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Contrordine compagni, nel pantheon Pd via Saviano, entra Ferragni

Zingaretti difende l'influencer che aveva attaccato la "cultura fascista" a proposito dell'omicidio di Willy. Ma con l'autore di Gomorra è scontro totale

Giulio Seminara

Cambio di icone al Nazareno: va in soffitta la stagione savianea e si entra in quella dei social. Obiettivo non dichiarato: parlare - tramite le star - ai più giovani

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Esce Roberto Saviano, entra Chiara Ferragni. Il Partito Democratico ha cambiato poster in cameretta. Oggi il segretario dem Nicola Zingaretti ha “assoldato” la regina delle influencer, che ieri si è espressa sull'omicidio di Willy Monteiro condividendo su Instagram un post che prima chiama in causa “i 4 fasci che l'hanno ammazzato a calci” e poi accusa “la cultura fascista”, “sempre resistente in questo paese di merda”. Il fascismo, quindi, come substrato culturale di questo odioso episodio di violenza.

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Esce Roberto Saviano, entra Chiara Ferragni. Il Partito Democratico ha cambiato poster in cameretta. Oggi il segretario dem Nicola Zingaretti ha “assoldato” la regina delle influencer, che ieri si è espressa sull'omicidio di Willy Monteiro condividendo su Instagram un post che prima chiama in causa “i 4 fasci che l'hanno ammazzato a calci” e poi accusa “la cultura fascista”, “sempre resistente in questo paese di merda”. Il fascismo, quindi, come substrato culturale di questo odioso episodio di violenza.

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L'intervento della Ferragni ha diviso il web, raccogliendo ampio consenso ma anche feroci critiche, soprattutto da destra. Numerosi gli insulti e le volgarità. In suo soccorso è sceso in campo Zingaretti, autore poco fa di un accorato post di sostegno su Facebook: “Ieri Chiara Ferragni ha usato parole dure ma penso corrette su violenza e fascismo.

 

Ovviamente nei social è partita la campagna di insulti. L'esaltazione cieca della forza, sgraziata, volgare, inumana e violenta e culturalmente fascista di quattro energumeni e la semplicità, la vitalità innocente e coraggiosa, l'armoniosa creatività di un bravo adolescente. Questi sono i due mondi emotivi, le due visioni della vita, che nella tragedia assassina di Colleferro si sono scontrati. Noi combatteremo. Noi saremo sempre per dare forza a chi non ce l'ha. Per la ricchezza interiore degli "indifesi" e contro chi li "offende" per annientarli”. La sorprendente alleanza in nome dell'antifascismo tra Zingaretti e Ferragni, il sobrio politico e l'icona glamour, rende meno amara la violenta rottura in corso tra il Partito Democratico e Roberto Saviano.

 

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L'altro ieri l'autore di Gomorra ha pubblicato una serie di tweet al vetriolo contro il Pd, accusandolo di pensare solo alla “sopravvivenza politica” ed essere “disinteressato agli esseri umani”, tanto da potersi “accordare con gli aguzzini libici”. Da parte sua pure un laconico “andate a cagare”. Ne è derivata una rissa social che ha coinvolto i massimi dirigenti democratici, come il ministro Dario Franceschini che ha parlato di “caduta di stile piena di inspiegabile rancore”. E il vicesegretario nazionale Andrea Orlando, che ha chiesto allo scrittore di smetterla con gli insulti e di assegnare “valutazioni morali e culturali dell'interlocutore”. Saviano, che voterà No al prossimo referendum sul taglio dei parlamentari, non molla il tiro e oggi ha definito il Pd “vapore acqueo”, un partito “che non ha una posizione su niente” e che esercita “l'arte della sopravvivenza”. E Zingaretti? “Cammina rasente i muri per non essere notato”. Parole chiare che probabilmente seppelliscono il rapporto tra Saviano e il Nazareno, dove forse però troverà posto, almeno nel pantheon, Chiara Ferragni. Una svolta glamour per Zingaretti e compagni. Aumenteranno i followers del Pd?

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