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Il colloquio

Vita da Crimi: “Nel M5S si fanno i cazzetti loro. Ma sono un punching ball”

Il bilancio del capo politico tra agguati interni e futuro del M5S: "Gli Stati generali e il cambio dello statuto? I molti potrebbero avere la meglio sui pochi". Messaggio a Di Maio & Co.

Simone Canettieri

Le regionali, il referendum. E poi i dribbling per sfuggire alla marcatura di Di Battista: il numero uno dei grillini parla a tutto campo. Ed è comunque di buon umore 

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 “Non è che ce l’abbiano con me, nel M5s. E che in molti si fanno i cazzetti loro”. Niente di personale, dunque? “Ma no, e poi io sono abituato a fare l’incassatore. Già nel 2013, quando entrai in Parlamento, iniziarono ad attaccarmi”.

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 “Non è che ce l’abbiano con me, nel M5s. E che in molti si fanno i cazzetti loro”. Niente di personale, dunque? “Ma no, e poi io sono abituato a fare l’incassatore. Già nel 2013, quando entrai in Parlamento, iniziarono ad attaccarmi”.

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Lo dica: si sente un punching ball? Ride. Dieci di mattina, Vito Crimi è appena uscito dagli studi di Sky Tg24 e parla volentieri con il Foglio. E’ pacioso. E sereno (ironia, vabbè). Poco prima, in tv, come d’abitudine si è fatto concavo e convesso.

Di gomma. Un po’ surreale. Tutto Crimi minuto per minuto. Con un formidabile dribbling su Alessandro Di Battista. Che bomber, che estro. (Canettieri segue a pagina quattro) Il capo politico grillino, per esempio, è stato costretto a dire davanti alle telecamere che quello scapestrato di Dibba ce l’ha sì a morte con Michele Emiliano e vuole farlo perdere, ma Conte può dormire tra due guanciali.

 

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Secondo il crimese, dunque, Dibba vuole far perdere il Pd in Puglia ma non a Roma. Sicché Palazzo Chigi non rientrerebbe in questo film. Eppure nel Movimento ci stanno montando la panna con questa storia, sono allarmati dal ritorno del Che di Vigna Clara e sugli effetti che potrebbe avere sull’esecutivo. Battaglia di Puglia. A dire il vero, Vito il post di Dibba contro Emiliano nemmeno lo aveva letto, confessa chi lo segue con tanta pazienza.

 

Crimi è rilassato. “Ah, per oggi diciamo che ho già finito; ora devo guardare le ultime carte elettorali, fare un incontro privato, ma nessun altro comizio. Bene così. Poi stasera vediamo”.

 

Forse Crimi sa che comunque vada è finita. E’ l’ultimo giorno di campagna elettorale, tra regionali, referendum e amministrative. Settimane di intese saltate, tensioni con il Pd e critiche nemmeno tanto velate dei vari big del M5s. Di Maio, per esempio, non molto tempo fa gli ha mandato a dire: “Le regionali potevano essere gestite meglio”.

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Gentile babbà made in Pomigliano d’Arco. Ma allora è finita anche per il capo politico che doveva essere reggente e che invece da mesi, con i suoi tempi, tronca e sopisce le più impensabili mattane dei grillini? “Il mio compito – dice ancora Crimi al Foglio – non è terminato”. Quindi non finirà lunedì sera quando inizierà la resa dei conti nel M5s? “No, manca l’ultimo passaggio, non banale, quello degli Stati generali”.

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E qui Vito capisce che dietro alla collina ci sta davvero la notte crucca e assassina. Il suo partito è una santabarbara. Da una parte la grossa coalizione dei pentastellati governisti “comunque vada”; dall’altra ecco Alessandro Di Battista, appunto, e Davide Casaleggio, il rampollo che grida: non mollo! In mezzo, poi, c’è lui: Crimi. Il viceministro è diventato capo di tutto il cucuzzaro dopo le dimissioni di Di Maio, che però è come se non se ne fosse mai andato, così scaltro e doppio, come solo i politici veri sanno essere. Dunque: cosa succederà agli Stati generali? Dovrete cambiare lo statuto come vogliono le anime grilline. Ma come? E qui, attenzione, perché Crimi ci pensa, si ferma. Mette su un sorriso che nasconde forse altro: “Non è detto che la volontà ‘di pochi’ corrisponda a quella ‘di molti’. E cioè degli iscritti”. Un messaggio chiaro che prefigura lo scontro tra la mitica e impalpabile base di Rousseau (Quanti sono? Chi sono? Boh) e i colonnelli. Non è che un debutto, insomma. Ma queste sono sfumature e riflessioni che vengono concesse prima che risalga sull’autoblu parcheggiata davanti a piazza di Montecitorio. Oggi Crimi è davvero di buon umore. E dice con sguardo trasognato: “Ma ha visto? Sono tornati i manifesti elettorali in giro per l’Italia. I nostri militanti hanno ripreso l’attività e l’entusiasmo delle origini. Che bello”. Ci vuole un po’ per capire che si riferisce al referendum e alla vittoria del Sì. “Sul successo al referendum ci contiamo”.

E su questo argomento si muove infatti con maestria: “Con meno parlamentari sarà finalmente garantito il distanziamento sociale in Aula”, segue risata. Ma il problema sono le regionali. Anche al capo politico hanno raccontato della brutta aria che tira. Addirittura si parla di cappotto per il Pd e dunque per Conte. “Ma no, in Campania forse no. Anche se De Luca non rientra in alcun schema. Quindi se vincesse solo lui, non sarebbe nemmeno quella una vittoria dei dem”. Crimi se ne va, ma sa che non è finita qui. Come sempre.

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