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Aver a che fare con il M5s

Nicola Salvini e Matteo Zingaretti

Vite parallele con un finale ancora da scrivere

Salvatore Merlo

Il segretario del Pd e il segretario della Lega, analogie (e ultimatum) di due leader alle prese con le bizze dei grillini

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“Finché ci sono cose da fare si va avanti. Ma se la bicicletta si ferma, cade”.  Chi l’ha detto? Matteo Salvini alla vigilia del Papeete o Nicola Zingaretti dopo le regionali? E di chi è invece la frase “non cambia nulla se il M5s mantiene i patti”? E’ di Nicola o è al contrario di Matteo? Ed è stato il segretario della Lega o quello del Pd a dire che “il reddito di cittadinanza va rivisto?” (risposta: l’hanno detto entrambi). Come ben si vede il gioco è facile e potrebbe anche durare  a lungo – “non si governa con quattro idee diverse del paese” ha detto qualche giorno fa Zingaretti riferendosi ai grillini, mentre Salvini a suo tempo aveva detto che “le idee devono essere condivise altrimenti è difficile governare”. E il fatto è che questi due uomini così diversi per linguaggio e indole personale si trovano a vivere, l’uno dopo l’altro, una situazione non così diversa. Salvini si fece aggressivo e baldanzoso dopo le europee stravinte, e si andò poi a schiantare con il mojito e le danze sulla spiaggia. Zingaretti ha invece trovato coraggio dopo le regionali, e chissà come andrà a finire. Entrambi hanno avuto a che fare con il Movimento cinque stelle, da una condizione prima  di debolezza e poi di forza. Entrambi si sono misurati con i grillini che perdono voti  ma che pure continuano a essere il partito di maggioranza relativa,  in un contesto sempre più sfilacciato, nervoso e mattoide. Salvini s’era convinto di poter andare alle elezioni e incassare, dunque martellava. Anche Zingaretti ora ci va pesante, ma per fare cosa? (Merlo segue a pagina tre)

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“Finché ci sono cose da fare si va avanti. Ma se la bicicletta si ferma, cade”.  Chi l’ha detto? Matteo Salvini alla vigilia del Papeete o Nicola Zingaretti dopo le regionali? E di chi è invece la frase “non cambia nulla se il M5s mantiene i patti”? E’ di Nicola o è al contrario di Matteo? Ed è stato il segretario della Lega o quello del Pd a dire che “il reddito di cittadinanza va rivisto?” (risposta: l’hanno detto entrambi). Come ben si vede il gioco è facile e potrebbe anche durare  a lungo – “non si governa con quattro idee diverse del paese” ha detto qualche giorno fa Zingaretti riferendosi ai grillini, mentre Salvini a suo tempo aveva detto che “le idee devono essere condivise altrimenti è difficile governare”. E il fatto è che questi due uomini così diversi per linguaggio e indole personale si trovano a vivere, l’uno dopo l’altro, una situazione non così diversa. Salvini si fece aggressivo e baldanzoso dopo le europee stravinte, e si andò poi a schiantare con il mojito e le danze sulla spiaggia. Zingaretti ha invece trovato coraggio dopo le regionali, e chissà come andrà a finire. Entrambi hanno avuto a che fare con il Movimento cinque stelle, da una condizione prima  di debolezza e poi di forza. Entrambi si sono misurati con i grillini che perdono voti  ma che pure continuano a essere il partito di maggioranza relativa,  in un contesto sempre più sfilacciato, nervoso e mattoide. Salvini s’era convinto di poter andare alle elezioni e incassare, dunque martellava. Anche Zingaretti ora ci va pesante, ma per fare cosa? (Merlo segue a pagina tre)

 

E certo l’uno era contundente e spavaldo, al punto che ai grillini diceva “tappatevi la bocca è l’ultimo avviso”, mentre l’altro fa quasi violenza alla propria natura quando dice che “questa maggioranza non può andare avanti solo per eleggere il presidente della Repubblica” o che “Virginia Raggi è il principale problema di Roma”. D’altra parte, si sa, Salvini è anima e felpa, corpo e ruspa. Il personaggio che porta il suo nome si mantiene in uno  stato di perenne eccitazione sentimentale e d’infiammazione uterina. Mentre il talento di Zingaretti, al contrario, è quello della digestione lenta. Fin dai tempi delle giovanili comuniste il suo genio s’è manifestato nella scelta delle parole da omettere, più che in quelle da dire. Uomo di compromesso, federatore di correnti litigiose, il segretario del Pd si è sempre  mosso rispettando quel detto secondo il quale “chi ha la lingua troppo lunga può inciamparci” (che è all’incirca l’incidente occorso a quello sgarzolino twittante del segretario leghista). Ma allora cosa succede? Il prudente si fa audace, il sonnacchioso si desta. E la sua immagine s’intreccia, in un incongruo groviglio, con quella dell’altro uomo che s’era trovato prima di lui a dover governare con Luigi Di Maio e con Giuseppe Conte. Quindi Zingaretti annuncia una “fase nuova”, e chiede il Mes, proprio come il leghista annunciava “una ripartenza” ed esigeva la Tav.  Quindi lui pretende di cancellare i decreti Sicurezza come l’altro ne pretendeva invece l’approvazione. E proprio come Salvini mordeva ma poi negava d’essere interessato a un rimpasto (“mi interessa solo il taglio delle tasse”), anche lui dice “rimpasto? Chiedete a Conte”. Dunque, fingendo noncuranza e disinteresse,  aggiunge che “il Pd pensa solo al Recovery fund”.  Tutto questo però mentre il suo vicesegretario, Andrea Orlando, ripete “rimpasto”, “rimpasto” e ancora “rimpasto”, e lo fa persino quando Zingaretti gli sta accanto in conferenza stampa e gli passa il microfono. Ecco allora Matteo Zingaretti e Nicola Salvini. Vite che si fanno impensabilmente  parallele, come inconfessabili sono le analogie. Il finale della favola  è ancora da scrivere. Vivranno felici e contenti, i grillini e il Pd, oppure il segretario pacioso si trasformerà in un orco pronto alla rampata,  perché stanco di aspettare una svolta che non si vede? A Salvini non andò bene, com’è noto. Ma un riflesso allo specchio non è identità. 

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