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De Luca a Roma per l’allarme coronavirus in Campania

Simone Canettieri

"La situazione della Campania, così come quella della Puglia, è preoccupante”, dice al Foglio Franco Locatelli. Il governatore incontra il ministro Speranza ed è pronto alla stretta

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Roma. La paura corre sul filo dei numeri: ieri i positivi al coronavirus sono stati 757 in Campania. Tanti, troppi. Soprattutto alla luce dei tamponi effettuati (9.925, la metà di quelli nel Lazio). E allora, davanti a questi dati, l’incontro tra il governatore Vincenzo De Luca e il ministro della Salute Roberto Speranza ha fatto pensare, a molti, a scenari bui. Quelli di imminenti provvedimenti. Come l’istituzione di nuove zone rosse, lockdown territoriali. Magari tra una settimana, se la situazione non dovesse rientrare. Versione smentita ufficialmente dal ministero e dalla regione, ma che nessuno, a microfoni spenti, si sente di escludere del tutto. “Sì, la situazione della Campania, così come quella della Puglia, è preoccupante”, si limita a dire al Foglio Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, prima di varcare la porta del ministero. In Campania, o meglio a Napoli, la densità della popolazione è la più alta d’Italia. Situazione ottimale per il propagarsi del virus.

 

De Luca è il primo governatore che ha anticipato con misure restrittive la seconda ondata: da dieci giorni ha imposto la mascherina obbligatoria e ha ordinato lo stop alla movida. Per il momento, il servizio sanitario regge. Ma per quanto? La domanda rimbalza anche a Roma, dove ieri appunto si è presentato il governatore. “E’ una situazione critica”, ammettono dal suo entourage. E anche le regioni confinanti sono preoccupate. Non a caso ieri il Lazio ha emanato un’ordinanza molto stringente per la provincia di Latina che sembra l’anticamera di un lockdown: ingressi contingentati nei locali e nelle palestre, stop alle visite ai parenti negli ospedali. De Luca è pronto alla stretta, ma aspetta. Almeno una settimana, forse due. 

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