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L'intervista

"La mia sinistra timida sul garantismo, l'Italia è piena di Maurizio Venafro"

Assolto dalla Cassazione l'ex capo di gabinetto di Zingaretti in regione. Era accusato di turbativa d'asta nell'inchiesta "Mondo di mezzo"

Simone Canettieri

“Spero che l’esperienza di governo del M5s  sia servita a maturare in loro un po’ di sano garantismo, visto che anche loro hanno avuto diverse esperienze, diciamo"

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L’inizio della storia l’ha raccontata su Facebook la moglie Tiziana, giornalista: “I nostri figli il giorno della perquisizione alle 5 di mattina (cinque uomini delle forze dell’ordine, ma era il loro dovere) erano appena adolescenti, andarono a scuola comunque perché la scuola è importante”.

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L’inizio della storia l’ha raccontata su Facebook la moglie Tiziana, giornalista: “I nostri figli il giorno della perquisizione alle 5 di mattina (cinque uomini delle forze dell’ordine, ma era il loro dovere) erano appena adolescenti, andarono a scuola comunque perché la scuola è importante”.

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La fine di questa storia, dopo quasi sei anni, la racconta al Foglio il diretto interessato: “E’ stato un periodo di sofferenza, passione e fatica. L’altra sera, appena ho ricevuto la notizia, mi ha raggiunto Nicola. Ci siamo commossi, ci siamo abbracciati, seppur con la mascherina”.

Maurizio Venafro è stato assolto dalla Cassazione. Fu capo di gabinetto di Zingaretti in regione, da dove si dimise sotto i colpi dell’inchiesta “Mondo di mezzo”. C’era una volta Mafia Capitale. Venafro, da Mignano Montelungo, ha 59 anni. E’ un figlio del partitone rosso che fu. Primi incarichi “di zona” nel Pci, poi via via dentro alla macchina amministrativa romana. In Campidoglio con Rutelli e Veltroni, in regione con Marrazzo, in provincia con Zingaretti e poi con lui di nuovo in regione. Un altro ragazzo scoperto, plasmato e lanciato da Goffredo Bettini. “Che ringrazio per l’affetto che ha avuto nei miei confronti, in un periodo duro che ho cercato di vivere con dignità, senza mai contraddire la mia storia”. 

L’altra sera, insomma, la Cassazione lo ha assolto per “non aver commesso il reato”. Annullando così la sentenza di secondo grado (un anno di condanna)  per turbativa d’asta nella gara d’appalto per l’assegnazione del servizio Cup della regione Lazio. Gara bloccata, dopo i primi arresti dell’inchiesta Mondo di mezzo.  Nel marzo 2015 l’avviso di garanzia: Venafro lascia. “Dimissioni irrevocabili”, scrive nella lettera al governatore. La notizia fu commentata dall’allora capogruppo del M5s in regione Gianluca Perilli così: “La nomina a capo di gabinetto è fiduciaria, quindi scelta dal presidente, quindi Zingaretti si deve dimettere”. Perilli adesso è sempre capogruppo dei grillini, ma in Senato e governa con il Pd di Zingaretti. 
Ieri non ha rilasciato dichiarazioni sull’argomento. 

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“Spero che l’esperienza di governo del M5s – dice  ancora Venafro – sia servita a maturare in loro un po’ di sano garantismo, visto che anche loro hanno avuto diverse esperienze, diciamo”. Ma non le fa effetto vedere il Movimento, il partito che inzuppò il biscotto nella sua vicenda e con tanto di piovra del Pd illustrata da Dibba, andare a braccetto con il suo partito? “Sulla giustizia c’è una differenza, e anche il lavoro svolto da Andrea Orlando quando era ministro lo dimostra. Dobbiamo egemonizzare la maggioranza su questo argomento”. 

E’ anche vero, però, che sul garantismo anche il Pd ha fatto contorsioni di ogni tipo, facendosi trascinare dall’onda emotiva, dalla pancia, dalle dimissioni subito per opportunità politica. “Concordo, da parte del Pd in passato c’è stata troppa timidezza. Invece il garantismo dovrebbe essere una battaglia della sinistra. Ora non fatemi citare certe dichiarazioni che fecero alcuni esponenti del Pd, che è meglio. Però…” Cosa? “Cito la posizione dell’Unione delle camere penali: i processi penali  non devono diventare il luogo dove si decidono i processi sociali”. 

Mentre parla della sua storia – un’assoluzione in primo grado, ribaltata in secondo per concludersi con la parola fine della suprema corte – si ferma e sospira: “La verità sa qual è? Che di Maurizio Venafro ce ne sono tanti, troppi. In questi anni ho avuto l’impressione e ho convissuto poi con la convinzione di essere vittima di un’ingiustizia. I fatti erano molto semplici, e si potevano capire prima. Ma, come si sa, la giustizia ha i suoi tempi nel nostro paese”
E adesso? Ritornerà in Regione, riabilitato e più forte che pria? “No, non sarebbe giusto nei confronti di chi ha preso il mio posto. E poi non si torna mai nel luogo che si è lasciato. In questi anni mi sono aperto una partita Iva e lavoro per conto mio”. 

Consulenze alle aziende. Magari di area, chissà. Venafro è stato un personaggio molto influente e stimato dal sopra e sotto potere romano. Ma adesso fa capire di voler rimanere alla larga dalla politica attiva. “E poi chi vivrà vedrà”.  Ma è deluso dalla sua sinistra? “C’è stata troppa timidezza sulla questione giustizia. Un eccesso di equilibrismo,  perché la sinistra non voleva essere, e forse non vuole, venire additata come una forza che contesta l’azione dei magistrati. E quindi un colpo al cerchio e uno alla botte. Invece, in alcuni casi, bisogna affondare”.

Ormai è andata, almeno la sua storia. Ah, ecco ancora lo sfogo della moglie di Venafro su Facebook: “Rispetto i giudici e i pm, ma voi giustizialisti no. La vostra condanna è la vostra infinita ignoranza, il vostro livore intellettuale, il vostro anno zero dell’intelletto. Per tutto questo non arriverà mai l’annullamento della Cassazione”.

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