PUBBLICITÁ

il decreto della discordia

Così il governo è andato in tilt sul dpcm

Cts contro Speranza. Viminale coinvolto in ritardo

Simone Canettieri

Gli scienziati denunciano le pressioni del ministro della Salute. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese consultata sulla movida solo dopo il pasticcio. Conte telefona a Zingaretti per calmarlo sul Mes

PUBBLICITÁ

È stato il dpcm della discordia. E delle rotture: quella più clamorosa riguarda il Comitato tecnico scientifico e il ministro Roberto Speranza. Con il Cts che si lamenta delle “pressioni” del titolare della Salute, facendo trapelare, addirittura, che “servirà un chiarimento”. Perché Conte, alla fine, ha fatto da sponda agli scienziati per misure soft contro Speranza (con Dario Franceschini) che  invece puntava a interventi drastici per chiudere palestre e piscine. Una disgiunzione in epoca di congiunti. Che rompe una filiera di comando finora sembrata più che mai affiatata. E c’è chi parla di minacce di dimissioni da parte dei membri del Cts e chi invece è speranzoso, nel senso del ministro, ma anche di una ricucitura che  avverrà sulla spinta di un’emergenza tutt’altro che finita. Un balletto, questo dpcm. Pieno di pasticci. Come la norma sui sindaci che possono chiudere le vie della movida a rischio virus. Un’idea rilanciata dal premier Giuseppe Conte, su spinta di Franceschini, ma subito bocciata da tutti gli amministratori a corto di forze. E di cui il Viminale – e dunque la ministra Luciana Lamorgese – era rimasto totalmente all’oscuro. Al punto di dover intervenire, con una certa irritazione per il modus operandi salvo far prevalere la massima collaborazione istituzionale, per metterci una pezza. Tanto che alla fine il dpcm, in corso d’opera, è stato corretto. E il ministero dell’Interno oggi con una circolare spiegherà come muoversi in caso di potenziali focolai nelle città: indicazione dei sindaci alle Asl, poi tavolo tecnico in prefettura e solo alla fine l’intervento delle forze dell’ordine. Un’armonizzazione, postuma. Che però manca ancora sul Mes.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


È stato il dpcm della discordia. E delle rotture: quella più clamorosa riguarda il Comitato tecnico scientifico e il ministro Roberto Speranza. Con il Cts che si lamenta delle “pressioni” del titolare della Salute, facendo trapelare, addirittura, che “servirà un chiarimento”. Perché Conte, alla fine, ha fatto da sponda agli scienziati per misure soft contro Speranza (con Dario Franceschini) che  invece puntava a interventi drastici per chiudere palestre e piscine. Una disgiunzione in epoca di congiunti. Che rompe una filiera di comando finora sembrata più che mai affiatata. E c’è chi parla di minacce di dimissioni da parte dei membri del Cts e chi invece è speranzoso, nel senso del ministro, ma anche di una ricucitura che  avverrà sulla spinta di un’emergenza tutt’altro che finita. Un balletto, questo dpcm. Pieno di pasticci. Come la norma sui sindaci che possono chiudere le vie della movida a rischio virus. Un’idea rilanciata dal premier Giuseppe Conte, su spinta di Franceschini, ma subito bocciata da tutti gli amministratori a corto di forze. E di cui il Viminale – e dunque la ministra Luciana Lamorgese – era rimasto totalmente all’oscuro. Al punto di dover intervenire, con una certa irritazione per il modus operandi salvo far prevalere la massima collaborazione istituzionale, per metterci una pezza. Tanto che alla fine il dpcm, in corso d’opera, è stato corretto. E il ministero dell’Interno oggi con una circolare spiegherà come muoversi in caso di potenziali focolai nelle città: indicazione dei sindaci alle Asl, poi tavolo tecnico in prefettura e solo alla fine l’intervento delle forze dell’ordine. Un’armonizzazione, postuma. Che però manca ancora sul Mes.

PUBBLICITÁ

 

In questo ballo di gruppo scatenato, dove tutti ondeggiano di qua e di là, non si capisce più chi sta con chi (serve ritmo alla banda: ecco perché è stato coinvolto anche Fedez in versione testimonial pro mask). E così Nicola Zingaretti si trova in minoranza dentro alla compagine di governo del Pd a proposito del Mes. Non è che non lo voglia solo Conte, ma nemmeno il ministro dell’Economia (per motivi tecnici) e Dario Franceschini (per motivi di tenuta politica). Lo scontro è emerso in chiaro sia domenica durante l’illustrazione del dpcm, sia ieri a margine della conferenza stampa sulla manovra. Chi va di qua e chi va di là: i parlamentari, i sindaci e i governatori pd spingono per i 37 miliardi del Salva Stati sulla scia del segretario, ma i dem governativi frenano e vanno a braccetto con il premier. E così dal Nazareno sparano a palle incatenate contro Palazzo Chigi che alla fine apre  “sul patto di fine legislatura”. In quella sede, dopo gli Stati generali del M5s, si parlerà di Mes, e non sarà liquidato “con una battuta in conferenza stampa”, come Zingaretti ha rinfacciato a Conte. I due ieri si sono sentiti per un chiarimento: il premier ha telefonato all’ora di pranzo al segretario del Pd che in un primo momento non gli ha risposto, salvo richiamarlo intorno alle 16. “Nicola, era stata una battuta in conferenza stampa, ne parleremo, del Mes, quando ci metteremo seduti con tutta la maggioranza”, è stata la versione di Conte. “Ieri sembrava di assistere a una giornata del governo gialloverde al potere, vista l’esultanza di Borghi e Bagnai”, è stata la stoccata del Nazareno, soddisfatto del cambio di rotta. A parole. E comunque del Mes, ha poi aggiunto Graziano Delrio capogruppo del Pd alla Camera, ne dibatterà il Parlamento. 


Di sicuro il leader del Pd ora come non mai in passato è in sintonia con Matteo Renzi e non è escluso che da questo “patto di maggioranza” alla fine spunti fuori anche un rimpasto. Ma questi sono scenari futuri.

PUBBLICITÁ


Perché nel frattempo ci sono da raccattare i cocci dell’ultimo dpcm. La norma sui sindaci è stata corretta. E in serata Speranza ha dato subito il via libera   al coprifuoco della Lombardia: stop di tutte le attività e degli spostamenti a esclusione dei casi eccezionali a partire da giovedì 22 ottobre. Sabato e domeniche chiusi i centri commerciali tranne gli alimentari. 
         

PUBBLICITÁ