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Il personaggio

"Goffre' dacce la linea". Bettini e l 'insostenibile leggerezza dell'intervistato seriale (16 in tutta l'estate)

E' lo Zangrillo del Pd. Istruisce, ammansisce, indirizza, consiglia, interviene e sempre per il “bene della sinistra e del Pd che è il bene del Paese”. Breve fenomenologia

Carmelo Caruso

Il guru di Zingaretti continua a imperversare dentro e fuori dal Nazareno. Così l'uomo che inventò il "modello Roma"  continua a essere centrale a suon di interviste sui quotidiani. Anche se nel partito non proprio tutti lo adorano.

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Istruisce, ammansisce, indirizza, consiglia, interviene e sempre per il “bene della sinistra e del Pd che è il bene del Paese”. Con l’intervista di oggi al Fatto Quotidiano - da notare la tenacia “ci riceve nonostante sia impossibilitato dalla sciatica” - salgono a sedici gli interventi estivi di Goffredo Bettini.

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Istruisce, ammansisce, indirizza, consiglia, interviene e sempre per il “bene della sinistra e del Pd che è il bene del Paese”. Con l’intervista di oggi al Fatto Quotidiano - da notare la tenacia “ci riceve nonostante sia impossibilitato dalla sciatica” - salgono a sedici gli interventi estivi di Goffredo Bettini.

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Ieri ha scelto la modalità del colloquio che non sempre predilige. Per diffondere il suo pensiero, che subito diventa il programma del Pd, si serve di lettere, spedisce rettifiche, compone manifesti politici dove propone alla sinistra di tornare all’antico dimenticandosi di essere l’ideologo (ma era l’età Veltroni) della vocazione maggioritaria.

 

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Ogni volta che un giornalista viene gratificato, e ha la possibilità di raccogliere questi ragionamenti sottilissimi, si ripropone il solito dilemma. Come presentarlo? Bettini non ha ruoli istituzionali ma neppure all’interno del partito. Si sa solamente che è il grande maestro di Nicola Zingaretti che è il segretario e dunque, per proprietà transitiva, nessun parlamentare, nessuna corrente può permettersi di canzonarlo come a Roma lo canzonano: “A Goffrè dacce la linea”. Per Bettini si usa l’epiteto “stratega”, ideologo”, “pensatore”, “dirigente”. Sono tutte mollezze linguistiche necessarie quando non si riesce ad afferrare la natura, la sostanza. Bettini è infatti distante anche geograficamente. E’ solito rifugiarsi in Thailandia dove però non perde uno spiffero di quanto accade al Nazareno.

 

Gira il mondo ma il suo mondo è il Grande Raccordo Anulare. Dal Pacifico spiega l’origine delle buche di Roma, seleziona candidati, studia i profili migliori che dovranno sfidare Virginia Raggi. Ma se occorre può dire la sua anche sul coronavirus, sul Recovery Fund, sul capitalismo, sui “poteri” che starebbero ostacolando Giuseppe Conte, l’uomo che “ha interpretato al meglio una politica equilibrata e incisiva”. Per proteggere Zingaretti sperimenta perfino vaccini che presentano però reazioni incontrollate.

 

Aveva proposto a Matteo Renzi di federare i moderati, ma ieri ha accusato Renzi di non isolare la “destra sovranista”. Si dice che pure Zingaretti non riesca a controllarlo e che quando parla Bettini deve preparare la giustificazione “ma no, sono idee di Goffredo, non quelle del partito”. Guai a dire che non sono riflessioni profondissime. Le sue sono salutate come i pensieri di Aristotele, vaticini irrinunciabili, nobili. E Bettini è di origine nobile. Rocchi Bettini Passionei Mazzoleni.

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E’ discendente da una famiglia aristocratica marchigiana ma vive a Roma da sempre dove è possibile incontrarlo a Campo de’ Fiori che è la piazza dei filosofi e degli ambulanti. Cos’è allora Bettini? Ascolta il battito del partito e se serve lo ricovera. Gli somministra antibiotici e si consulta con Beppe Grillo (pochi giorni fa) che è l’altro specialista, il Buddha del M5s. Clinicamente assicura che il governo è vivo tanto da fornire bollettini periodici, quasi quotidiani. Ha una virtù. Non è negazionista. Bettini è lo Zangrillo del Pd.

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