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Il racconto

E Grillo gela Conte e Di Maio: "Perché litigate? Dovete andare d'accordo"

Il fondatore del M5s tra il premier e il ministro degli Esteri, eterni duellanti

Simone Canettieri

Il comico è il grande ospite dell'evento all'Agenzia delle Dogane. Tra la casta più casta si muove a suo agio. E viene sdoganato da Bettini e D'Alema. E' uno di loro, è uno di noi

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“Perché litigate? Voi due dovete andare d’accordo”.  Un’uscita fulminante, delle sue. Una grillata. Con i destinatari del consiglio che intanto guardano altrove, quasi imbarazzati. E alla fine non rispondono. Solo una smorfia. Al massimo, potrebbero reclamare: “Ma ha iniziato lui!”. Come due discoli che alla prima occasione se le daranno di nuovo, e di santa ragione. Nel giorno in cui Beppe Grillo si palesa a Roma per la presentazione del “Libro blu” dell’Agenzia delle dogane (diretta dal suo amico Marcello Minenna), ecco il siparietto con il premier Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio. Scena breve e rivelatrice di ciò che tutti sanno e romanzano, fuori e dentro ai palazzi. La guerra dei perenni duellanti, che poco o nulla si fidano l’uno dell’altro. 

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“Perché litigate? Voi due dovete andare d’accordo”.  Un’uscita fulminante, delle sue. Una grillata. Con i destinatari del consiglio che intanto guardano altrove, quasi imbarazzati. E alla fine non rispondono. Solo una smorfia. Al massimo, potrebbero reclamare: “Ma ha iniziato lui!”. Come due discoli che alla prima occasione se le daranno di nuovo, e di santa ragione. Nel giorno in cui Beppe Grillo si palesa a Roma per la presentazione del “Libro blu” dell’Agenzia delle dogane (diretta dal suo amico Marcello Minenna), ecco il siparietto con il premier Giuseppe Conte e il ministro Luigi Di Maio. Scena breve e rivelatrice di ciò che tutti sanno e romanzano, fuori e dentro ai palazzi. La guerra dei perenni duellanti, che poco o nulla si fidano l’uno dell’altro. 

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Il professore prestato alla politica e ormai “ragionevolmente” solido nel campo del centrosinistra e il ragazzo di Pomigliano, che ereditò lo scettro del comando grazie ai suoi affidabili abiti della domenica, salvo annunciare che dopo un po’ lo voleva  restituire, ma finora non l’ha ancora posato. In mezzo Grillo, senza cravatta, giacca e camicia bianca fuori dai pantaloni, come a una festa in un villaggio vacanze. Ha passato la notte in un hotel di Trastevere.  Strappo alla regola: questa volta niente Forum con vista sui colli fatali. E’ qui alle Dogane, ha l’aria "ciancicata". Forse è un po’ imbolsito.

Ma non poteva mancare all’evento statale, blu elettrico, con mezzo governo, il “suo governo”, il presidente del Senato, i grand commis, i vertici delle forze dell’ordine e i procuratori (“Ah, piacere lei è il famoso Ielo?”). Grillo sembra divertirsi, come un matto. Con la casta più casta. E si concede il vezzo di una mascherina che riproduce la sua bocca. “Ma mi presentate sempre le tardone?”, ride appena volta le spalle Gabriella Palmieri Sandulli, avvocato generale dello stato. 


In un tripudio di ipereccitazione, Beppe deve fare Grillo. E allora chiederà a Minenna di poter lavorare alle Dogane, all’area sequestri, a Fiumicino perché con il Covid gli spettacoli latitano e i botteghini piangono. Seguiranno risate, grasse e forzate. Il destino – o meglio il cerimoniale di Palazzo Chigi – con algido realismo fa sedere il comico vicino a Goffredo Bettini, l’ideologo del Pd zingarettiano e dei modelli Roma che furono.  “Similitudine istituzionale”, secondo il burocratese. In quanto i due padri fondatori dell’attuale esecutivo sono “leader di partito, senza responsabilità istituzionali”.

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E dunque strette di mano e ammiccamenti tra il creatore del M5s e il nume tutelare del Nazareno. Entrambi legati da una convinzione: Pd e grillini devono essere alleati strutturali, non partner occasionali. I due partiti, dopo insulti e querele milionarie, non possono dunque  non stare vicini. E  darsi la mano. Come fa Grillo con Bettini. Goffredo, il santone democratico, è sorpreso dalla disposizione dei posti. “Mi hanno messo vicino a Beppe”, dice a tutti, colpito, ma evidentemente compiaciuto. Si godono il frutto dello sforzo. E cioè il figlio e cioè Giuseppe Conte, che tanto affetto riserva al capo pentastellato appena lo vede. “Altro che darsi del tu: sono due amici, c’è la confidenza e la complicità”, racconta un ministro al Foglio.

 

Ma ormai questo mondo – spuntano Giuliano Amato e Franco Bassanini – è entrato dentro Grillo. E viceversa, certo. Al punto che per la gioia dei fotografi c’è il saluto tra Beppe e Max, tra il comico che odiava i politici e D’Alema, il Professionista. Una pacca sulla spalla. Un “come è piccolo il mondo”. Roba di pochi secondi. Tra loro c’è anche Milena Gabanelli, la giornalista quirinabile per i grillini e poi odiabile alla prima inchiesta su di loro. Un bipolarismo psichiatrico che la dice lunga. Ma qui ormai ci si saluta tutti. Anche con D’Alema a cui sempre il capo del M5s diede pubblicamente del “pezzo di merda”, a lui e a tutti i politici che iniziavano ad apprezzarlo come “democratico”, remake dalemiano della “Lega costola della sinistra”. Ma Beppe-Mao è sdoganato, qui alle Agenzie delle Dogane. E’ uno di noi, è uno di loro. Veglia sul governo e su Conte. Con il quale parla a lungo di progetti e futuro. Così come con Di Maio che accoglie con un’altra battuta: “Ho saputo che questa estate hai preso il sole”. Un faccia a faccia che il ministro degli Esteri si rivende sui social, dove è bravissimo, come “piacevole chiacchierata” perché “abbiamo tante idee da concretizzare” in quanto il Movimento “ha bisogno di tutti”. Allusione a un asse, conferma della furbizia del titolare della Farnesina. Poi arriva il premier. E il monito rivolto ai due litiganti dal vecchio zio: state buoni, se potete.

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