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Derby a palazzo madama

Lotito senatore, allarme tra i giallorossi. "Fa calciomercato tra di noi"

Simone Canettieri

Il presidente della Lazio ha vinto il ricorso per prendere il posto di Vincenzo Carbone, eletto in Campania con Forza Italia ma passato a Italia viva. Il Senato deve decidere sul suo seggio

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Sta facendo calciomercato”. Addirittura? “Dicono che prometta pure gli abbonamenti”. Aria di derby in Senato. I giallorossi (nel senso di M5s e Pd) sono alle prese con Claudio Lotito. E lo temono. Il vulcanico presidente della Lazio, e grande cultore del latinorum, dopo una lunga battaglia ha vinto il ricorso per prendere il posto di Vincenzo Carbone, eletto in Campania con Forza Italia, ma da un po’ passato con Matteo Renzi in Italia viva.

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Sta facendo calciomercato”. Addirittura? “Dicono che prometta pure gli abbonamenti”. Aria di derby in Senato. I giallorossi (nel senso di M5s e Pd) sono alle prese con Claudio Lotito. E lo temono. Il vulcanico presidente della Lazio, e grande cultore del latinorum, dopo una lunga battaglia ha vinto il ricorso per prendere il posto di Vincenzo Carbone, eletto in Campania con Forza Italia, ma da un po’ passato con Matteo Renzi in Italia viva.

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Lotito, per essere precisi, ha vinto l’andata della Champions di Palazzo Madama. Quando la giunta per le autorizzazioni e le elezioni del Senato (di cui Matteo Salvini è un habitué) ha accolto il ricorso di Lotito che dal 2018 reclama il seggio in Campania attribuito a Carbone. Una storia pazzesca: voti scomparsi e bruciati, avvocati e giuristi. Alla fine il tribunale presieduto da Maurizio Gasparri (“sì, sono romanista, ma qui c’è di mezzo il diritto”) ha dato ragione (12-7) al patron biancoceleste e torto a Carbone. “Passato con Renzi – spiegano maliziosi nei corridoi – perché pensa di essere coperto quando ci sarà il voto finale”. Ma sarà segreto. E qui entra in campo Lotito. Con i suoi mitologici quattro cellulari.

  

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Praticamente grillini e dem sostengono che Lotito stia chiamando uno a uno i senatori che conosce di più, specie quelli eletti nel Lazio, per perorare la sua causa quando ci sarà il responso finale con il voto segreto. E questo, spiegano un po’ tutti, potrebbe essere un problema importante. Se Lotito prenderà il posto di Carbone la maggioranza perderà un voto, merce preziosa e rara di questi tempi per l’esecutivo di Conte. E quindi, regolamenti alla mano, i capigruppo del Pd e del M5s in Senato stanno cercando di rimandare il più possibile la pratica. Che teoricamente dovrebbe essere calendarizzata per l’ultimo passaggio: la finalissima. Dentro o fuori. Però bisogna chiamare Lotito. La sua versione è fondamentale.

 

Dopo vari tentativi ecco il numero giusto. Presidente, le vogliono sbarrare la strada, lo sa? “No, non lo so, non faccio i sondaggi. Io mi attengo al diritto, illustri esperti della materia sono dalla mia parte. Del resto non me ne frega niente”. Dicono che lei sia scatenato, che stia facendo campagna acquisti. “E che sono un pericolo? Io faccio l’imprenditore, voglio solo far valere i miei diritti. In questo momento il Senato è in sostituzione di un tribunale e la giunta mi ha dato ragione”. Quindi niente campagna elettorale nella maggioranza? “Maddechè. Io? Sono fesserie. Io sono abituato a ragionare in punto di diritto. Il tribunale si esprime a seconda dell’appartenenza? Maddechè”.

 

Ma il voto sarà segreto. “Spero che voteranno in scienza e coscienza”. Dicono pure che lei sia pronto a regalare gli abbonamenti della Lazio. “Ma che cazzata, ma gli stadi sono chiusi. Si vede che non mi vogliono bene, pazienza. Ho fatto un ricorso e l’ho vinto. Un giurista, come Pontani, che è pure romanista sfegatato, mi ha dato ragione: ma di che parliamo?”. Quindi nessun contatto? “Ma io sto a Milano, gli abbonamenti sono chiusi da marzo e poi magari: significherebbe che i senatori sono tutti laziali, mi scusi eh”. Ma bastano pochi voti. E comunque lei ha la fama di essere poco generoso quando c’è in mezzo la Lazio. “Io allo stadio facevo entrare i disabili e gli studenti. Non certo per motivi personali. Ma chi è che dice queste cose? Voglio i nomi e cognomi. I latini dicevano dicunt e dicitur. Chi è che lo dice? Va bene, io sono in Lega calcio: arrivederci”.

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Questa storia però rischia di essere ancora più complicata. La maggioranza teme i franchi tiratori, o il colpo grosso di Lotito, e quindi potrebbe cercare di rinviare sine die la vicenda. Senza mai portarla in conferenza dei capigruppo. “Sarebbe un fatto grave – continua Gasparri – perché sono passati ormai quasi due anni e la giunta per le elezioni si è espressa”. In teoria. Ma la vicenda è piena di spigoli, quando il Senato prenderà atto del ricorso vinto dal patron della Lazio potrà procedere con la sostituzione oppure, se ci saranno 20 senatori contrari alla relazione della giunta, metterla ai voti. Per il sì o no finale. Una partita di nervi e regolamenti. Lotito non molla. I giallorossi nemmeno. Il derby è servito. In mezzo c’è la stabilità di Conte. Che non è l’allenatore dell’Inter.

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