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“Vi spiego il mio Recovery plan”. Parla Patuanelli

Incentivi all'automotive, stabilizzazione del 4.0 e dell'eco bonus. La svolta, quasi calendiana, del ministro dello Sviluppo economico

Stefano Patuanelli

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"Oggi abbiamo l'occasione nel nostro paese di affrontare un tema di fondamentale importanza", dice al Foglio il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, "quello di andare a ricucire delle fratture nelle attività produttive che hanno prodotto un paese che da vent'anni cresce poco e soprattutto meno di altri paesi europei; un paese che ha una parcellizzazione delle proprie industrie, delle proprie attività produttive, molto marcata; un paese che ha imprese sottocapitalizzate che hanno difficoltà di accesso al credito.

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Abbiamo davanti a noi una grande occasione: non solo spendere i soldi che arrivano dall'Europa, ma investire nel modo giusto quelle risorse accompagnando i fondi europei alle risorse tradizionali delle leggi di bilancio, in un precorso che ci porterà per la prima volta ad essere non contributori netti nei confronti dell'Europa ma uno dei paesi che riceve più denaro di quanto dà all'Europa. Una battaglia che anche il Movimento 5 stelle ha sempre portato nei tavoli europei.

 

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E allora cosa stiamo facendo? Stiamo innanzitutto indirizzando la nostra azione rispetto ai grandi temi tracciati dalla Commissione europea. Da un lato abbiamo il tema dell'innovazione, della digitalizzazione, che significa competitività per l'impresa e per l'industria. Dall'altro abbiamo la grande transizione green. Non mi piace tanto usare questa parola perché forse ne abbiamo abusato in passato senza però fare il salto necessario verso le produzioni sostenibili.

 

Mi piace parlare di sostenibilità ambientale. Non c'è sostenibilità ambientale nelle attività produttive se non c'è anche sostenibilità economica e sociale; oggi abbiamo la possibilità di accompagnare trasformazioni di processi e di prodotti delle nostre imprese verso una sostenibilità ambientale senza per questo mettere in dubbio la sostenibilità economica da un lato e quella sociale dall'altro. È un passaggio fondamentale.

 

Il terzo asset importante su cui ci stiamo muovendo riguarda il rafforzamento dei nostri sistemi produttivi. In Italia abbiamo delle filiere di grande importanza che si confrontano su mercati esteri; sono molto predisposte all'internazionalizzazione. Sono filiere importanti che spesso hanno a capofila una partecipata dello Stato. Pensiamo a Leonardo, pensiamo a Eni, Enel, Snam ma anche alla filiera automotive: il nostro produttore nazionale, Fca, ha dietro e sotto di sé una propria filiera che fornisce anche altri produttori.

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Ho fatto l'esempio dell'automotive per individuare e indicare quali sono le criticità che dobbiamo affrontare in questo momento. Il passaggio dalla trazione tradizionale – la propulsione, il motore endotermico – alla trazione elettrica comporterà non soltanto un cambio di fonte energetica ma anche di componentistica, e quindi le aziende si troveranno nella necessità di mutare i loro prodotti. Lo Stato dev'essere guida e sostegno ai cambiamenti che tutte le nostre imprese dovranno affrontare nel tempo.

 

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Pensando poi al tema dell'innovazione, della digitalizzazione, non c'è una possibilità per il nostro paese se non c'è connessione garantita per i cittadini e per tutte le imprese. È per questo che abbiamo molto insistito sul progetto di rete unica nazionale a governance pubblica: riteniamo che solo in questo modo potremo avere la garanzia che tutte le imprese siano connesse e possano utilizzare i servizi digitali che dovranno essere accompagnati, anche in questo caso, da politiche forti da parte del governo.

 

Stiamo disegnando una serie di proposte che porteremo in Europa per avere accesso al Recovery fund e alle risorse del Next generation Eu: un mosaico fatto da molte tessere che però si incastrano l'una nell'altra e che renderanno più forti i nostri sistemi produttivi, più capaci le nostre imprese di fare rete, di crescere sia dimensionalmente che economicamente; di essere più fortemente capitalizzate e quindi di avere maggiore accesso al credito. Stiamo dando all'impresa alcune risposte che riteniamo manchino da molti anni.

 

Per farlo, ci sono poi da affrontare i grandi temi dell'execution, cioè di come ciò che disegniamo arriva direttamente all'impresa e nell'industria. Credo che non sia necessario stravolgere strumenti che le imprese già conoscono e utilizzano. Penso ad esempio a tutto il pacchetto 4.0. Siamo intenzionati a rafforzarlo aumentando le aliquote del credito d'imposta, ad ampliare il range di beni che possono far parte del pacchetto, a implementare la formazione 4.0. Centrale è la necessità dell'impresa di aumentare le proprie competenze. Vogliamo ampliare i massimali ma soprattutto rendere strutturale questo pacchetto: la prima cosa che gli imprenditori chiedono è avere certezza nel tempo degli strumenti di cui dispongono.

 

Altro esempio: l'eco bonus e il sisma bonus. Sono strumenti che nel campo dell'edilizia si utilizzano da moltissimi anni, con l'aliquota al 35 per cento – come è stata nella prima fase dell'attuazione – poi al 50, al 60 e fino all'85 per alcuni aspetti del sisma bonus, e oggi con il 110 per cento per alcuni interventi di forte riqualificazione energetica o di adeguamento sismico. Al di là dell'aliquota lo strumento è ormai ben conosciuto e penso che non si debba aspettare il 30 dicembre, cioè l'approvazione notturna delle legge di bilancio, per avere la certezza della proroga di tale strumento per l'anno successivo.

 

Bisogna dare un range temporale molto chiaro e certo alle imprese, in modo che sappiano che possono programmare i loro interventi, e lo stesso vale per i cittadini: va data la possibilità di accedere al bonus non solo ai cittadini che oggi possono programmare l'intervento ma anche a quelli che possono programmarlo nei prossimi anni. È per questo che proponiamo di posticipare di tre anni la scadenza del 31 dicembre 2021.

 

Credo che abbiamo davanti a noi un'occasione veramente importante per il nostro paese. Non vogliamo sprecarla, non vogliamo buttarla via. Vogliamo invece restituire agli imprenditori un tessuto economico e produttivo che sia davvero in grado di cogliere le grandi capacità imprenditoriali che i nostri cittadini hanno".

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