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I silenzi e gli sfoghi del ministro

Boccia e la guerra in Puglia: vogliono ammaccare Conte

Il titolare degli Affari regionali alle prese con di Di Maio e Renzi in questa sfida elettorale: chi attacca Emiliano attacca il premier

Simone Canettieri

Quella che si gioca nel tacco d'Italia non è solo una vicenda locale. E avrà ripercussioni anche nel Pd di Zingaretti

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 “Chi dentro alla maggioranza attacca Michele Emiliano, sta attaccando Giuseppe Conte. E lo sa. In questo momento, in Puglia, stiamo combattendo da soli, come Pd. Non a caso sia Italia Viva e sia un pezzo di M5s mirano ad altro. Al di là delle regionali”. E cioè? “Vogliono ammaccare il governo”. Francesco Boccia da Bisceglie da settimane, e ora più che mai, è tutto concentrato sulla sfida che si giocherà nella sua regione. Una serie di comizi e incontri, strette di mani e colpi di gomito su e giù per la Puglia, dove ripete sempre questi concetti. Sopra e dietro il palco, nel backstage. Quando la tensione si allenta e fuori dai denti possono sfuggire anche piccoli e grandi sfoghi rivelatori.

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 “Chi dentro alla maggioranza attacca Michele Emiliano, sta attaccando Giuseppe Conte. E lo sa. In questo momento, in Puglia, stiamo combattendo da soli, come Pd. Non a caso sia Italia Viva e sia un pezzo di M5s mirano ad altro. Al di là delle regionali”. E cioè? “Vogliono ammaccare il governo”. Francesco Boccia da Bisceglie da settimane, e ora più che mai, è tutto concentrato sulla sfida che si giocherà nella sua regione. Una serie di comizi e incontri, strette di mani e colpi di gomito su e giù per la Puglia, dove ripete sempre questi concetti. Sopra e dietro il palco, nel backstage. Quando la tensione si allenta e fuori dai denti possono sfuggire anche piccoli e grandi sfoghi rivelatori.

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A tutti quelli chi gli chiedono vaticini e suggestioni sulla sfida considerata più in bilico, insieme a quella toscana, il ministro per gli Affari regionali ripete sicuro: “Dobbiamo farcela, e ce la faremo, ma con il voto disgiunto. Il voto utile. Lo sa l’elettore grillino e anche quello renzian-calendiano”.

Dunque voto utile a Emiliano e al suo populismo di sinistra da Danton delle cozze pelose? “In giro vedo tanti riformisti da salotto. E mi fermo qui”. E’ il pensiero di Boccia in questi giorni complicati nei quali si è dato la consegna del silenzio. Parlerà a tempo debito, a urne chiuse, per fare un bilancio, gioire e recriminare, a seconda del risultato. Nel frattempo, come con una catapulta, si sono presentati quaggiù, o lo faranno nelle prossime ore, tutti i big del Nazareno: lo ha fatto il segretario Nicola Zingaretti, poi i ministri Paola De Micheli e Giuseppe Provenzano e tra mercoledì e giovedì toccherà al titolare dell’Economia Roberto Gualtieri.
Il ministro pugliese del Pd ha tanti sospetti e cattivi pensieri che si sta tenendo dentro. E però, a volte affiorano senza che quasi se ne renda conto. Uno di questi è sul M5s e in particolare su Luigi Di Maio: ha fatto di tutto per opporsi all’accordo con i dem in Puglia. Una lunga teoria di telefonate mute, scrollate di spalle accompagnate da una serie di “vediamo” e di “classici se andiamo con voi non reggo i miei”. E poi, a patto saltato in aria, eccolo qui, il ministro degli Esteri, a scorrazzare tra gli uliveti, facendo lo slalom tra friselle e bombette: un doppio tour negli ultimi dieci giorni per lanciare in tutti i territori Antonella Laricchia.

Riempiendo piazze e vie, rimpossessandosi – contestualmente - della leadership del Movimento per mancanza di avversari sul campo.
Non a caso, dalla Farnesina, suo quartier generale ed elettorale, fanno notare: Luigi è l’unico che ancora ha un ascendente sul nostro popolo, e in Puglia sta facendo i numeri.

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E questo lo ha capito anche Boccia: il ministro ce l’ha messa tutta per convincere Di Maio dei rischi collaterali legati al successo di Raffaele Fitto. Ma non c’è stato nulla da fare. E Crimi? Vito Crimi, il capo politico pro-tempore che corre di qua e di là per tamponare falle e spegnere focolai sempre in affanno?

In Puglia, come in altri territori, nel Pd si sono accorti di quanto il capo politico grillino riesca a incidere nelle dinamiche interne, di quanto sia ascoltato, di quanto le sua parole siano definitive come certi baci mentre i treni stanno per partire. Ecco, quanto? Risate, imbarazzi, smorfie, occhi al cielo. Questa domanda è stata posta anche a Boccia e lui, con un’ironia che ormai è marchio di famiglia, avrebbe risposto a un militante dem così: “Crimi ascoltato? E’ come se mi mettessi a parlare di aerospazio”. Ricostruzioni maliziose e simpatiche chissà quanto garantite al limone. Ma verosimili. Perché nella Puglia di Conte tutti giocano altre partite, connesse e legate tra loro, con un unico punto di caduta: propiziare gli effetti nefasti della tornata elettorale sull’esecutivo. Un po’ quello che sta accadendo anche dentro e nelle vicinanze del Pd. Nota di cronaca: venerdì sera alla festa dell’Unità di Modena, Stefano Bonaccini ha aperto al ritorno di Matteo Renzi e di Pier Luigi Bersani (“Perché non dobbiamo accontentarci del 20 per cento”) e con lui sul palco c’era proprio Boccia. Non c’è nulla di male, pensa il ministro, se gli elettori di Iv tornassero nel Pd. Ma trova, allo stesso tempo, più fisiologico il riavvicinamento di Bersani che quello di Renzi. Ecco, in questi giorni la tensione pugliese è anche intorno a Iv che corre con Ivan Scalfarotto, appoggiato da Carlo Calenda. Quanto peserà la nuova creatura liberal-riformista? “Se arriverà all’1 e mezzo per cento sarà un successo, se toccherà il 3 significa che non capisco nulla di politica”, dice un voce dal sen fuggita dalle terre pugliesi. Forse è la coscienza di Boccia.

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