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Tra la dottrina Trump e il modello Montesano

Il virus e i finti difensori della libertà: la grande lezione di Mattarella

No, non esiste un'ideologia del lockdown. No, non esiste la dittatura sanitaria. Come ribellarsi alla farlocca divisione del mondo suggerita dai minimizzatori della pandemia (sapendo distinguere la paura dalla prudenza)

Claudio Cerasa

La libertà – ha detto ieri con saggezza Sergio Mattarella – non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione”. Il manifesto contro i finti nemici della libertà in fondo è tutto qui: proteggersi per essere più liberi

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Uno dei tradizionali pregi della campagna elettorale americana, pregio che si conferma anche quando le campagne elettorali sono particolarmente oscene, è quello di riuscire a illuminare con chiarezza quali sono le nuove fratture del mondo, quali sono i punti di divisione delle culture politiche e quali sono i temi in grado di accendere il dibattito tra leadership di colore differente. Nel caso specifico, il terreno politico scelto da Donald Trump per sfidare Joe Biden nell’ultimo miglio della campagna elettorale – io, Trump, di fronte al Covid rappresento la libertà; tu, Biden, di fronte al Covid rappresenti la paura – è molto utile da approfondire  perché ci permette di affrontare un tema che da qualche tempo a questa parte inizia con insistenza a campeggiare anche all’interno del dibattito pubblico italiano. E il tema fatto proprio dai trumpiani d’Italia è grosso modo questo: esiste una dottrina politica impregnata di statalismo che punta in modo spietato a imporre una dittatura delle mascherine; che sposa con eccitazione l’ideologia dei lockdown e che cerca scientificamente di sovrastimare i rischi del Covid-19 per controllare meglio i cittadini rendendoli progressivamente sempre più sudditi dello stato.

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Uno dei tradizionali pregi della campagna elettorale americana, pregio che si conferma anche quando le campagne elettorali sono particolarmente oscene, è quello di riuscire a illuminare con chiarezza quali sono le nuove fratture del mondo, quali sono i punti di divisione delle culture politiche e quali sono i temi in grado di accendere il dibattito tra leadership di colore differente. Nel caso specifico, il terreno politico scelto da Donald Trump per sfidare Joe Biden nell’ultimo miglio della campagna elettorale – io, Trump, di fronte al Covid rappresento la libertà; tu, Biden, di fronte al Covid rappresenti la paura – è molto utile da approfondire  perché ci permette di affrontare un tema che da qualche tempo a questa parte inizia con insistenza a campeggiare anche all’interno del dibattito pubblico italiano. E il tema fatto proprio dai trumpiani d’Italia è grosso modo questo: esiste una dottrina politica impregnata di statalismo che punta in modo spietato a imporre una dittatura delle mascherine; che sposa con eccitazione l’ideologia dei lockdown e che cerca scientificamente di sovrastimare i rischi del Covid-19 per controllare meglio i cittadini rendendoli progressivamente sempre più sudditi dello stato.

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In Italia, coloro che hanno scelto di far propria la dottrina cialtro-libertaria non si trovano solo tra gli sciamannati che andranno oggi in piazza a Roma (i sovranisti guidati da Enrico Montesano, che aderisce alla marcia senza però partecipare, e i Gilet arancioni della Pappalardo associati) per manifestare “contro le mascherine” e “contro la dittatura sanitaria” ma si trovano anche tra i parlamentari di Matteo Salvini, tra i commentatori che animano le pagine della Verità, tra gli ospiti che riflettono in prima serata su alcuni programmi di Rai 2 e tra alcuni osservatori che scrivono sul blog di Nicola Porro. La sintesi perfetta della mozione Montesano era ospitata ieri a tutta pagina sul giornale diretto da Maurizio Belpietro: “La democrazia è sospesa dallo scorso gennaio: i pieni poteri fanno comodo agli incompetenti al governo ma la potenza del virus non li giustifica più. Per prolungarli è necessario mantenere alta la paura”. La particolarità di questa corrente di pensiero è che incarna una forma di estremismo ideologico che tende a demonizzare un nemico che in natura non esiste. Non esiste il partito che tifa per i lockdown. Non esiste il partito che tifa per i contagi. Non esiste il partito che tifa per la dittatura. Non esiste il partito che gode per le restrizioni delle libertà. Non esiste il partito che tenta di imporre il socialismo per via sanitaria. Esiste semplicemente un problema molto grave – la pandemia – di fronte al quale c’è chi pensa a come proteggersi il più possibile da un virus molto pericoloso e chi invece pensa che il problema più importante sia proteggersi da chi vuole proteggerci dal virus.

 

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Sarebbe un errore dire che chi si identifica nella dottrina Trump appartiene al partito dei negazionisti (tutti i negazionisti amano Trump, ma non tutti i trumpiani sono negazionisti). Ma sarebbe anche un errore far finta di non vedere uno scenario piuttosto increscioso a cui assistiamo ormai da mesi: gli orfani delle vecchie battaglie antisistema (no euro, no Europa, no immigrati, no casta, no vax) che cercano di scaricare sulla pandemia le battaglie del passato provando a trasformare i teorici della prudenza (ovvero chi invita a mettersi ovunque le mascherine) in professionisti della paura (lo vedete: ci volete tutti sudditi). L’idea che più misure di sicurezza significhi avere più stato e che avere più stato significhi avere meno libertà è un’equazione che in tempi di pandemia non funziona. E per questa ragione chi vuole trovare un modo non pigro per rispondere alle dotte argomentazioni del fronte Montesano-Fusaro-Pappalardo--Borghi-Capezzone ha il dovere di non cadere in un tranello in cui invece qualcuno ogni tanto rischia cadere. Primo: non contrapporre ai finti difensori della libertà la dottrina della paura (vale anche per De Luca, che ieri ha minacciato nuovi lockdown). Secondo:   spiegare che di fronte alla seconda ondata serve suggerire prudenza, non alimentare il panico. Terzo:  ricordare  alla politica che su questi temi, piuttosto che dividersi, occorre trovare  un modo (a) per non colpevolizzare i cittadini e (b) per essere all’altezza della responsabilità e del buon senso mostrati fino a oggi dalla stragrande maggioranza degli italiani. “La libertà – ha detto ieri con saggezza Sergio Mattarella – non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione”. Il manifesto contro i finti nemici della libertà in fondo è tutto qui: proteggersi per essere più liberi.
 

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