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“Per governare Roma serviranno idee e competenze”. Parla Rutelli

Nasce la Scuola di Servizio civico ideata dall'ex ministro (e sindaco della Capitale) per formare gli amministratori del futuro

Marianna Rizzini
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Roma. La scalinata di Valle Giulia, facoltà di Architettura con storia ingombrante, si staglia deserta davanti agli occhi del visitatore. Ma è un'illusione ottica: dietro l'angolo, all'ingresso, ordinatamente in fila con le mascherine, entrano studenti e docenti della Scuola di Servizio Civico ideata e presieduta da Francesco Rutelli. E' il 25 settembre, primo giorno di lezioni, stavolta in presenza, ma si proseguirà poi con sistema misto (e anche con sopralluoghi-lezioni in alcuni luoghi chiave della città: cantieri della metropolitana, palazzi-alveare, stazioni).

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L'idea è quella di formare “amministratori competenti”, non un obiettivo scontato dopo l'ubriacatura di antipolitica che ha visto prevalere l'idea della non-competenza al potere – cosa che nella Roma di Virginia Raggi ha portato più di un danno. Introduce i lavori del primo giorno la preside di Architettura, Anna Maria Giovenale, alludendo alla “grande responsabilità civile” risvegliata dall'emergenza pandemica, mentre Alessandro Mariani, rettore della IUL, evoca il civismo diffuso emerso proprio durante il lockdown, al tempo stesso “tragedia e svolta”, svolta antropologica, ecologica, culturale. E non a caso rimandano a un profondo ripensamento dello spazio urbano le dieci aree tematiche del corso (tra i docenti Sabino Cassese, Paola Severino, Renzo Arbore), illustrate dalla direttrice didattica Antonella Salvatore.

 

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Ma com'è nata l'idea, e quanto l'idea parla della Roma che Rutelli ha conosciuto come sindaco? “L'idea”, dice al Foglio Rutelli, “è nata da un no, il no che in questi anni ho detto alle tante persone che hanno chiesto di fare attività politica per la città. Per molto tempo mi sono impegnato sul campo, ed è un'esperienza che non intendo ripetere, ma non posso sottrarmi dal dare una mano a questa città, anche in prospettiva, con questa attività di formazione svolta gratuitamente da più di cento docenti a sessanta ragazzi, selezionati per la loro forte motivazione, per i curricula e per la loro voglia di svolgere un servizio civico”. Sono ragazzi tra i 29 e i 30 anni, c'è persino un medico e una musicologa. “Spero”, dice Rutelli, “che questa sia la risposta giusta da dare in positivo, in termini di investimento, per avere più persone pronte a servire la città. Persone che non considerano il servizio pubblico qualcosa a cui guardare con raccapriccio, come fosse sempre una perdita di tempo, ma un'opera indispensabile per vivere in modo decente, in una Roma all'altezza della sua storia”.

 

Nella conferenza di presentazione della scuola, l'ex sindaco di Roma insiste su un concetto diverso da quello che spesso automaticamente si ripete, cioè quello secondo cui “la città è resiliente, e tornerà quella di prima”. Al contrario, dice Rutelli, in pochi mesi la pandemia ha costretto le amministrazioni a rivedere le linee di tendenza internazionali sullo sviluppo urbano, da New York a Hong Kong a Toronto alle grandi capitali europee. La prima domanda da porsi sarà: “Questo periodo ci porterà verso una città più sparsa, rispetto a quella 'densa' cui sembravano tendere i maggiori e più vibranti aggregati urbani?”. Ma ci sono altre sei domande ineludibili che toccano il lavoro (lo smart working farà sempre parte della nostra vita?), il commercio, il welfare, la sanità, l'edilizia, la mobilità. E bisognerà evitare alcuni “modelli nati durante la pandemia”, dice Rutelli: “Rifuggiamo da esempi come il labirinto progettato in Olanda per poter camminare da soli venti minuti in un parco senza incontrare nessuno: il vivere urbano è fatta di scambi, conflitti, caso, esperienza e apprendimento incessante. Questa è la sua forza. E dobbiamo imparare dall'esperienza di questi mesi: se per esempio il lavoro d'ora in poi sarà sempre lavoro ibrido, un po' in ufficio e un po' a casa, si impone un ripensamento dello spazio delle nostre case, e una riorganizzazione dello spazio collettivo negli uffici. Sta cambiando molto anche nel commercio. Guardiamo per esempio a che cosa avviene rispetto alle consegne a domicilio, pensiamo a come cambia il centro delle città, e di conseguenza la vita dei piccoli esercizi commerciali, in assenza di pendolari”.

 

C'è poi una possibile evoluzione: “I residenti che tendono a rimanere nella 'fifteen minutes city', la cosiddetta città di vicinato, dove si pensa di poter camminare a piedi o in bici. Ma ci sono servizi adeguati? Siamo pronti per la sfida della digitalizzazione, anche nelle scuole?”. Potrebbero essere appunti per il futuro per chi, a Roma, nel 2021, dovrà scegliere il prossimo sindaco.

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