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"Sinistra, sveglia! In Toscana rischiamo". Parla Giani

Carmelo Caruso

"Funzionario", "socialista", senza spin doctor. "Mi mettono alla berlina ma so amministare la Toscana. La Lega colonizzerebbe la sanità. Alla fine ce la farò". Intervista al candidato del Pd che deve "salvare la sinistra"

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Passerà alla storia come l’uomo che ha consegnato la Toscana alla destra o salverà il governo e la sinistra? “La Toscana è contendibile ma non sarò io che la consegnerò alla destra. Alla fine ce la farò perché conosco questa regione davvero e perché da trent’anni la percorro e la ascolto. Se guardate con attenzione, vi accorgerete che dietro di me non ci sono i professionisti delle campagne elettorali, quelli che credono di sapere vincere le elezioni ma che non sanno nulla su come si amministra un municipio. E io la Toscana la so amministrare”. E infatti, di Eugenio Giani, candidato del Pd in Toscana, la Lega dice che è un vecchio funzionario di partito, uno che da trent’anni vive di politica e che se vince lui vince ancora la solita eternità.

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Passerà alla storia come l’uomo che ha consegnato la Toscana alla destra o salverà il governo e la sinistra? “La Toscana è contendibile ma non sarò io che la consegnerò alla destra. Alla fine ce la farò perché conosco questa regione davvero e perché da trent’anni la percorro e la ascolto. Se guardate con attenzione, vi accorgerete che dietro di me non ci sono i professionisti delle campagne elettorali, quelli che credono di sapere vincere le elezioni ma che non sanno nulla su come si amministra un municipio. E io la Toscana la so amministrare”. E infatti, di Eugenio Giani, candidato del Pd in Toscana, la Lega dice che è un vecchio funzionario di partito, uno che da trent’anni vive di politica e che se vince lui vince ancora la solita eternità.

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Il voto, come accaduto in Emilia-Romagna, diventa dunque la spallata contro Marx, Togliatti, Ingrao, le cooperative rosse e senza neppure le sardine che qui non sono la fortuna della storia venuta a soccorrere Stefano Bonaccini, ma un fenomeno già esaurito. Molti credono che il Pd abbia scelto lei perché rischia di perdere. E’ così? “Io in Toscana non perdo e il fatto che in Toscana la partita sia una partita vera, ed è vera, non mi spaventa. Anche questo è il bello della politica. La sinistra qui si deve svegliare. Non possiamo avere poi il rimpianto di non avere dato tutto”. Solo una sinistra che non riesce a difendere la sua bella tradizione può lasciare offendere Giani che è il meglio della sua tradizione.

 

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Ha permesso che venisse maltrattato come il “candidato più goffo di sempre” e ha consentito che la Lega, e si sottolinea la Lega, gli offrisse lezioni di buona educazione per quel suo “Ceccardi è al guinzaglio di Salvini” che solo nella testa di qualcuno, e per interesse della Ceccardi, è diventato “Giani mi da della cagna”. Racconta che la “destra mi ha messo alla berlina perché gli faceva comodo e ha giocato sulla polemica perché non ha contenuti. Banalizzano tutto ma governare una regione non è una cosa banale”. E la sinistra? “Io di quella parte politica credo di interpretare gli ideali. Ma so bene che sono io il candidato e mi assumo tutte le responsabilità. Mi sento una piccola parte di un sistema di valori ma quei valori sono tutta la mia vita. Per me la Toscana non è solo la Toscana ma è il modello Toscana”.

 

C’è stata disattenzione da parte della sinistra? “C’è stata. Ma abbiamo ancora diciotto giorni e ce la faremo”. E se solo non si vergognasse di quello che è, il Pd avrebbe ricordato che la lingua di Giani e quelle che chiamano gaffe non sono altro che il parlare tosto dei toscanacci, il naso lungo di Montanelli, il caratteraccio di Curzio Malaparte che rimane il padre del battibecco. “In Toscana non stiamo sfidando il centrodestra ma una destra centro. Basta guardare cosa accade dentro Forza Italia. Si sta spaccando. La destra della Ceccardi è quella che non vuole i soldi del Mes, quella che voleva portarci fuori dall’Europa. Se vince la Lega il rischio è che la nostra sanità venga colonizzata da quella lombarda”. La Toscana colonizzata? “La Lega ha un’idea di sanità che si contrappone all’idea che i toscani hanno della sanità. Il loro modello, e non lo dico io ma lo ripete la Lega, è quello lombardo. Alla nostra sanità io non ci rinuncio”.

 

E Giani è invece l’ipertoscano, uno che, confida un fiorentino di genio, scompone il pranzo in tre per aumentare le relazioni e bruciare le calorie. L’antipasto lo fa all’Arci. Il primo piatto alla Cena Sociale e il secondo lo addenta al circolo dei canottieri. “Lamentano che faccio politica da trent’anni e quando lo sento sorrido. Se la faccio da così tanto tempo significa che i voti li ho sempre presi e li continuo a prendere” dice lui. E quando dicono che ha fatto sempre e solo quella? Cosa risponde? “Che io un lavoro ce l’avevo. Non ho scelto di fare politica per trovare un lavoro”.

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E’ un avvocato e il suo maestro è stato Alberto Predieri, l’assistente universitario di Piero Calamandrei. La sinistra più rossa rimprovera a Giani che non è abbastanza rosso e che è stato socialista e non comunista. “Parliamo della stessa sinistra, quella che in Toscana corre da sola, che ha continuato a fare opposizione anche a Enrico Rossi, il nostro presidente. E’ uscito dal Pd e ha aderito a Leu. Ma per questa sinistra anche Leu non era abbastanza sinistra. Solo per dire che parlo con tutti, ma con l’integralismo ideologico non si può dialogare”. Il suo colore è allora il rosa? “Sono un riformista e non perché è una parola di moda”. Racconta che dorme con accanto la fotografia di Sandro Pertini sul comodino “quella autografata”.

 

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E insomma lascia capire che anche la destra che non accetta la Ceccardi dovrebbe votare lui ma non lo dice come non chiede al M5s di disgiungere il voto che tanto sarebbe utile. “Ho sentimenti nobili. Faccio appello ai loro ideali che io posso interpretare”. E interpreta la parte del candidato funzionario ma che per Giani è l’uomo “funzione” e che “funziona”. “Non è una brutta parola. Dietro questo termine c’è l’idea che la politica sia un percorso. E’ quel lungo percorso che ha portato alla mia candidatura”.

 

Ed è così autentico che non ha spin doctor, società di comunicazione, bestie e algoritmi, “e però, ho il mio cervello. Credo mi aiuti”. Non è forse anche questa una strategia? “Non mi piacciono le americanate, la comunicazione artificiale ed è chiaro che non mi piace il nuovismo a ogni costo. Io sono questo”. Giani non fa l’americano e per fortuna non ha cominciato a indossare giubbini stretti, a tingersi i capelli. Non ha scelto neppure la linea Vincenzo De Luca, liste civiche a strascico e meticciato spinto. “Le liste a mio sostegno sono sei perché rappresentano il meglio del centrosinistra, un giusta sintesi”. Se perde non perderà da solo, ma se vince il merito sarà solo suo. E’ l’ultimo disarmato di sinistra armato di umiltà: “So di non essere carismatico ma posso essere quel buon amministratore di cui ha bisogno la Toscana”.

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