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Recovery tra palco e realtà

Tutti gli ostacoli del Next Generation Ue

Massimiliano Smeriglio

Il via libera all'erogazione dei fondi è un incastro complicato di volontà politica e procedure. Attenzione a non alimentare aspettative che non corrispondono alla realtà 

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Ora che la campagna elettorale è terminata, forse riusciremo a fare una discussione seria sul Recovery. Next Generation Eu, insieme al Bilancio settennale europeo, potrà garantire una risposta efficace alla crisi generata dalla pandemia. Ad alcune condizioni.

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Ora che la campagna elettorale è terminata, forse riusciremo a fare una discussione seria sul Recovery. Next Generation Eu, insieme al Bilancio settennale europeo, potrà garantire una risposta efficace alla crisi generata dalla pandemia. Ad alcune condizioni.

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La presidente Von Der Leyen è stata chiara nel definire le condizionalità progettuali per accedere ai fondi. Transizione ecologica, innovazione digitale, inclusione sociale e sanitaria, conoscenza: questi i pilastri del nuovo modello di sviluppo. Saremo dunque misurati sulla capacità di progettare il cambiamento. Insomma Next Generation Eu non è un mille proroghe, non sarà uno strumento a pioggia da litigarsi tra territori e istituzioni, bensì una sfida sulla qualità della nostra visione di Paese. 

 

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Ma non è tutto. Perché per ragioni diverse il processo di raccolta fondi e redistribuzione presso i singoli paesi potrebbe incepparsi o rallentare per una sorta di ostruzionismo dei paesi frugali e di Ungheria e Polonia.

Nel 2008 il Piano europeo di ripresa dalla crisi economica era inteso solo a coordinare gli stimoli finanziati da ogni singolo Stato membro. 

Next Generation stabilisce per la prima volta un modello di co-finanziamento tra Europa e Stati nazionali per sostenere la spesa pubblica e le riforme. Un passo storico verso la condivisione europea di rischi e opportunità, grazie alla emissione di titoli comuni. 

 

La Commissione Europea è stata autorizzata a raccogliere fino a 750 miliardi di euro sui mercati. I fondi potranno essere utilizzati per fornire prestiti fino a 360 miliardi di euro e sovvenzioni fino a 390 miliardi di euro. Questi saranno erogati fino alla fine del 2026 e rimborsati entro il 2058. La più grande emissione di titoli sovranazionali mai avvenuta aumenterà inevitabilmente il debito dell’Unione.

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Mentre i prestiti saranno rimborsati dagli Stati membri beneficiari, il Consiglio ha voluto riformare il sistema delle risorse proprie per garantire che i rimborsi delle sovvenzioni siano coperti, tra le altre voci, anche da una nuova tassazione europea.

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Tuttavia, per poter beneficiare dei fondi previsti da Next Generation, la strada da percorrere non è né semplice né breve. 

 

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Il cuore di Next Generation è costituito dal Recovery and Resilience Facility. L'intero portafoglio di prestiti e l'80 per cento delle sovvenzioni saranno assegnati al Recovery, il cui scopo è quello di sostenere gli investimenti e le riforme negli Stati membri.

Affinché lo strumento diventi operativo dal 1° gennaio 2021, la proposta legislativa del Recovery deve essere concordata da Consiglio e Parlamento. Tutto ciò comporterà negoziati tecnici, l'avallo degli eurodeputati e degli Stati membri su quattro passaggi: il Recovery, il regolamento del Bilancio, la decisione sulle risorse proprie e la legislazione settoriale per l'attuazione del Bilancio stesso. 

 

Il pacchetto relativo al Bilancio pluriennale prevede un regolamento che stabilisce la capacità di spesa e una decisione sulle risorse proprie che indichi la provenienza delle entrate. Quindi, entrambi i procedimenti sono fondamentali affinché Next Generation possa partire. Il regolamento sul Bilancio per entrare in vigore presuppone l’unanimità del Consiglio e l’approvazione del Parlamento; mentre la decisione sulle risorse proprie presuppone l'accordo unanime in sede di consiglio, il parere del Parlamento europeo e, infine, la ratifica da parte dei singoli parlamenti nazionali. 

 

Proprio la decisione sulle risorse proprie è un primo ostacolo da superare. Il Parlamento europeo è stato il più convinto sostenitore della creazione di nuove tasse per pagare il fondo di recupero. Le prime iniziative saranno una tassa sulle materie plastiche monouso o un'espansione del sistema di scambio delle emissioni dell'Unione. I nuovi prelievi comprenderanno una tassa digitale e una tassa sulle transazioni finanziarie. Tuttavia, l’ambizione del Parlamento si scontrerà con gli interessi nazionali, soprattutto dei cosiddetti frugali, e questo potrebbe allontanare la necessaria unanimità del Consiglio affinché la decisione passi allo step finale: la ratifica dei parlamenti nazionali.

 

A ciò si aggiunge la difficolta nel raggiungere l’unanimità in seno al Consiglio in merito al regolamento sul Bilancio, per il quale Parlamento e Commissione stanno già facendo fronte comune per inserire una condizionalità di rilievo per vincolare i fondi comunitari al rispetto dello Stato di diritto e dei valori fondamentali dell’Unione. Un aspetto non facile da digerire per alcuni Stati membri. 

Infine, per ricevere il sostegno del Recovery, gli Stati membri dovranno preparare Piani nazionali con il programma di riforme e investimenti pubblici per gli anni 2021/23, coerenti con le raccomandazioni ricevute negli ultimi anni. Il termine per la presentazione è fissato al 30 aprile 2021. Il sostegno finanziario sarà erogato a rate quando saranno raggiunti i traguardi e gli obiettivi individuati. 

 

Dunque non sarà una passeggiata. Un incastro complicato di volontà politica e procedure che non possono ammettere superficialità, parcellizzazione e proclami astratti. E’ necessario lavorare sodo sul piano diplomatico, tecnico e politico. Anche perché si rischia di raccontare ai cittadini una opportunità che non corrisponde alle aspettative. Soprattutto dal punto di vista dei tempi di erogazione, come ci ha ricordato nei giorni scorsi l’ambasciatore tedesco a Bruxelles Michael Clauss.

 

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