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Il personaggio

"Sta con i casaleggesi o con gli scissionisti?" Nel M5s lo strano caso di mister Dettori

Lavora con Di Maio in Farnesina, ma è anche socio di Rousseau. E ha accesso al blog e al Facebook dei grillini, domenica ha litigato con Crimi

Simone Canettieri e Luciano Capone

Nella guerra tra bande dei pentastellati spunta fuori la figura del braccio destro di Luigi e di Davide. Intanto partono gli Stati Generali del Movimento

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Terzo incomodo, suo malgrado. Forse. La mattina va in Farnesina come “consigliere del ministro per la cura delle relazioni con le forze politiche inerenti le attività istituzionali” (120 mila euro all’anno); di pomeriggio mette le mani nel motore dell’Associazione Rousseau di cui prima era dipendente e ora è uno dei tre soci (responsabile editoriale).

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Terzo incomodo, suo malgrado. Forse. La mattina va in Farnesina come “consigliere del ministro per la cura delle relazioni con le forze politiche inerenti le attività istituzionali” (120 mila euro all’anno); di pomeriggio mette le mani nel motore dell’Associazione Rousseau di cui prima era dipendente e ora è uno dei tre soci (responsabile editoriale).

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E’ l’anello di congiunzione tra il mondo di Luigi Di Maio, che ha seguito a Roma, e quello di Davide Casaleggio, di cui è amico e fedele subordinato dai tempi del padre Gianroberto in via Morone. Schivo, in apparenza ombroso, noto per l’allergia ai giornalisti. Ma, come racconta chi lo conosce, “tanto se Pietro deve parlare lo fa tramite il blog”.

Ecco, il ruolo di Pietro Dettori, un’anomalia in questa fase di guerre stellari, è proprio questo. Ha le chiavi del Blog delle stelle (l’house organ del movimento di proprietà di Casaleggio attraverso Rousseau) e gestisce cosa pubblicare e cosa cestinare. Allo stesso tempo, ha anche le password della pagina Facebook del M5s dove domenica ha tentato di postare il messaggio di fuoco di Davide contro i governisti già pubblicato sul blog. Salvo doverlo cancellare – ma il Foglio ha potuto  visionare gli screenshot del post poi rimosso – dopo l’ira di Vito Crimi. 


Un’anomalia, quella di Dettori, che  descrive  la fase critica del movimento. Una volta era il simbolo incarnato del patto di ferro con cui Di Maio e Casaleggio avevano preso il controllo del partito. Ora che l’alleanza si è rotta è un oggetto del mistero. Con chi sta? 

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Sta con i casaleggesi o con gli scissionisti? Segue gli input di Milano o quelli di Roma? Resta fedele al movimento delle origini, quello descamisado nato in via Morone, o al movimento di governo, quello incravattato  che si è insediato alla Farnesina?  

Da un lato, infatti, c’è Davide, il capo dei casaleggesi, che  sta perdendo  sempre più il controllo sul movimento, vuole conservarne i princìpi fondativi evitando che salti il limite del doppio mandato, anche per poter riaffermare il potere di Milano sulla casta degli eletti romani.

E per questo pretende gli arretrati, sospende i servizi di Rousseau e minaccia di staccare la spina, con il rischio di arrivare  al divorzio perdendo tutto. Dall’altro lato, però, ci sono gli scissionisti, i rivoltosi anti caseleggesi che più si agitano, più evocano rotture e più si rendono conto di essere prigionieri del figlio di Gianroberto. Non solo attraverso la ragnatela di statuti, associazioni e regolamenti, ma anche per via degli uomini chiave che giocano tra le due linee, alimentando sospetti e diffidenze. 
Dettori è nella zona grigia, si trova fra i due fuochi.

E non è un personaggio qualsiasi nella storia grillina. Nel suo appartamento con vista su Castel Sant’Angelo è nato il Conte bis; era in prima fila quando Di Maio lanciò i “facilitatori” (era lui a gestire anche la chat, pur non ricoprendo ruoli nella squadra al contrario della compagna, la deputata Iolanda Di Stasio).  E’ lui che gestisce i canali della comunicazione. Il nome dell’ex braccio destro di Gianroberto  rimbalza in queste ore nelle chat dei parlamentari grillini, ma torna ciclicamente quando ci sono momenti di tensione. Fu lui a suggerire a Di Maio, nell’estate del 2018, di fare il famoso video per chiedere l’impeachment del presidente Sergio Mattarella (evidentemente per queste doti diplomatiche è stato scelto come consigliere del ministro degli Esteri); fu sempre lui a convincere Di Maio ad attaccare Virginia Raggi quando, nel maggio del 2019, la sindaca di Roma  sfidò gli estremisti di destra che manifestavano contro  l’assegnazione di una casa popolare a una famiglia rom (che ne aveva diritto). 

Passaggi che  sostanziano la presenza  di Dettori nei processi politici più importanti  e il suo ruolo nella gestione della comunicazione del M5s. Un pilota per due auto, che però ora corrono in direzioni opposte.  Il clima è molto teso nel movimento, soprattutto dopo l’annuncio degli Stati generali previsti il 7 novembre: la data dell’inizio della resa dei conti. Dettori resta in silenzio, sperando che nessuno lo metta di fronte alla scelta definitiva: Davide o Luigi? I casaleggesi o gli scissionisti?

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