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Il Roma show. Giletti, Porro, Sangiuliano, Sgarbi. Le primarie telecomando della destra

Carmelo Caruso

Non più candidati sindaci, ma conduttori sindaci. La corsa al vip per scalare il Campidoglio. Giletti ci pensa, Porro resiste. Maurizio Costanzo: "Sono tribuni, finiranno in politica"

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E’ una “non candidatura” come la tua arena “non” è l’arena? “Se  fosse una ‘non’ candidatura, se fosse una fantasia, non staremmo qui a parlarne. Altro non  dichiaro”. Massimo Giletti, sindaco di Roma per il centrodestra? Dopo i grillini è la volta dei “gilettini”. Lo dici al Foglio? “Al momento non parlo”. E però, neppure smentisci. “Interverranno altri. E’ giusto così”. Dunque confermi che ci stai pensando e che la politica ti piace e che prima o poi vuoi saltarci. “La politica è un mondo dove le persone oneste fanno difficoltà. Chi comanda dovrebbe avere davvero ‘pieni poteri’ altrimenti una città, soprattutto una città come Roma, non riesci a cambiarla”. Non sarà con le primarie che cercheranno il prossimo candidato sindaco, ma sarà con il telecomando che sperano di scalare il Campidoglio. A destra non sognano più un city manager, ma inseguono il “conduttore sindaco”, il vip “famolo strano”, l’uomo che non copre le buche ma che “buca” lo schermo. A Giletti, ad esempio,  è stato chiesto davvero (“Ti andrebbe Roma”?) perché lui per primo avrebbe lasciato intendere che potrebbe accettare. E’ già alla sua bis-candidatura. 

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E’ una “non candidatura” come la tua arena “non” è l’arena? “Se  fosse una ‘non’ candidatura, se fosse una fantasia, non staremmo qui a parlarne. Altro non  dichiaro”. Massimo Giletti, sindaco di Roma per il centrodestra? Dopo i grillini è la volta dei “gilettini”. Lo dici al Foglio? “Al momento non parlo”. E però, neppure smentisci. “Interverranno altri. E’ giusto così”. Dunque confermi che ci stai pensando e che la politica ti piace e che prima o poi vuoi saltarci. “La politica è un mondo dove le persone oneste fanno difficoltà. Chi comanda dovrebbe avere davvero ‘pieni poteri’ altrimenti una città, soprattutto una città come Roma, non riesci a cambiarla”. Non sarà con le primarie che cercheranno il prossimo candidato sindaco, ma sarà con il telecomando che sperano di scalare il Campidoglio. A destra non sognano più un city manager, ma inseguono il “conduttore sindaco”, il vip “famolo strano”, l’uomo che non copre le buche ma che “buca” lo schermo. A Giletti, ad esempio,  è stato chiesto davvero (“Ti andrebbe Roma”?) perché lui per primo avrebbe lasciato intendere che potrebbe accettare. E’ già alla sua bis-candidatura. 

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Nei mesi scorsi stava ragionando se correre a Torino, lui che è di Biella, piemontese (“sindaco? Un giorno? perché no?”), ma a Giorgia Meloni non dispiacerebbe se si candidasse a Roma anche perché Matteo Salvini, a Giletti, direbbe di sì: “Massimo è un amico”. E  infatti, prende tempo, gli piace la lusinga che aumenta lo share de La7 e che diventa notizia anche per il tg di Enrico Mentana: “Allora, che fai, caro Massimo. E’ vero che ti candidi a Roma?”. E Giletti: “Adesso diranno che sarò candidato anche a Napoli. Chi vivrà, vedrà”.

 

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A sinistra non hanno ancora trovato la figura giusta. Nel M5s, Luigi Di Maio non si “fossilizzerebbe” sui nomi, e significa che potrebbe sacrificare Virginia Raggi (“ma no! Avete frainteso”). Carlo Calenda sta attendendo i sondaggi (“Mi candido con il Pd o senza il Pd? Questo  è il problema”). A destra, potrebbero invece riempire un palinsesto. Se Giletti dovesse rifiutare perché non provare con Raidue? C’è un uomo per ogni canale e dietro ogni telecamera, se solo si guardasse con attenzione, c’è un sindaco agibile. Al Tg2 si potrebbe strappare il direttore Gennaro Sangiuliano che da anni sopporta l’accusa di aver trasformato un notiziario in TeleVisegràd.

Se ha ragione Giletti quando dice che per Roma servirebbero “pieni poteri” chi meglio di Sangiuliano? Si crede l’Enzo Biagi degli autocrati. I pieni poteri li ha studiati e ha pubblicato perfino tre biografie: “Trump, vita di un presidente contro tutti”; “Putin, vita di uno zar”; “Il nuovo Mao, Xi Jinping e l’ascesa al potere”. Salvini, che ne è pazzo “culturalmente”, lo avrebbe candidato in Campania contro Vincenzo De Luca (“Io non mi candido per perdere” avrebbe risposto Sangiuliano) e c’è sempre un seggio pronto perché “caro Gennaro, i tuoi libri sono formidabili. Nella Lega abbiamo bisogno di uomini come te”. In quota Mediaset ci sarebbe Nicola Porro che è però più complicato da disciplinare e che meriterebbe un ulteriore articolo.

 

Stanno “provinando” pure lui come candidato sindaco di Roma ma a giorni alterni gli propongono anche la guida di Forza Italia “che solo tu puoi risollevare, se solo ti decidessi”. Insomma, lo sa che nelle riunioni con il Cav. si parla di lei come prossimo leader? E Porro risponde: “Lo so”. Salvo poi aggiungere: “Non ci penso proprio”. E sempre in corsa c’è poi Vittorio Sgarbi che proprio ieri ha annunciato la sua candidatura con il partito Rinascimento. Non è forse lui il vero sindaco d’Italia (San Severino Marche, Salemi, Sutri, Roma)?

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In pratica queste elezioni sono già uno show e per Maurizio Costanzo hanno già superato il suo. “Siamo allo spettacolo al comune. Sono elezioni spettacolari”, dice. Per onestà va ricordato che il primo uomo di varietà a proporsi, per la sinistra, era stato l’attore Massimo Ghini. E la sua provocazione venne presa sul serio tanto che se ne discusse per giorni nelle radio romane che della Capitale sono i grandi elettori. “Conosco sia Porro che Giletti e posso capire la loro curiosità, ma una cosa è andare in onda e un’altra riparare i sampietrini” pensa ancora Costanzo che anni fa venne cercato dal Pd.

 

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Anche lui sindaco di Roma. Eccone un altro. Rifiutò? “Rifiutai. Ricordo come fu difficile con Francesco Rutelli. Lo aiutai, ma in amicizia. Solo allora compresi quanto sia impossibile amministrare Roma. Di certo non mi stupisce che si pensi a loro. Sia Porro che Giletti sono tribuni del popolo. E’ inevitabile che finiscano in politica”. E se le dovessero chiedere il voto. Chi sceglie? “Ma io voterei pure la Raggi, che non ho votato, se solo mi promettesse solennemente di togliere la spazzatura sotto casa”. E al “solennemente” Costanzo si interrompe: “Vabbè. Diciamo che finora il migliore mi pare Calenda”. Non è l’arena. E’ già meglio.
 

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