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capirci un fico secco

Cosa non ha compreso Roberto Fico del Mes e del Recovery fund

Davvero il Recovery, a differenza del Mes, è "debito assolutamente condiviso"? Ed è vero che il Mes  è "una struttura non rappresentata dagli stati europei"?

Luciano Capone

Il presidente della Camera va in televisione per spiegare le differenze tra gli strumenti europei per rispondere alla crisi, ma dimostra di non conoscere minimamente come funzionano. L'Europa ha già un'architettura istituzionale articolata e meccanismi complicati, la terza carica dello stato non dovrebbe aggiungere confusione 

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Molta dell’ostilità o della diffidenza nei confronti dell’Unione europea è dovuta alla complessità dei meccanismi decisionali e dell’architettura istituzionale. La retorica antieuropeista contro gli “euroburocrati” prospera proprio sull’incomprensione delle funzioni di tanti organi e istituzioni dalle sigle spesso simili. Per contrastare questa retorica, oltre a migliorare il funzionamento della macchina europea, bisognerebbe quantomeno spiegare correttamente come funziona.

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Molta dell’ostilità o della diffidenza nei confronti dell’Unione europea è dovuta alla complessità dei meccanismi decisionali e dell’architettura istituzionale. La retorica antieuropeista contro gli “euroburocrati” prospera proprio sull’incomprensione delle funzioni di tanti organi e istituzioni dalle sigle spesso simili. Per contrastare questa retorica, oltre a migliorare il funzionamento della macchina europea, bisognerebbe quantomeno spiegare correttamente come funziona.

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Purtroppo il presidente della Camera Roberto Fico, intervenuto sulla televisione pubblica a “Cartabianca”, ha usato la sua intervista per alimentare la disinformazione e la confusione sulle istituzioni europee, in particolare sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Cosa che è particolarmente grave per la terza carica dello stato. Per rispondere a una domanda sull’opportunità di ricorrere alla linea di credito sanitaria del Mes, Fico l’ha presa alla larga facendo un confronto con il Recovery fund: “In questo caso, questo debito che facciamo, i 200 miliardi che arrivano a noi come ad altri stati europei, è un debito assolutamente condiviso, di responsabilità collettiva dell’Unione europea, dove ognuno copre l’altro”. Per quanto riguarda il Mes, invece, “stiamo parlando di un’altra cosa, di un’altra struttura, dove nessuno in Europa ha acceso il Mes e dove non c’è una condivisione della responsabilità del debito – dice Fico –. Non è un debito che noi condividiamo con tutta Europa, se succede qualsiasi cosa dobbiamo avere a che fare con una struttura che non è rappresentata dagli stati europei”. Molte delle affermazioni di Fico non sono vere.

 Innanzitutto, non è vero come dice il presidente della Camera che i 209 miliardi del Recovery fund sono “un debito assolutamente condiviso, di responsabilità collettiva dell’Ue”. Almeno, non nel modo in cui lascia intendere lui. È vero che per la prima volta in maniera consistente l’Unione si indebiterà sui mercati per obiettivi comuni, ma non vuol dire che tutte le risorse erogate diventeranno debito condiviso. Perché – fatti salvi i grants, i cosiddetti soldi “a fondo perduto” – i prestiti entreranno nella contabilità nazionale, dovranno essere cioè restituiti dai singoli stati che li hanno contratti. Naturalmente il vantaggio per gli stati membri, almeno per quelli che hanno un merito di credito peggiore, è che questi prestiti sarebbero più vantaggiosi perché l’Ue ha un rating migliore. Per stare all’Italia sui 209 miliardi previsti dall’accordo europeo, tolti gli 82 miliardi di sussidi, i restanti 127 miliardi di prestiti non saranno “debito condiviso dell’Ue”, come sostiene Fico, ma debito pubblico italiano. Un discorso analogo vale per lo Sure, lo schema contro la disoccupazione. La Commissione, grazie alle garanzie degli stati membri, si indebita sui mercati per 100 miliardi per poi prestarli a condizioni di favore ai singoli stati che ne fanno richiesta. Anche in questo caso, i 27 miliardi richiesti e ottenuti dall’Italia saranno debito pubblico italiano (non europeo).

È pertanto scorretta la contrapposizione di Fico tra i debiti con l’Ue che sarebbero “condivisi” e quelli con il Mes “dove non c’è una condivisione”. Perché il Mes funziona per la sanità proprio come lo schema Sure per la disoccupazione: l’istituzione, sulla base di garanzie comuni, prende soldi sul mercato e grazie al suo rating migliore eroga a paesi come l’Italia prestiti a tassi vantaggiosi (addirittura negativi). In questo senso non c’è differenza tra prestiti del Recovery fund, dello Sure e del Mes. Ma fa sgranare gli occhi l’affermazione secondo cui al debito contratto con il Mes “se succede qualsiasi cosa dobbiamo avere a che fare con una struttura che non è rappresentata dagli stati europei”. In una sola frase Fico dice una cosa preoccupante e una falsa. Nella prima parte afferma che l’Italia, che ha 2.500 miliardi di debito pubblico, può avere difficoltà a pagarne 35 in dieci anni (un segnale allarmante per i mercati); nella seconda mostra di non sapere cosa sia il Mes, perché è un’istituzione fondata e “rappresentata dagli stati europei”, più precisamente da quelli dell’Eurozona (può confermarglielo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri che fa parte del board of governors del Mes). L’architettura istituzionale europea è complicata, ma almeno il presidente della Camera dovrebbe conoscerla.

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