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Il caudillo e l'ingegnere

La formula pugliese: "Io e Michele siamo una coppia". Parla Antonio Decaro

Carmelo Caruso

Modera Michele Emiliano, amministra (bene) Bari, non spara sul Pd. E' il fattore Decaro una delle ragioni del successo di Puglia. Intervista

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E’ diventato il sindaco “fattore”, la variabile che fa variare i sondaggi e vincere le elezioni. E’ vero che qui a Bari esiste il fattore “Decaro” e che nella vittoria di Michele Emiliano c’è più Decaro dello stesso Emiliano? “Tra di noi c’è un connubio”. Significa? “E’ semplice. Significa che quando voti Emiliano voti Decaro e se voti Decaro voti Emiliano”. Siete quindi una coppia di fatto, i mori di Puglia? “Di sicuro siamo un progetto di governo, un esperimento riuscito”. Insomma, nessuno vi può separare? “Nessuno”. Antonio Decaro, che è sindaco di Bari e presidente dell’Anci, dice che lui da settimane lo ripeteva (“Vedrete che vinciamo”) e che Emiliano, che dei due questa volta era lo scettico, quasi non ci credeva e si tormentava.

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E’ diventato il sindaco “fattore”, la variabile che fa variare i sondaggi e vincere le elezioni. E’ vero che qui a Bari esiste il fattore “Decaro” e che nella vittoria di Michele Emiliano c’è più Decaro dello stesso Emiliano? “Tra di noi c’è un connubio”. Significa? “E’ semplice. Significa che quando voti Emiliano voti Decaro e se voti Decaro voti Emiliano”. Siete quindi una coppia di fatto, i mori di Puglia? “Di sicuro siamo un progetto di governo, un esperimento riuscito”. Insomma, nessuno vi può separare? “Nessuno”. Antonio Decaro, che è sindaco di Bari e presidente dell’Anci, dice che lui da settimane lo ripeteva (“Vedrete che vinciamo”) e che Emiliano, che dei due questa volta era lo scettico, quasi non ci credeva e si tormentava.

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A Bari, dove Emiliano non ha vinto ma ha davvero vinto (80 mila voti contro i 43 mila di Fitto), i baresi suggeriscono che sindaco e presidente, insieme, sono il secchio e la corda e che tenendosi per mano, da quindici anni, a turno, uno raffredda l’altro quando l’altro sta per prendere fuoco, ma l’altro (Emiliano) accende il primo (Decaro) che di natura è un riflessivo, un ingegnere, l’arabo di geometria che tiene a bada il saraceno che vuole solo mare e nuove avventure. E infatti la loro amicizia si potrebbe raccontare con la metafora del ponte che è l’elemento architettonico della tensione stabile, l’elastico che tirando non si spezza. Decaro, che in questa campagna elettorale ha accompagnato Emiliano, lo definisce “solido” e garantisce che se il virus non entrato è “merito di Michele che ha saputo lavorare con il direttore regionale del dipartimento salute, Vito Montanaro, e servirsi dei consigli del virologo Pierluigi Lopalco”.

 

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Emiliano parla invece di Decaro come l’insostituibile nella squadra che a ogni elezione sostituisce: è il riposo della sua vita politica movimentata. E così, Michele dice a tutti che Antonio è la sua più bella scoperta e che avere avuto Antonio e Francesco Boccia come assessori, quando lui era sindaco di Bari, è stata la sua più grande fortuna. Eravate tre moschettieri o i tre briganti e tre somari di Mimmo Modugno? “Michele era sindaco, Francesco era assessore al Bilancio e io assessore alla Mobilità. Ho cominciato a fare politica con Michele. E’ stato bello” ricorda Decaro che da allora ha continuato a fare politica nel Pd.

 

Ha avuto anche lui un passaggio a Roma, deputato, l’adesione renziana. Poi cosa è successo? “E’ successo che fare il sindaco è un’altra cosa e fare il sindaco di Bari è un’altra cosa ancora”. Non è anche lei un’altra cosa rispetto all’irruenza di Emiliano? “Siamo diversi ma uno equilibra l’altro”. E non si capisce chi dei due sia il fratello maggiore e quello minore dato che i ruoli se li scambiano a secondo della circostanza. Decaro pensa ad esempio che senza Emiliano presidente non ci sarebbe stata la rinascita di Bari, quinta meta turistica d’Europa, ma Decaro avvisa Emiliano quando Emiliano fa l’Emiliano.

 

E dunque vanno bene 15 liste “ma solo se chi si avvicina ed entra in quelle liste sposa il progetto e non cerca posti di potere”. E’ accaduto? “E’ accaduto”. Ed è vero che Emiliano allarga alla destra ma solo perché Decaro recupera a sinistra (“Dobbiamo dire un grande grazie a Nichi Vendola, la sua discesa è stata decisiva”). E se Emiliano firma assunzioni, Decaro avvisa che c’è “modo e modo di firmarle, ma è un gran bene che di assunzioni ce ne siano soprattutto nella sanità”. Se Emiliano a volte straparla, Decaro ogni martedì ascolta: “E’ il giorno di ricevimento. Quindici minuti per ciascuno dei miei cittadini. Risolvo anche crisi di coppia”.

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Da sindaco del Pd non hai mai messo in crisi la leadership di Nicola Zingaretti. Perché? “Perché il Pd è l’unico partito dove se parli male del segretario, non vieni espulso ma vieni promosso. Conquisti celebrità”.

 

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Decaro non si sente celebre ma è la promessa celebrità del Pd. Il suo ex capo di gabinetto ha conquistato alle regionali oltre 23 mila voti e c’è un bel gruppo di amministratori che lo prende come riferimento. Esistono già i Decaro boys? “Esistono bravi amministratori che in questi anni sono cresciuti. Io punto all’autorottamazione”. Decaro è la saggezza che manca a Emiliano ed Emiliano è la sfrontatezza che manca a Decaro. In Puglia hanno vinto così.

 

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