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l'intervista

"Caro Vendola, Emiliano ha smantellato la tua Puglia. Perché votarlo?". Parla Scalfarotto

Il candidato renziano alla regione spiega perché il "menopeggismo" non è la soluzione. "Devo essere tra i pochi vendoliani rimasti, e per questo non mi rassegno al populismo"

Luca Roberto

Sostenere il governatore uscente per fermare l'avanzata della destra sovranista? "Nichi ha rinunciato a una politica di visione, di lungo respiro, non lo riconosco più", ci dice il candidato di Italia viva alla presidenza della regione

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"Quando invita a votare Emiliano, assecondando il principio del meno peggio, mi viene da pensare che Vendola abbia rinunciato a perseguire una visione della politica che non sia solo piccolo cabotaggio e trasformismo, come era riuscito a fare in passato", premette Ivan Scalfarotto. "Devo essere tra i pochi vendoliani rimasti al mondo, non lo riconosco più”. 

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"Quando invita a votare Emiliano, assecondando il principio del meno peggio, mi viene da pensare che Vendola abbia rinunciato a perseguire una visione della politica che non sia solo piccolo cabotaggio e trasformismo, come era riuscito a fare in passato", premette Ivan Scalfarotto. "Devo essere tra i pochi vendoliani rimasti al mondo, non lo riconosco più”. 

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Il candidato di Italia viva, Più Europa e Azione alle elezioni regionali pugliesi, quarto incomodo per la corsa a governatore, ha avuto tempo di recuperare e leggere con scrupolo l'intervista di Nichi Vendola sul Foglio, quella in cui l'ex presidente della regione dal 2005 al 2015 ha accusato il largo fronte liberale di voler combattere il populismo di Emiliano al prezzo di far vincere la peggior destra sovranista (“Più che una mappa politica, serve un referto clinico”). “E mi è sembrato di non riconoscere il vero Vendola. Credo che nei dieci anni di amministrazione della Puglia abbia fatto cose eccellenti, sprigionando le energie di una regione dal potenziale enorme. Solo che adesso si accontenta di sostenere colui che in questi cinque anni ha contribuito a smantellare il suo stesso lavoro di dieci anni. Non c'è niente dello slancio, delle idee e delle energie che si liberarono grazie a persone come Nichi e Guglielmo Minervini. Io non mi rassegno a una politica trasformista, in una regione in cui praticamente tutti i consiglieri regionali uscenti si sono ricandidati, ma non necessariamente nello schieramento di provenienza. Non credo che di fronte a Fitto, che è la brace, debba andar bene Emiliano, la padella. In questi mesi ho percorso oltre 23 mila chilometri: non c'è pugliese che mi abbia detto voto Fitto o Emiliano perché ci credo. Il rischio, però, quando si vota prima contro che a favore di qualcuno è che la Puglia rimanga schiacciata nel mezzo”. 

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Eppure secondo molti la non dispersione in mille rivoli del voto dovrebbe essere una delle priorità, almeno da un punto di vista pragmatico, elettorale, se si vogliono evitare riverberi a Roma: quello tra due degli ultimi tre presidenti di regione, stando ai sondaggi, è un testa a testa con un margine di voti a tal punto risicato (negli Stati Uniti direbbero “too close to call”) da interessare molto da vicino gli elettori delle altre liste, che potrebbero risultare determinanti per l'incoronazione dell'uno o dell'altro in caso di voto disgiunto. 

Vendola ha detto che se vincesse Fitto la Puglia diverrebbe “poco meno di una colonia estiva dei sovranisti”. S'immagina uno scenario altrettanto esotico in caso di Emiliano-bis? “Non mi aspetto nient'altro che la prosecuzione di questi 5 anni anni, in cui Emiliano più che il presidente della regione n'è sembrato il proprietario”, risponde Scalfarotto. “Ha avocato a sé due assessorati fondamentali come Sanità e Agricoltura. E' stato una sorta di cappa di piombo per il processo di crescita che si era innescato prima di lui. E non vedo come certa sinistra possa riconoscersi in uno che è stato capace di allearsi con sindaci di Casapound. L'antifascismo dovrebbe essere un valore non negoziabile dei progressisti”.

Se però a qualcuno venisse voglia di passare al setaccio le dichiarazioni dello stesso Vendola, si accorgerebbe che il menopeggismo dell'ex governatore dista geometricamente da Scalfarotto almeno quanto la pattuglia di Italia viva dal nuovo corso del Partito Democratico. E' vero che i dem, come dice Vendola, hanno rinunciato a diventare vera alternativa, sono diventati subalterni al liberismo? “Tutt'al più credo siano diventati succubi del peggior populismo. Non a caso la Puglia è stata un laboratorio per la segreteria Zingaretti, che vede nel Pd una quinta colonna, una costola del M5s. Se è vero che Emiliano, come fece già cinque anni fa, ha promesso ai grillini alcuni posti in giunta, per chiunque voglia opporsi a questo modello noi non possiamo che essere l'unica alternativa”.

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