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In attesa delle primarie del centrosinistra

C'è un altro candidato a sindaco di Roma: Giovanni Caudo. Intervista

Tra strada e cielo. Il presidente del terzo municipio spiega la sua idea per Roma

Marianna Rizzini

La necessità di un racconto "non lamentoso" per la città e quella di "un vero piano di sviluppo". I danni della retorica. Le priorità. Il rapporto con il Pd

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Di che cosa ha bisogno Roma, oggi, nel bel mezzo della pandemia ma soprattutto in prospettiva, quando dalla pandemia si uscirà e la capitale dovrà essere o almeno provare a essere motore di ripresa. Individuare il bisogno è però parte stessa del problema, e Giovanni Caudo, presidente di centrosinistra del terzo municipio (“vinto” nel 2018 alla testa di una coalizione larghissima), annuncia al Foglio di “essere pronto” a candidarsi se, come si augura, si faranno le primarie del campo progressista, convinto che Roma abbia bisogno intanto di “non essere raccontata sempre con lo stesso lessico lamentoso, come città sospesa tra assistenzialismo e degrado ladrone. La retorica ci ha fatto male”. “Mi metto quindi a disposizione”, dice Caudo, “per costruire un percorso e aprire un dialogo ampio sui mali di Roma. E le primarie, in questo senso, sono una grande occasione: le dobbiamo a una città che attende un progetto capace di riportarla nel ventunesimo secolo. Io vorrei dare alla competizione per l'elezione del prossimo sindaco un contributo per il cambiamento, anche nell'ottica di scelte radicali. Evitiamo insomma di considerare la 'manutenzione ordinaria' della città come strada obbligata. Teniamo insieme il marciapiede e il cielo: sul marciapiede incontri le persone e le ascolti, vedi i problemi, ma poi devi volare alto e coltivare l'ambizione per una città che è capitale al quadrato”.

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Di che cosa ha bisogno Roma, oggi, nel bel mezzo della pandemia ma soprattutto in prospettiva, quando dalla pandemia si uscirà e la capitale dovrà essere o almeno provare a essere motore di ripresa. Individuare il bisogno è però parte stessa del problema, e Giovanni Caudo, presidente di centrosinistra del terzo municipio (“vinto” nel 2018 alla testa di una coalizione larghissima), annuncia al Foglio di “essere pronto” a candidarsi se, come si augura, si faranno le primarie del campo progressista, convinto che Roma abbia bisogno intanto di “non essere raccontata sempre con lo stesso lessico lamentoso, come città sospesa tra assistenzialismo e degrado ladrone. La retorica ci ha fatto male”. “Mi metto quindi a disposizione”, dice Caudo, “per costruire un percorso e aprire un dialogo ampio sui mali di Roma. E le primarie, in questo senso, sono una grande occasione: le dobbiamo a una città che attende un progetto capace di riportarla nel ventunesimo secolo. Io vorrei dare alla competizione per l'elezione del prossimo sindaco un contributo per il cambiamento, anche nell'ottica di scelte radicali. Evitiamo insomma di considerare la 'manutenzione ordinaria' della città come strada obbligata. Teniamo insieme il marciapiede e il cielo: sul marciapiede incontri le persone e le ascolti, vedi i problemi, ma poi devi volare alto e coltivare l'ambizione per una città che è capitale al quadrato”.

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Raggi ha fatto della manutenzione ordinaria una scelta: “Pensiamo all'errore della rinuncia alla Olimpiadi”, dice Caudo, “come se non fossero state e non fossero chiare le potenzialità di questa città”. Su alcune fragilità di fondo di Roma è piombato il Covid. “Penso al turismo, ma è chiaro che di fronte a un generale impoverimento del tessuto produttivo cittadino ci si deve domandare quale modello di sviluppo economico si voglia mettere in campo. Io penso a un grande patto tra scienza ed economia, e lo dico dopo aver partecipato, oggi, all'inaugurazione dell'anno accademico all'Università Roma Tre, dove studiano ragazzi che potrebbero diventare presto classe dirigente, come i loro colleghi degli altri atenei della città, e penso ai servizi di cui questa città ha un bisogno urgentissimo”. 

 

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Che cosa farà Caudo, da candidato, ovviamente in caso di primarie? “Dobbiamo fare un viaggio nella città, percorrerla angolo per angolo, e raccontare ai cittadini quale idea di Roma abbiamo in mente, una Roma che vorremmo finalmente libera dall'eterno conflitto innovazione-status quo. Roma ora deve scegliere l'innovazione come unica via per un futuro alla sua altezza. Questa è una città dalle enormi diseguaglianze – che potrebbero approfondirsi, tra centro e periferia – ma è anche una capitale di potenzialità immense. E io non credo che il declino di cui tanto si parla in riferimento a Roma sia un destino inesorabile”.

 

Quando sente dire “amministriamo la città” (vedi alcuni slogan a Cinque stelle), Caudo pensa che il termine “amministrare” sia sbagliato e riveli un errore di impostazione: “La città si governa, non si amministra. E' mancata, in questi anni, proprio la capacità di governare, il che vuol dire anche assorbire contraccolpi, capire la complessità”. Si torna alla necessità di governo anche economico della capitale, e quindi a un modello di sviluppo “possibilmente non assistenzialistico”, dice il presidente del III municipio, “su rifiuti, lavoro, investimenti”. Con chi disegnarlo, il modello? “Serve un'evoluzione anche nel rapporto con il Pd. E' possibile, lo abbiamo fatto in alcuni municipi, allargando lo sguardo. E Roma, ripeto, se lo merita”.

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