiare la situazione”. Ci sono segnali di ripresa? “Ci sono. E parlo da Bergamo che è la quarta area europea per manifattura. E’ un settore che traina l’economia. Come provincia rappresentiamo il 13 per cento dell’attivo della bilancia commerciale italiana. Ora è il momento della responsabilità individuale. Ciascuno di noi è responsabile adesso del suo futuro e del futuro della comunità. Non mi preoccupano i divieti di oggi ma che non si arrivi al divieto più grande. La penso come Dante: è adesso che si vedrà di cosa siamo capaci. E’ qui che si parra la tua nobilitate”.