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Lo scenario

Allarme Covid, il governo e Cts prendono 72 ore prima di nuova stretta

Si studiano nuovi interventi su mezzi pubblici e smart working, prima di passare al coprifuoco

Simone Canettieri

Boom di positivi, raddoppiano i morti. De Luca chiude le scuole, Azzolina si infuria.   

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 Ore 18.35: il governatore della Campania Vincenzo De Luca chiude le scuole e le università (eccetto per le matricole) fino al 30 ottobre. La stretta è anche per le cerimonie civili e religiose (“con invitati estranei al nucleo familiare convivente”), il cibo da asporto e gli inviti a casa.

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 Ore 18.35: il governatore della Campania Vincenzo De Luca chiude le scuole e le università (eccetto per le matricole) fino al 30 ottobre. La stretta è anche per le cerimonie civili e religiose (“con invitati estranei al nucleo familiare convivente”), il cibo da asporto e gli inviti a casa.

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Nel giorno del grande balzo del coronavirus (8.804 positivi e 83 morti, il doppio di mercoledì) la Campania porta il paese verso scenari già visti per quanto scongiurati. Lucia Azzolina, ministra dell’Istruzione: “E’ una scelta grave e inopportuna”. Ma tutti nel governo sono basiti davanti a questi “dati spaventosi”. E nessuno esclude nuovi interventi. Se ne parlerà domani in Consiglio dei ministri. Intanto si va in ordine sparso.   

L’onda lunga sembra essere arrivata: colpisce tutti, vip (gli ultimi sono Federica Pellegrini e Valentino Rossi) e nip. E fa paura.

L’epicentro è la Campania (che supera quota 1.100 positivi) e apre la strada agli interventi delle altre regioni. La Lombardia pensa a orari diversificati per le scuole (nell’area metropolitana di Milano l’indice Rt supera quota 2, annuncia il sindaco Beppe Sala “preoccupato”); il Lazio annuncia, via comunicato stampa, nuovi provvedimenti nelle prossime ore; tornano addirittura le zone rosse, nei comuni della Valle d’Aosta e Alto Adige.

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Giuseppe Conte aspetta, guarda i dati e si confronta con il Comitato tecnico scientifico. In mattinata, prima di partire per il vertice Ue di Bruxelles, incontra una delegazione della Fipe-Confcommercio, nel pomeriggio pubblica su Facebook un vademecum di norme da rispettare per cercare di frenare il contagio. Questa volta, a differenza del marzo scorso, la mappa del virus è abbastanza omogenea. La consapevolezza di un possibile, nuovo intervento per rafforzare l’ultimo dpcm, entrato in vigore da due giorni, pervade tutta la maggioranza: dal capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, a quello del M5s, Alfonso Bonafede. Ma sono sussurri, per il momento. Calma e gesso. Perché il Cts ha chiesto al governo 48-72 ore per capire la curva dei contagi e poi fare proposte.

 

Se dovesse impennarsi ancora di più, aumentando anche il conto delle vittime, una decisione diventerebbe obbligata Il coprifuoco non è all’ordine del giorno. Il primo step riguarda le “manovre di alleggerimento”, come le chiamano a Palazzo Chigi. Dalla diminuzione della capienza sui mezzi pubblici (c’è l’ipotesi che si scenda al 50 per cento) allo scaglionamento dell’orario d’ingresso degli studenti nelle scuole (salvo nuovi interventi dei governatori) fino alle 11. Ipotesi che però, al momento, vedono l’opposizione delle ministre competenti, Paola De Micheli e Lucia Azzolina. Discorso diverso per la pubblica amministrazione: un decreto ministeriale a firma di Fabiana Dadone punta a lasciare in smart working circa mezzo milione di dipendenti della Pa dai prossimi giorni.

Anche se è in corso, nel governo, un braccio di ferro sui concorsi. Roberto Speranza, titolare della Sanità, è per sospenderli e rinviarli. Il ministro, che aveva proposto salvo essere poi smentito e corretto, controlli rigidi nei confronti di chi si riunisce nelle case aspetta a lanciarsi, questa volta, in nuovi scenari. “I dati sono spaventosi”, commentano dalle sue parti quando il bollettino giornaliero inizia a dare un senso diverso alla giornata. In serata ecco l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità. “In Italia, nel periodo 24 settembre –7 ottobre l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,17”. Il campanello d’allarme suona a 1,25. La sensazione che un giro di vite sia all’orizzonte raggiunge anche il ministero dello Sport: sono nel mirino le palestre (così come i convegni). Ma chi è vicino a Vincenzo Spadafora non ne vuole sentir parlare dello stop al campionato di calcio: “Deve essere veramente l’ultima cosa da chiudere”.

Al massimo, è il ragionamento che circola in queste ore, è probabile che si ritorni alle partite a porte chiuse: dentro agli stadi solo le squadre e i rispettivi staff con massimo sessanta persone a club. Ma sono ragionamenti figli della paura. Che si gonfia e inizia a correre dopo l’ordinanza di De Luca in Campania, che fa tanto infuriare Azzolina. Per evitare il lockdown a Natale, ipotesi non smentita da Conte, c’è chi nel governo spinge anche per misure più drastiche, alla francese, con il coprifuoco a partire dalle 21. Ma il tutto solo dopo aver cercato di alleggerire scuola e trasporti.

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Il timore diffuso è che la sanità possa andare ancora di più in affanno: nella fase 1 le terapie intensive vennero prese d’assalto per salvare le vite dei contagiati, ma in questa fase, con la circolazione delle persone, gli ospedali sono alle prese con tutte le normali casistiche. “Le prossime 72 ore saranno decisive”, ripetono dal governo e dal Cts. Per domani, intanto, è convocato un consiglio dei ministri per parlare della manovra. Ma forse non solo di quella economica.

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