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L'intervista

Come può ripartire il turismo? Che succederà nei musei? Parla Dario Franceschini

Annalisa Chirico

Dal bonus vacanze "che non è stato un flop" ai fondi del Recovery fund per la riqualificazione degli alberghi. Cosa non funziona in Rai? Intervista al ministro della Cultura

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Roma. “Il turismo sarà il punto centrale del mio mandato”, aveva detto Dario Franceschini 12 mesi fa. Le cose sono andate diversamente. “Quando ho pronunciato quel discorso – dice il ministro della Cultura al Foglio – dovevamo governare la crescita impetuosa del settore turistico. A gennaio si poneva il problema di come evitare l’overbooking nelle città d’arte. Poi il Covid ha travolto tutto. Oggi la mia azione mira a fornire alle imprese gli strumenti per superare una drammatica traversata nel deserto”. 

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Roma. “Il turismo sarà il punto centrale del mio mandato”, aveva detto Dario Franceschini 12 mesi fa. Le cose sono andate diversamente. “Quando ho pronunciato quel discorso – dice il ministro della Cultura al Foglio – dovevamo governare la crescita impetuosa del settore turistico. A gennaio si poneva il problema di come evitare l’overbooking nelle città d’arte. Poi il Covid ha travolto tutto. Oggi la mia azione mira a fornire alle imprese gli strumenti per superare una drammatica traversata nel deserto”. 

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Il bonus vacanze, però, è stato un flop. “Non direi”. Al primo settembre sono stati utilizzati 626.203 bonus vacanze, mentre ne sono stati generati 1.507.299, per un controvalore economico pari a 672.742.500 euro. “Il bonus non è l’unico provvedimento che abbiamo adottato ma è una misura integrativa utile, in particolare, alle famiglie a reddito medio-basso per potersi concedere qualche giorno di vacanza. A chi sostiene che sia stato un flop, domando: ma rispetto a cosa? Oltre un terzo dei bonus emessi sono già stati impiegati e il 58 per cento degli italiani andrà in vacanza da qui a dicembre”. Dei 2,4 miliardi stanziati, ne sono stati spesi solo 200 milioni e appena l’8 per cento è giunto nelle casse di albergatori e stabilimenti balneari. “Non è esatto. A oggi sono già stati impegnati i 672 milioni su una copertura prevista di un miliardo e 670 milioni nel 2020. Quindi oltre un terzo. La propensione ad andare in vacanza è influenzata dall’andamento della curva epidemiologica che, allo stato attuale, induce preoccupazione e prudenza ma abbiamo ancora quattro mesi davanti”. Enit prevede, per l’anno in corso, meno 58 per cento di visitatori stranieri e meno 31 per cento di turisti italiani. Federturismo e Federalberghi avevano insistito per maggiori sgravi fiscali e contributi a fondo perduto. “La situazione è disastrosa, il turismo internazionale si è volatilizzato ma l’Italia è un paese bellissimo e torneremo fortissimi. Il Recovery fund destina oltre 200 miliardi all’Italia, noi, come Mibact, abbiamo proposto interventi per la riqualificazione dell’offerta alberghiera, servono strutture di livello in grado di attrarre una clientela colta e ad alto reddito. L’Italia non può vivere soltanto di turismo low cost”.

 

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Ancor prima di quelle digitali, in Italia scarseggiano le infrastrutture materiali. “E’ una questione ineludibile: il turista internazionale che atterra a Fiumicino o a Malpensa si aspetta di poter salire su un treno ad alta velocità per raggiungere ogni città italiana. Non c’è una ragione logica perché l’alta velocità si fermi a Salerno”. Forse la ragione è politica: l’opposizione dei 5 stelle. “Abbiamo il dovere di dotare il paese di infrastrutture, questo governo deve essere in grado di fare le cose. Dobbiamo permettere ai cittadini e ai turisti di viaggiare dalle Alpi alla Sicilia su treni veloci e confortevoli”. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi è tornato a chiedere la lista dei commissari per sbloccare le opere. “Bisogna fare presto. Io ho visto qualche passo avanti: questo governo ha il preciso dovere di fare”.

 

Il Dipartimento di stato Usa ha imposto sanzioni contro il colosso cinese Cccc che ha firmato un memorandum d’intesa per una partnership speciale con il porto di Trieste e il sistema logistico italiano. “E’ vero: esistono imprese cinesi che manifestano interesse verso il nostro paese, ma io vorrei che il mondo occidentale, anziché lamentarsi in modo sterile, usasse la medesima intraprendenza dei rivali cinesi per offrire investimenti e dar vita a nuove forme di cooperazione economica”. Ai tempi del governo Renzi, lei fu criticato per aver nominato alla direzione dei musei molti direttori stranieri. L’ultima tornata di pochi giorni fa ha visto un bouquet di nomi italiani, salvo un francese (Stéfane Verger al Museo nazionale romano). “Ho sempre detto che la scelta deve essere guidata dal cv, non dalla nazionalità. Anche stavolta abbiamo scelto i migliori. Sull’Economist abbiamo presentato un bando internazionale per il futuro direttore di Pompei”.  C’è grande attesa sulla nomina del direttore del Piccolo che ha innescato uno scontro tra dipendenti e cda. “La decisione non spetta a me, io devo solo ratificare o meno la proposta del cda. Spero che ciò accada il prima possibile, l’Europa ci guarda”.

 

Federico Fubini, sul Corriere della Sera, ha raccontato che nel decreto “Agosto” ci sono le assunzioni al Mibact a chiamata diretta. “Ma no, quegli incarichi sono per professionisti a termine e valgono per le segreterie tecniche che saranno di supporto alle soprintendenze. Non sono contratti a tempo indeterminato”. Intanto avete indetto un concorso per 5.900 dipendenti. Servono davvero? “Tra quota 100 e l’età media avanzata, il Mibact soffre una grave carenza di organico. Se non assumiamo dovremo chiudere musei e archivi di stato. E poi mi lasci dire una cosa”. Prego. “Basta con questa retorica per cui ogni assunzione nella Pa è sinonimo di clientelismo e fannulloni. Abbiamo l’esigenza di portare nei ranghi della Pa decine di migliaia di giovani laureati, competenti e capaci di parlare le lingue straniere. Si fa un gran parlare di semplificazione e digitalizzazione ma chi dovrà portare a compimento questo enorme lavoro?”. Secondo una indagine del Centro per il libro e la lettura, nei mesi di lockdown il numero di lettori e libri acquistati è diminuito. “Nel precedente mandato ho firmato un accordo con le televisioni perché potrebbero dare un contributo importante per promuovere la lettura”. A volte si ha l’impressione che emittenti private come La7 facciano più “servizio pubblico” della Rai che incassa il canone. “Io sono da sempre per una Rai pubblica e mi rallegro che sia stata accantonata ogni idea di privatizzazione. Certi settori vanno sottratti alla dittatura dello share. Mi aspetto che la Rai investa di più e meglio in cultura. Altre tv possono scegliere la cultura come ragione commerciale o vocazionale ma restano aziende private. Per la Rai è la ragione sociale”.

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