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Equilibri governativi

Chi è Gian Paolo Manzella, l'unico zingarettiano al governo

È il governo di Zingaretti, ma il segretario sembra non avere grandi amici fra i ministri. Fa eccezione il suo ex assessore in Regione

David Allegranti

"L'assessore di Zingaretti" è sottosegretario al Mise. Figlio d'arte e catalano, vero pivot del segretario nell'esecutivo

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È il suo governo, ma Nicola Zingaretti sembra non avere grandi amici fra i ministri. Persino il ministro Roberto Gualtieri sull’utilizzo dei soldi del Mes – questione che dopo aver spaccato il M5s ha spaccato anche il Pd – è diventato freddo. L’unico su cui può contare è Gian Paolo Manzella, sottosegretario allo sviluppo economico, amico di vecchissima data e quello dotato di più standing internazionale nell’entourage zingarettiano.

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È il suo governo, ma Nicola Zingaretti sembra non avere grandi amici fra i ministri. Persino il ministro Roberto Gualtieri sull’utilizzo dei soldi del Mes – questione che dopo aver spaccato il M5s ha spaccato anche il Pd – è diventato freddo. L’unico su cui può contare è Gian Paolo Manzella, sottosegretario allo sviluppo economico, amico di vecchissima data e quello dotato di più standing internazionale nell’entourage zingarettiano.

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Il giorno dopo il risultato elettorale, era al Nazareno per congratularsi con il segretario del Pd e tentare di dare l’indirizzo politico al partito via Twitter: “Grazie a tutti per i risultati di ieri e ora subito al lavoro: per avviare la fase delle riforme, per  investire le risorse di Next Generation Eu e ridare all’Italia crescita e lavoro; per costruire, con il Mes, il migliore sistema sanitario”. Sul punto poi ci è tornato sopra in questi giorni: “La questione delle condizionalità è stata chiarita da Gentiloni e Dombrovskis con delle lettere ufficiali. Lo chiedono i presidenti di regione, ultimo il sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Secondo me ci sono una serie di elementi che dicono che queste risorse vadano prese”, ha detto Manzella in un’intervista a Radio Cusano Campus. Quanto al Recovery Fund, ha aggiunto, “queste risorse arriveranno di fronte a dei progetti, a dei programmi che devono essere rilevanti tanto quanto le somme che riceviamo. A me piacerebbe che questo fondo ci aiutasse a fare una trasformazione profonda della Pubblica amministrazione, penso che questo sia il vero tallone d’Achille del nostro paese”.

 

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Manzella è, insomma, l’unico zingarettiano di stretta osservanza del governo. Classe 1965 come Zingaretti, nato a Barcellona (non per caso, la madre è catalana e appartiene a una famiglia borghese socialista), figlio del costituzionalista ed ex parlamentare dell’Ulivo Andrea Manzella, il sottosegretario è un ufficiale di complemento di lusso dello zingarettismo. Non un politico puro ma un tecnocrate, almeno in origine. Una compagna che fa politica: Camilla Laureti, candidata sindaco a Spoleto.

 

Laurea in Giurisprudenza, con tesi in diritto amministrativo (relatore Sabino Cassese, di cui poi diventerà collaboratore), master in relazioni internazionali alla Yale University. Giocatore di golf e ciclista. Bravo con le imitazioni (pare sia nota quella che fa di Albino Ruberti, capo di gabinetto di Zingaretti). Per anni, dopo un’esperienza accademica come assegnatario di ricerca (con Marcello Clarich), Manzella ha lavorato prima alla Banca Commerciale Italiana, poi alla Banca Europea per gli investimenti. Nel 2001 era insieme a Iginio Ariemma al comitato di Rutelli per scrivere il programma elettorale che avrebbe dovuto battere Berlusconi. Dal 2008 al 2012 ha lavorato alla Provincia di Roma nel Dipartimento Innovazione, poi è stato eletto nel listino consigliere regionale del Lazio, dove è rimasto dal 2013 al 2018.

 

In Consiglio arrivò appunto grazie al listino del Presidente, una scelta che Zingaretti rivendicò quando Manzella vergò un bilancio dei primi trenta mesi di mandato come consigliere: la legge elettorale, spiegò il governatore del Lazio, ha permesso di sfruttare “pienamente le potenzialità  del  listino per aprire l’assemblea regionale a persone con esperienze utili a un moderno policy-making”. Gian Paolo Manzella, come i suoi colleghi di listino, spiegò Zingaretti nell’introduzione al bilancio dei primi trenta mesi, “ha deciso, infatti, di confrontarsi con la ‘cosa pubblica’, di mettere a disposizione le sue idee, di dare un contributo alla modernizzazione della regione. E in queste pagine si vede la passione e l’intelligenza con cui ha cercato di farlo. Condivido con Gian Paolo – e non da oggi – l’ambizione di costruire una regione diversa: moderna e ottimista, aperta e innovativa. E ho in comune con lui anche l’atteggiamento di guardare al di fuori dei nostri confini per trovare soluzioni alle sfide che il Governo di una realtà complessa come il Lazio ci pone”.

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Nel 2018 è diventato assessore allo Sviluppo economico e all’Innovazione della giunta Zingaretti. La delega all’Innovazione se la porta dietro dai tempi della provincia di Roma e tutt’ora continua a occuparsene: “Trovo che nel mondo delle startup si sia creato un rapporto tra pubblico e privato molto positivo, strategico per costruire l’Italia per la next generation italiana ed europea”, ha detto di recente intervenendo a Sistema Invitalia Startup. “Per il mondo delle start up importante è il Fondo nazionale dell’innovazione e anche la reazione da parte del settore pubblico al Covid che ha preso la forma di detrazioni fiscali”. Le agevolazioni, ha ricordato, hanno dato alle startup un accompagnamento nella crescita. E’ un ulteriore riconoscimento per rafforzare la professionalizzazione delle startup”.

 

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Per molti è tutt’ora “l’assessore di Zingaretti” nonostante faccia ormai altro e al segretario del Pd è servito per entrare in contatto con mondi lontani dal suo, fuori dal grande raccordo anulare. Autore di un paio di libri, l’ultimo pubblicato dal Mulino nel 2011 è sulla politica regionale europea, di cui è esperto.

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