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Gervasoni, Boccia e la discrezionalità dell'Università del Molise

Luciano Capone

Insulti no, plagio sì. Com'è che l'ateneo molisano fa rispettare il suo codice etico? Due casi a confronto

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Roma. Nell’Università del Molise si tenta di far rispettare il codice etico, stavolta. Ma non è stato sempre così. Dopo il caso del prof. Marco Gervasoni, che ha rivolto insulti sessisti alla vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein (“Ma che è n’omo?”, ha twittato commentando la copertina dell’Espresso in cui la donna era raffigurata), l’ateneo di Campobasso aveva inizialmente reagito in maniera timida condannando “ogni forma di discriminazione e di utilizzo improprio dei mezzi di comunicazione” e invitando, attraverso il rettore Luca Brunese la Schlein a una giornata di studi, ma senza mai nominare chi l’aveva offesa. Ieri, ha fatto un passo avanti: “A proposito della vicenda che ha interessato il prof. Marco Gervasoni, il rettore, prof. Luca Brunese, ha inserito nell’ordine del giorno del Senato Accademico, convocato il prossimo 10 settembre, un punto specifico per valutare eventuali violazioni del codice etico, secondo le procedure previste dall’Ateneo”.

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Roma. Nell’Università del Molise si tenta di far rispettare il codice etico, stavolta. Ma non è stato sempre così. Dopo il caso del prof. Marco Gervasoni, che ha rivolto insulti sessisti alla vicepresidente dell’Emilia-Romagna Elly Schlein (“Ma che è n’omo?”, ha twittato commentando la copertina dell’Espresso in cui la donna era raffigurata), l’ateneo di Campobasso aveva inizialmente reagito in maniera timida condannando “ogni forma di discriminazione e di utilizzo improprio dei mezzi di comunicazione” e invitando, attraverso il rettore Luca Brunese la Schlein a una giornata di studi, ma senza mai nominare chi l’aveva offesa. Ieri, ha fatto un passo avanti: “A proposito della vicenda che ha interessato il prof. Marco Gervasoni, il rettore, prof. Luca Brunese, ha inserito nell’ordine del giorno del Senato Accademico, convocato il prossimo 10 settembre, un punto specifico per valutare eventuali violazioni del codice etico, secondo le procedure previste dall’Ateneo”.

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Una decisione doverosa. Ma a Campobasso non si sono comportati sempre con lo stesso rigore. E’ il caso che riguarda il più importante professore – dal punto di vista politico-mediatico più che scientifico – dell’Università del Molise: il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Nel marzo del 2017, dopo che alcuni economisti che si occupano di frodi scientifiche avevano messo gli occhi su alcune pubblicazioni di Boccia, un’inchiesta giornalistica del Fatto quotidiano mostra che l’allora presidente della commissione Bilancio della Camera aveva vinto nel 2016 un concorso da professore associato presso l’Università del Molise presentando una pubblicazione plagiata. Tra i 12 lavori scientifici presentati, Boccia aveva inserito un articolo dal titolo “The regulation of local public services between authority and market: United States and Tax increment financing. The case of Chicago”, pubblicato a suo nome in una collana della Liuc di Castellanza, l’università dove Boccia era docente. Ma il testo di quell’articolo era in realtà il plagio, ovvero la fusione, di interi brani di lavori scientifici di altri autori non citati come fonte. Su quel lavoro era partito un goffo tentativo di difesa.

Nella versione online presente sul sito della Liuc, l’articolo di Boccia viene modificato mettendo a fianco al nome dell’autore l’inusuale dicitura “letture consigliate” che prima non compariva. Stessa cosa accade con il curriculum di Boccia, in cui dopo la sezione “Pubblicazioni” viene sostituita con l’inconsueta dicitura “Pubblicazioni e letture consigliate” (come se qualcuno nel proprio cv inserisse “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare come lettura consigliata nella sezione in cui cita i propri romanzi). E’ proprio questa la giustificazione di Boccia: l’articolo plagiato era una “lettura consigliata”. E perché mai avrebbe presentato a un concorso una lettura consigliata? “La lista l’ho mandata d’ufficio, non ho nemmeno controllato… Penso che siano state prese in fretta e furia le ultime cose che comparivano sul mio sito”. La risposta non è sembrata convincente alla comunità scientifica, a cui la linea difensiva è immediatamente apparsa fragilissima, anche perché Boccia ha citato quella che lui ora definisce una “lettura consigliata” come un articolo di cui è autore nei riferimenti bibliografici di in un altro lavoro a sua firma. Pure in questo caso – come nella pubblicazione originale, nel curriculum e nella documentazione presentata al concorso – Boccia aveva attribuito a se stesso la paternità di un articolo scritto da altri. E’ per questi motivi che i professori Lucio Picci (Università di Bologna) e Alberto Vannucci (Università di Pisa) hanno chiesto chiarimenti alle università coinvolte (Luic e del Molise) attraverso una lettera sottoscritta da centinaia di colleghi e poi presentato un esposto alla procura di Campobasso. Boccia, anziché precisare, ha replicato querelando i colleghi tra cui ci sarebbe anche l’economista Mauro Sylos Labini (Università di Pisa), reo evidentemente di ricordare pubblicamente il plagio di Boccia. L’Università Liuc di Castellanza ha reagito dichiarando “retracted” (ritirato) l’articolo di Boccia (procedura generalmente usata in caso di frode scientifica). Mentre l’Università del Molise, dove Boccia ha ottenuto la cattedra, ha avviato una procedura che si è conclusa con un nulla di fatto. L’allora rettore Gianmaria Palmieri (che poi si sarebbe candidato alle politiche del 2018 nel centrosinistra con Leu) chiese chiarimenti alla commissione giudicatrice, che affermò che nella valutazione di Boccia la commissione si era concentrata sulle altre pubblicazioni e non su quella plagiata. Tanto è bastato al rettore, che ha portato questa risposta in Senato accademico e cda a giugno 2017: caso chiuso.

C’è però un problema, che prescinde dalla validità del concorso e dal giudizio della commissione, e riguarda la condotta del professore Boccia. Il codice etico dell’Università del Molise infatti, all’art. 8 (“Proprietà intellettuale e divieto di plagio”), stabilisce che “l’appropriazione di scritti e idee altrui configuri una colpa di estrema gravità nei confronti della comunità degli studiosi” e che “l’Università condanna ogni forma di plagio, con l’esplicito divieto di parziale o totale attribuzione a se stessi di parole, idee, ricerche o scoperte altrui. Costituisce plagio anche l’omissione della citazione delle fonti”. Non si capisce perché l’Università del Molise abbia giustamente deciso di valutare eventuali violazioni del codice etico da parte del prof. Gervasoni, mentre non l’abbia fatto per il prof. Boccia.

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