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gli appalti al tempo del covid

Metodo Arcuri: poteri straordinari senza trasparenza

Luciano Capone

“Sui bandi il Commissario lavora 'con il favore delle tenebre'. Se non pubblica i dati sui contratti faremo ricorso al Tar”. Intervista a Vittorio Alvino della Fondazione Openpolis

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“Sono trascorsi mesi molto delicati, in cui tutti i problemi che le gare stanno avendo si conoscono attraverso informazioni parziali, solo quelle che il Commissario decide di centellinare”, dice al Foglio il presidente di Openpolis Vittorio Alvino, che per descrivere la scarsa trasparenza della gestione del Commissario Domenico Arcuri usa una formula resa celebre dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Arcuri opera con il favore delle tenebre, le dirada solo quando vuole, perché ha la facoltà di amministrare in maniera autonoma i processi”. La materia del contendere sono i dati sui bandi e sugli affidamenti del Commissario nella fase emergenziale. La Fondazione Openpolis, che si occupa di trasparenza nella pubblica amministrazione, in questi mesi di emergenza ha messo in piedi un osservatorio legislativo (per censire tutti i provvedimenti adottati da tutti i centri decisionali: nazionali, locali, comitati, task force, etc.) e ha avviato una lodevole attività di censimento dei dati che riguardano i bandi pubblicati in ambito Covid: “Abbiamo raccolto i dati dalle principali stazioni appaltanti, nazionali e locali, e li abbiamo resi fruibili su un sito (bandicovid.openpolis.it)”. E tra le stazioni appaltanti una delle più importanti è il Commissario straordinario. “Ci siamo accorti che i bandi pubblicati erano pochi, non corrispondevano a quelli presenti sulla piattaforma dell’Anac. Di qui il dubbio che non erano stati pubblicati tutti e la richiesta di fornire i dati di tutti i bandi e i contatti, indipendentemente dalla procedura di affidamento scelta. E questo è un obbligo di legge”.

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“Sono trascorsi mesi molto delicati, in cui tutti i problemi che le gare stanno avendo si conoscono attraverso informazioni parziali, solo quelle che il Commissario decide di centellinare”, dice al Foglio il presidente di Openpolis Vittorio Alvino, che per descrivere la scarsa trasparenza della gestione del Commissario Domenico Arcuri usa una formula resa celebre dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Arcuri opera con il favore delle tenebre, le dirada solo quando vuole, perché ha la facoltà di amministrare in maniera autonoma i processi”. La materia del contendere sono i dati sui bandi e sugli affidamenti del Commissario nella fase emergenziale. La Fondazione Openpolis, che si occupa di trasparenza nella pubblica amministrazione, in questi mesi di emergenza ha messo in piedi un osservatorio legislativo (per censire tutti i provvedimenti adottati da tutti i centri decisionali: nazionali, locali, comitati, task force, etc.) e ha avviato una lodevole attività di censimento dei dati che riguardano i bandi pubblicati in ambito Covid: “Abbiamo raccolto i dati dalle principali stazioni appaltanti, nazionali e locali, e li abbiamo resi fruibili su un sito (bandicovid.openpolis.it)”. E tra le stazioni appaltanti una delle più importanti è il Commissario straordinario. “Ci siamo accorti che i bandi pubblicati erano pochi, non corrispondevano a quelli presenti sulla piattaforma dell’Anac. Di qui il dubbio che non erano stati pubblicati tutti e la richiesta di fornire i dati di tutti i bandi e i contatti, indipendentemente dalla procedura di affidamento scelta. E questo è un obbligo di legge”.

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Qual è stata la risposta di Arcuri? “Un diniego”. Su che base? “Sulla considerazione del fatto che questi dati relativi ai bandi possono essere messi a disposizione solo di chi ha uno specifico interesse legittimo, insomma i partecipanti o i controinteressati all’oggetto della gara”. Come se non ci fosse un interesse pubblico. “Come se non ci fosse stata la sentenza Consiglio di stato che ha dissipato tutti i dubbi in materia”, dice il presidente di Openpolis. Basta presentare un ricorso. “Mentre normalmente si ricorre al responsabile per la Trasparenza e l’anticorruzione, in questo caso il responsabile è il Commissario stesso. E’ insomma controllore e controllato”. Difficile che dia torto a se stesso. “A breve scadranno i termini, dopo di che l’unica possibilità è il ricorso al Tar, il cui esito è scontato vista la giurisprudenza. Ma nel frattempo saranno trascorsi molti mesi, con un danno generale per l’opinione pubblica a i processi democratici”. Perché secondo lei Arcuri preferisce il "favore le tenebre"? “L’impressione orientandosi con le dichiarazioni pubbliche del commissario – risponde Alvino – è che non abbia intenzione di pubblicare informazioni perché ritiene che ciò possa dar luogo a polemiche politiche. E’ un’interpretazione del suo ruolo più di natura politica che amministrativa, ed è del tutto arbitraria perché prescinde dalle norme e dalla giurisprudenza, piegate all’opportunità politica”. E’ una questione istituzionale seria. “Ma non mi sembra ci siano state prese di posizione del governo o del Parlamento”.

Ha senso che il commissario Arcuri tenga segreti i dati sui bandi dopo che persino il governo ha pubblicato i verbali del Comitato tecnico scientifico, che pure erano più delicati? “Anche per i verbali del Cts non è stata proprio una libera decisione, l’atteggiamento iniziale di chiusura e diniego ripetuto è stato lo stesso. Ha riguardato anche noi. Solo dopo il ricorso della Fondazione Einaudi e la sentenza del Tar, per evitare un ormai giudizio sfavorevole del Consiglio di stato i verbali sono stati pubblicati”. Quindi Arcuri è coerente con questo metodo. “Il Commissario è uno dei tanti casi, il problema generale è questo diffuso atteggiamento ostruzionistico della burocrazia. C’è il diritto dei cittadini di sapere e l’obbligo della pubblica amministrazione di rispondere, ma non ci sono sanzioni per le inadempienze. Così i costi del diniego sono a carico dei cittadini, che non hanno accesso alle informazioni e devono pagare i ricorsi”. Si obietta che siamo in emergenza, le regole ordinarie non valgono. “Proprio perché ci sono deroghe alle norme ordinarie, perché siamo in una situazione di eccezionalità che tutti riconosciamo, serve maggiore trasparenza per un controllo informato da parte dell’opinione pubblica. C’è invece – conclude Alvino – questa concezione secondo cui in emergenza informazione e trasparenza sono sono un intralcio. ‘Fateci lavorare’ e 'non disturbate il manovratore’ sono gli slogan. In uno stato di diritto non funziona così. Per questo andremo avanti con la denuncia pubblica e, se sarà necessario, per via giudiziaria”.

 

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