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L'intervista

“Se ho perso è tutta colpa del Covid. A destra Meloni è la leader”, ci dice Fitto

Carmelo Caruso

Il candidato di Fratelli d'Italia alla Regione Puglia, sconfitto da Emiliano, ci spiega perché in Puglia la sua riconoscenza va a “Meloni, Tajani e Berlusconi”

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La Lega non voleva candidarlo e oggi, in Puglia, si dice che Matteo Salvini non abbia aiutato Raffaele Fitto che è lo sconfitto cortese, il perdente che sa perdere, “non mi sentirete mai parlare male di qualcuno anche se in troppi hanno parlato male di me e mi hanno insultato. Non lo dimentico”. Insomma, in Puglia, ha perso il centrodestra o ha perso solo Fitto? “Ho perso io ma le mie liste sono andate benissimo. Lo dicono i dati e io i dati li rispetto così come rispetto i pugliesi che hanno scelto Emiliano. Non posso però non dire che qui ho visto fare di tutto. Ho visto pezzi di amministrazione regionale fare la più spericolata delle campagne elettorali: assunzioni a teatro e poi sussidi distribuiti con lo sprezzo di qualsiasi regola. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto a parti invertite”.

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La Lega non voleva candidarlo e oggi, in Puglia, si dice che Matteo Salvini non abbia aiutato Raffaele Fitto che è lo sconfitto cortese, il perdente che sa perdere, “non mi sentirete mai parlare male di qualcuno anche se in troppi hanno parlato male di me e mi hanno insultato. Non lo dimentico”. Insomma, in Puglia, ha perso il centrodestra o ha perso solo Fitto? “Ho perso io ma le mie liste sono andate benissimo. Lo dicono i dati e io i dati li rispetto così come rispetto i pugliesi che hanno scelto Emiliano. Non posso però non dire che qui ho visto fare di tutto. Ho visto pezzi di amministrazione regionale fare la più spericolata delle campagne elettorali: assunzioni a teatro e poi sussidi distribuiti con lo sprezzo di qualsiasi regola. Mi chiedo cosa sarebbe accaduto a parti invertite”.

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Il giorno dopo la sconfitta delle regionali, Fitto accetta di parlare con il Foglio ma non accetta che si parli della destra come esaurimento, la destra al suo tramonto, “in ogni caso, il nostro saldo sale a più uno. Le Marche sono nostre”. E’ di certo fallita la spallata che sognava Matteo Salvini (che adesso fa spallucce), parola che la prudente Giorgia Meloni non ha utilizzato per vaccinarsi dal salvinese che è il lessico guasto dei perdenti e che gli infiammati leghisti hanno rimproverato a Fitto di non masticare. La sua debolezza è la buona educazione? “Rimango quello che sono. Sì, sono educato. E allora?”. E allora è per questa ragione che ha perso la Puglia? “Ho perso perché ha pesato il Covid che ha reso i governatori presenza fisse sulla stampa e sulle televisioni. Emiliano ha avuto modo di parlare a ogni ora del giorno. Parlando di Covid ha evitato di parlare dei veri problemi della sanità pugliese e di molto altro”.

 

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Tutta colpa del Covid? “Registro solamente quanto è accaduto. Ha pesato il fattore Covid nella sconfitta”. Racconta che avrebbe voluto parlare di xylella, di fondi europei e che in tutti i modi ci ha provato, ma che i pugliesi, e non è certo per colpa dei pugliesi, hanno ascoltato la voce di Emiliano che è la voce del guaritore, “lo ripeto. Il Covid ha cambiato l’esito di queste elezioni”. E pensa che, insieme al fattore c, il voto disgiunto sia stata l’altra ragione dell’insuccesso (“in Puglia, il M5s era il primo partito. C’è stato uno spostamento secco verso Emiliano”) così come abbia pesato Nichi Vendola, il vecchio avversario che è tornato a fare l’anti Fitto (“la verità è che su di me si è concentrato troppo odio”). E invece ha forse contribuito la tiepida adesione della Lega che, va ricordato, desiderava tarantolare la Puglia con Nuccio Altieri, il leghista di grandi speranze, l’uomo nuovo verde nella Puglia rossa e gialla di Emiliano e del sindaco di Bari, Antonio Decaro. In Toscana, Salvini era dappertutto e non citofonava, si proponeva come moderato e qui, dove bisognava aiutare un moderato autentico come Fitto, nessuno lo ha visto. Non si meritava qualcosa in più la sua candidatura? “Ci sono stati eventi comuni”, risponde Fitto. Aggiunge tuttavia che la sua riconoscenza va prima di tutto a “Giorgia Meloni ad Antonio Tajani e a Silvio Berlusconi”. Nel centrodestra da ieri si è aperta una vera competizione di leadership. Luca Zaia in Veneto, ha dimostrato di essere un leghista tutto per sé (“il suo consenso è speciale e personale” spiega Fitto). E la Meloni cosa ha dimostrato? Risponde lui: “Che nel centrodestra è sicuramente la leader più credibile”. Significa che la leadership contendibile non è più una fantasia dei giornali ma un fatto. “A destra si è sempre detto che il leader che prende più voti diventa in automatico leader di tutto il polo. Mi sembra che Fdi sia ormai primo partito del centrodestra. Giorgia Meloni è coerente. La mia scelta di aderire in Fdi è stata una scelta maturata quando non avevamo raggiunto questo consenso. Ho visto giusto”. Fitto crede che questo governo Conte che esce rafforzato, e non c’è dubbio, sia “un governo che non ha nessuna legittimazione elettorale”, ma sa benissimo che non ha senso urlargli contro ma che l’unico modo di sfidarlo sia attenderlo alla prova dei prossimi mesi “quando scopriremo l’indebitamento, il fallimento delle sue politiche”. Taglierà probabilmente i capelli e tornerà il caro vecchio Fitto. “Una persona perbene. Ho fatto quello che potevo”.

 

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