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L'analisi dell'Istituto Cattaneo

Per chi votano i grillini

Giulio Seminara

Alle elezioni regionali i sostenitori del M5s hanno voltato le spalle ai candidati di partito, contribuendo ai plebisciti di Zaia e De Luca. E l'Italia riscopre le leadership personali

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Cinque stelle cadenti. Alle elezioni regionali i sostenitori grillini sono fuggiti dal M5s e hanno dato in buona parte la propria preferenza ai candidati dei partiti tradizionali, come rivela l’analisi dei flussi elettorali condotta dall’istituto Cattaneo. I ricercatori hanno stimato gli interscambi di voti tra i partiti a Venezia, Padova, Firenze, Livorno, Napoli e Salerno, usando le elezioni europee del 2019 come punto di partenza e le locali dello scorso weekend come approdo. I risultati raccontano il successo di candidature attrattive, capaci di raccogliere consenso anche nel campo avversario. Dal Veneto di Zaia alla Campania di De Luca, l’Italia riscopre il successo delle leadership personali. Le Regionali infatti sono state vinte più dai candidati presidenti che non dai partiti e dalle loro alleanze. 

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Cinque stelle cadenti. Alle elezioni regionali i sostenitori grillini sono fuggiti dal M5s e hanno dato in buona parte la propria preferenza ai candidati dei partiti tradizionali, come rivela l’analisi dei flussi elettorali condotta dall’istituto Cattaneo. I ricercatori hanno stimato gli interscambi di voti tra i partiti a Venezia, Padova, Firenze, Livorno, Napoli e Salerno, usando le elezioni europee del 2019 come punto di partenza e le locali dello scorso weekend come approdo. I risultati raccontano il successo di candidature attrattive, capaci di raccogliere consenso anche nel campo avversario. Dal Veneto di Zaia alla Campania di De Luca, l’Italia riscopre il successo delle leadership personali. Le Regionali infatti sono state vinte più dai candidati presidenti che non dai partiti e dalle loro alleanze. 

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Il riconfermato presidente veneto Luca Zaia avrebbe ricevuto il voto del 18 per cento dei veneziani che appena l’anno scorso avevano scelto il Partito democratico, e il 21 per cento dei padovani. Ma è lo “scippo” compiuto ai danni del Movimento 5 stelle - presente alla competizione con il suo candidato Enrico Cappelletti - a colpire di più: ben il 72 per cento degli elettori pentastellati di Padova alle Europee ha votato pochi giorni fa per il presidente leghista. E il 32 per cento a Venezia. È la vittoria di un governatore molto stimato anche da chi è ideologicamente distante dalla Lega. Probabilmente l’apprezzamento diffuso per la sua gestione dell’emergenza coronavirus in regione ha prevalso anche sulle polemiche legate a Matteo Salvini, che pure è il suo segretario nazionale.

 

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Un altro caso di scuola è la Campania, dove dalle urne è uscito un risultato simile a quelle del Veneto: l’uscente Vincenzo De Luca ha vampirizzando il quadro. Il governatore ha guadagnato quasi tutto il consenso ottenuto dal Pd l’anno scorso e inoltre ha strappato ampie fette di elettorato agli avversari. L’ex sindaco di Salerno ha conquistato gli elettori pentastellati, che l’hanno preferito alla loro candidata ufficiale Valeria Ciarambino. Basti vedere che a Salerno solo il 18 per cento di chi ha votato M5s alle Europee le ha dato fiducia, con l’82 per cento che invece ha scelto De Luca. Trend simile, anche se meno netto, pure a Napoli. Invece Stefano Caldoro non è riuscito a convincere i simpatizzanti del centrodestra, scontando defezioni a favore del rivale o dell’astensione.

 

La Liguria, terra di Beppe Grillo, ha ospitato l’unica alleanza tra Pd e M5s, a sostegno della candidatura del giornalista Ferruccio Sansa. Ma la truppa giallorossa è stata facilmente sconfitta dalla forza attrattiva del governatore uscente Giovanni Toti. L’ex esponente di Forza Italia, adesso leader di una sua componente moderata nel centrodestra, è stato capace di ottenere il consenso di diversi elettori democratici e soprattutto pentastellati, svuotando di fatto la coalizione avversaria. Il 14 per cento dei genovesi che hanno votato il Pd alle Europee dell’anno scorso ha voluto riconfermare Toti alla guida della regione. E ben il 38 per cento dell’elettorato grillino ha voltato le spalle alla traduzione locale della maggioranza del governo presieduto da Giuseppe Conte.

 

In Toscana il neopresidente Eugenio Giani è riuscito a tenere compatto sotto il suo nome il vasto elettorato democratico e inoltre è stato scelto anche da una parte molto importante del mondo pentastellato, con la punta del 45 per cento delle preferenze ex grilline a Firenze. Al contrario la sua sfidante, la leghista Susanna Ceccardi, non ha scaldato il popolo del centrodestra, dato che a Livorno il 35 per cento di chi ha votato Fratelli d’Italia alle Europee stavolta si è astenuto. Con loro pure il 22 per cento degli elettori leghisti, in una sfida che pure contava tanto per la Lega e lo scontro politico con il governo nazionale.

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Della Puglia, l’istituto Cattaneo prende in esame solo i voti di Brindisi. Ma basta per vedere come il neo-riconfermato Michele Emiliano sia riuscito a mantenere il bacino elettorale del Pd alle Europee, mentre il suo sfidante Raffaele Fitto è stato in parte abbandonato da numerosi elettori del centrodestra. Sembra infatti che solo il 54 per cento di chi l’anno scorso ha votato Lega abbia scelto Fitto. Un’altra conferma sugli attriti avvenuti tra il partito di Matteo Salvini e il candidato della coalizione. Il M5s si dimezza: solo il 50 per cento dei suoi elettori sceglie la candidata “anti-Emiliano”, disperdendo il resto tra gli altri due sfidanti e il non voto.

 

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Le elezioni regionali sono state più una questione di fascino che di partiti. Le alleanze forti sulla carta sono crollate davanti un candidato considerato autorevole e gli stessi simpatizzanti hanno disertato o tradito di fronte a certi nomi elettoralmente irresistibili. A Padova a Salerno sono pure passati i (candidati) caterpillar.

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