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L'intervista

"Zaia usa il Veneto solo per sfidare Salvini. È il momento di costruire un'alternativa", dice la candidata di Iv alle regionali

Luca Roberto

"Il presidente uscente è un abile comunicatore, ma la Regione si governa da sola. Lavoriamo a un polo riformista che ascolti chi ha regalato benessere al territorio". Parla Daniela Sbrollini

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C'è un'opera della storia dell'arte che con buona dose immaginativa può sintetizzare le elezioni in Veneto del prossimo weekend: il “3 maggio 1808” di Francisco Goya, e con gli avversari di Luca Zaia al posto dei resistenti madrileni all'armata francese di Napoleone: destinati all'umiliazione. “Ma la nostra è una battaglia per il dopo. Vogliamo costruire un'alternativa a due fronti che da 25 anni dicono le stesse cose”, racconta al Foglio con voce per niente rassegnata Daniela Sbrollini, senatrice di Italia viva in corsa per Palazzo Balbi.

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C'è un'opera della storia dell'arte che con buona dose immaginativa può sintetizzare le elezioni in Veneto del prossimo weekend: il “3 maggio 1808” di Francisco Goya, e con gli avversari di Luca Zaia al posto dei resistenti madrileni all'armata francese di Napoleone: destinati all'umiliazione. “Ma la nostra è una battaglia per il dopo. Vogliamo costruire un'alternativa a due fronti che da 25 anni dicono le stesse cose”, racconta al Foglio con voce per niente rassegnata Daniela Sbrollini, senatrice di Italia viva in corsa per Palazzo Balbi.

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I sondaggi non dicono forse che il vostro sforzo è inutile, e il plebiscito nei confronti del presidente uscente la dimostrazione che l'apprezzamento è quasi unanime? “A Zaia riconosco di essere stato un abile comunicatore, ma nel caso del Veneto l'apporto della politica è stato irrilevante. Durante l'emergenza le imprese non si sono fermate, a prescindere da quale fosse il lavoro della giunta”. Come si giustificano percentuali così bulgare? “Lui è bravissimo a inaugurare le opere, tagliare i nastri, questo indubbiamente ti porta consenso. Ma durante l'emergenza non ha fatto altro che chiedere fondi al governo, di suo non ha messo niente. E' stato anche molto bravo a rimuovere il passato della Lega, visto che sono scomparse le foto di quando era il vice di Galan. Tutti i problemi non risolti sono finiti sotto al tappeto”.

 

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Di certo la sinistra non un tappeto ma una prateria sembra avergliela servita, all'ex ministro dell'Agricoltura e pr delle discoteche del basso Piave. Gli svenimenti in streaming del candidato del Partito Democratico Arturo Lorenzoni, malato di Covid, sono sembrati nient'altro che i mancamenti di un progetto di centrosinistra sin dal principio lacunoso, il cui epilogo è stata la decisione del coordinatore di una sezione del Pd in provincia di Vicenza di inviare una lettera ai militanti in cui in sostanza si dice: se volete votare Zaia fate pure, ma almeno date il voto al nostro candidato. “E' una vicenda gravissima. Invitare al voto disgiunto esplicitandolo in quel modo significa innanzitutto accorgersi che Lorenzoni è stata una scelta debole e non ci credono nemmeno loro. Già ragionano in termini di quanti consiglieri di minoranza riusciranno a strappare”, ragiona Sbrollini.

 

Eppure c'è stato un tempo, nemmeno troppo addietro, in cui il Partito Democratico alternativo sembrava esserlo diventato per davvero. Alle elezioni europee del 2014 prese il 41 per cento a livello nazionale e nella circoscrizione nord-est fece pure meglio: 43 per cento, con la Lega al 9. Cos'è che vi siete persi lungo la strada, visto che solo un anno dopo Alessandra Moretti prese la metà dei voti di Zaia? “Con la vittoria del No al referendum è cambiato tutto. Il problema di Renzi, a cui ancora le persone riconoscono di essere uno dei pochi che è riuscito a cambiare le cose, è che una volta al governo è apparso distante dai cittadini. E poi non c'è stata una classe dirigente che abbia fatto tesoro di quel 41 per cento. Se rinunci a esercitare il ruolo di opposizione è ovvio che non c'è continuità tra governo centrale e locale. Da Cacciari in poi è stato un bagno di sangue continuo”.

 

Cos è che vi distingue dal Pd? “Non rimpiango le scelte del passato, ma è ovvio che il partito di ora è qualcosa di molto diverso rispetto a 10 anni fa. Una convergenza è possibile solo se rimetteranno al centro l'interesse per il riformismo. Non mi piace che non abbiano nemmeno il coraggio di esplicitare l'accordo con i cinque stelle”. Se è vero che c'è stato uno scollamento con la rappresentanza del nord, chi cercherete di coinvolgere? “E' strano pensare che, al di là dell'annunciato plebiscito per Zaia, circa il 50 per cento dei veneti non andranno a votare. C'è una forte domanda per un'alternativa, che dia una rappresentanza alle imprese, ai giovani e alle donne imprenditrici, che in Veneto non hanno bisogno di quote rosa. Il popolo veneto è composto, fatto di grande dignità e sobrietà. Sono abituati ad andare avanti a prescindere dalla politica. Non hanno bisogno di grandi ricette ma di essere ascoltati. Quando mi è stato chiesto di candidarmi ho accolto la proposta con spirito di servizio. Se si sono sentiti abbandonati quelli che hanno dato benessere al nostro territorio significa che il centro sinistra ha rinunciato ad andare oltre l'ideologia della divisione tra imprenditori e lavoratori”.

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Se racimolate meno dell'uno per cento, che succede? “Il nostro principale successo è stato quello di strutturarci in tutte e 7 le province. La vera partita, anzi il secondo tempo comincia il 22 settembre”, dice Sbrollini con gergo calcistico. “L'importante è arrivarci avendo già costruito qualcosa. Lo sanno tutti che Zaia ha un piede fuori dal Veneto e il suo vero obiettivo è sfidare Salvini per la leadership del partito nel 2023. Se vogliamo essere alternativi dobbiamo sfruttare questa occasione di ripartenza. Se non ora, quando?”

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