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Macchiette democratiche

Le destre plurali di Zingaretti

"Fermiamo le destre", dice il segretario del Pd, come se ci fosse un'invasione in corso

David Allegranti

"E’ una politica tutta contro, che prova a far girare un’idea di emergenza democratica che sentono solo loro", dice Ugo Volli. "È bizzarro, dopo aver sentito per anni il Pd denunciare l’’imbarbarimento’ del confronto politico, vederlo adesso passare al linguaggio bellico", dice Marco Tarchi

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Nicola Zingaretti lo aveva assicurato già a fine agosto: “Chi vuole fermare le destre e garantire il buongoverno, nelle prossime elezioni regionali e comunali ha una sola offerta credibile: il Pd e le alleanze costruite intorno alle candidature proposte”. C’è tornato sopra domenica, il segretario del Pd, alla chiusura della festa nazionale a Modena, con spirito resistenziale: “C’è un solo partito che ovunque rappresenta l’unico argine all’avanzata della destra: siamo noi, il Pd, altri non ne ho visti”.

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Nicola Zingaretti lo aveva assicurato già a fine agosto: “Chi vuole fermare le destre e garantire il buongoverno, nelle prossime elezioni regionali e comunali ha una sola offerta credibile: il Pd e le alleanze costruite intorno alle candidature proposte”. C’è tornato sopra domenica, il segretario del Pd, alla chiusura della festa nazionale a Modena, con spirito resistenziale: “C’è un solo partito che ovunque rappresenta l’unico argine all’avanzata della destra: siamo noi, il Pd, altri non ne ho visti”.

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Il concetto poi è stato raffinato, si fa per dire, in un tweet: “Noi non stiamo combattendo contro il centro-destra, ma contro la destra estrema”. Solo che, gli ha ricordato in un tweet Carlo Calenda, in Puglia a fianco del centrosinistra c’è Pippi Mellone, sindaco di Nardò, vicino a Casapound e animatore di una delle liste a sostegno a Michele Emiliano.  Ma sono dettagli. La destra da combattere è sempre quella degli altri. Anche quando fa il saluto fascista.

 

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Seguono corollari, in puro zingarettese, sui “personalismi” da evitare, il Noi al posto dell’Io e l’unità del partito come stabilizzatore dell’umore del Pd. E forse è per questo che Zingaretti ama così tanto il plurale e parla delle “destre”. Anche lì non c’è un Io ma un Noi, o quantomeno un Loro.

 

Sicché, la destra (singolare) avanza, come un esercito pronto a conquistare fortilizi di città e regioni. Abusivo e occupante, nientemeno. Come se invece già non governasse in città che un tempo erano di sinistra e che poi hanno scelto la destra (singolare) senza che gli elettori avessero bisogno di salvatori di anime e di un esercito di pedagogisti zingarettiani a spiegare come si vota. In Toscana peraltro, diventata un po’ in ritardo la madre di tutte le elezioni regionali, quelli di destra sono anni che vincono le amministrative (Arezzo, Grosseto, Pisa, Massa, Siena, Pistoia, e via così).

 

“In Italia c’è una cosa sola da fermare, che dovrebbe essere prioritaria per tutti i partiti: il declino di un sistema economico oppresso dall’incapacità delle politica di riformare fisco, burocrazia, formazione, istruzione”, dice al Foglio Guido Crosetto, che trova ridicola la retorica zingarettiana dell’assalto e aggiunge: “Ma gli slogan usati dalla politica ormai si limitano a spiegare che l’altro è peggio, perché la nostra politica, quasi tutta, preferisce vincere spiegando che l’avversario fa schifo piuttosto che cercare di migliorarsi per offrire di più”.

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Verrebbe da sorridere, insomma, se non ci fosse da piangere, come ci dice il semiologo Ugo Volli: “Nonostante le intermittenti dichiarazioni di alleanza, Pd e Cinque stelle non hanno nulla in comune se non l’avversione alle ‘destre’, cioè soprattutto a Salvini, con cui peraltro i 5s hanno governato fino a un anno fa. E’ una politica tutta contro, che prova a far girare un’idea di emergenza democratica che sentono solo loro”. Un paese, aggiunge il professor Volli, “governato non secondo un progetto positivo, ma contro una persona o un gruppo si trova naturalmente disorientato e senza prospettive, lasciando campo alle iniziative personali di una persona (Conte) che fino a che governava con Salvini era per il Pd contaminato dal male assoluto delle ‘destre’ e oggi invece è diventato per Zingaretti (ma a intermittenza) il leader della sinistra”. Aggiungiamoci, spiega Volli, “che questa è una ripetizione dello schema anti-Craxi e di quello anti-Berlusconi, che però nel frattempo sono stati redenti. E che fra le conseguenze di questa politica vi è una dose di assalti verbali e talvolta anche fisici, per cui se ci fosse la famosa commissione anti-hate speech e se fosse minimamente credibile, dovrebbe iniziare la sua opera proprio da quelli che augurano la morte a Berlusconi o cercano di impedire a Salvini di parlare. Insomma più che sorridere, questo clima fa ridere amaro”. 

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Dunque, spiega il politologo Marco Tarchi, è “bizzarro, dopo aver sentito per anni il Pd denunciare l’’imbarbarimento’ del confronto politico, vederlo adesso passare al linguaggio bellico e lanciare appelli a ‘fermare l’avanzata’ degli avversari”. E’ l’ennesima prova “dell’impossibilità della politica di liberarsi dell’ipocrisia e della logica dei due pesi e due misure. E denuncia anche l’insicurezza di cui è oggi preda Zingaretti, timoroso che i rovesci elettorali possano scatenare l’ennesima faida nel suo partito”.

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In più i problemi delle regioni al voto sono la sanità, le infrastrutture, i trasporti non - come accade in Toscana - il tasso di antifascismo di Susanna Ceccardi misurato dallo stesso Zingaretti. Guido Guastalla, editore, gallerista e membro autorevole della comunità ebraica di Livorno, racconta al Foglio che “tre anni fa Susanna Ceccardi mi invitò a celebrare il 4 settembre la liberazione di Cascina dai tedeschi. In quella occasione conobbi il figlio della signora Cipolli, la cui famiglia di contadini ci salvò da Auschwitz. Quest’anno il 24 gennaio ho accompagnato Susanna ad Auschwitz con Vittorio Bendaud del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia. Il 27 gennaio a Cascina, invitato a celebrare il giorno della Memoria ho incontrato la signora Gina Cipolli, novantenne figlia di quei contadini: ho avviato una pratica allo Yad Vashem  per il riconoscimento di Giusti delle Nazioni. A Bruxelles Ceccardi in commissione Esteri si batte contro il Bds, il boicottaggio contro Israele e l’antisemitismo. Questo è il razzismo e fascismo di Ceccardi e della Lega?”. Insomma, dice Guastalla, “invece di parlare dei programmi concreti, economia, sanità, ordine pubblico, sviluppo si grida al lupo di un fascismo immaginario. Io credo che sia una strategia suicida. La Toscana, chiunque la governerà, ha bisogno di cambiare marcia”. A prescindere dalle destre zingarettiane.

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