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La scuola a chi la do? Al governo è lotta per schivare le responsabilità sulla riapertura

Carmelo Caruso

Medici, trasporti, mascherine. Tavoli dadaisti fra stato e regioni. Ancora proposte, ultima "separatori morbidi" sui bus. Ma la soluzione ancora non c'è

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Chi da giorni partecipa a questi vertici sulla scuola, fra stato e regioni, li descrive come gli scrittori degli anni Venti descrivevano gli spettacoli dadaisti nei locali berlinesi. E assicurano che se tutti i governatori, i ministri Lucia Azzolina, Paola De Micheli, Roberto Speranza, Francesco Boccia, e il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, non fossero in videoconferenza e la stanza non fosse dunque virtuale, si respirerebbe anche il fumo dei discorsi e quello delle narici.

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Chi da giorni partecipa a questi vertici sulla scuola, fra stato e regioni, li descrive come gli scrittori degli anni Venti descrivevano gli spettacoli dadaisti nei locali berlinesi. E assicurano che se tutti i governatori, i ministri Lucia Azzolina, Paola De Micheli, Roberto Speranza, Francesco Boccia, e il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, non fossero in videoconferenza e la stanza non fosse dunque virtuale, si respirerebbe anche il fumo dei discorsi e quello delle narici.

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Per dare l’idea di quanto i presidenti delle regioni fossero ieri infuriati, è sufficiente dire che molti di loro hanno smesso di seguire questi incontri per dare la delega agli assessori. Gli assessori, a loro volta, uomini che stanno individuando gli edifici scolastici alternativi, scelgono poi di delegare ai dirigenti generali.

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Ma anche i dirigenti generali, che devono dare risposte ai loro assessori regionali, seguono questi vertici, di cui hanno perso pure il conto (“A quale vi riferite, quello di oggi o quello di ieri?”), con la stessa impazienza di chi non vuole ascoltare speculazioni. Si è visto più di uno perdere il filo. “Dove eravamo rimasti?”.

La paura di non riuscire a riportare gli studenti in classe finisce per assumere le forme stesse del virus e si contagia. Nessuno al governo vuole prendersi la colpa del fallimento ma la sola che ha finora trovato modo di vaccinarsi è la ministra Lucia Azzolina. Ieri, ad esempio, è riuscita con la complicità delle regioni – che avevano pure le loro motivate perplessità – a spostare l’attenzione sul trasporto pubblico locale. Significa che, con astuzia, ha consegnato la scuola alla ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli.

 

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E ieri l’altro, approfittando del dibattito sul medico a scuola, ha caricato su Roberto Speranza le sorti dell’Istruzione. Nel Pd, dove nessuno può attaccarla perché “è come attaccare il governo”, circola questa frase: “Sta passando l’idea che l’Istruzione sia nostra. Siamo il primo partito che ha ottenuto un ministero ma non il ministro”. Non si sa ancora bene come, ma senza avere risolto il nodo del medico negli istituti, senza avere ancora stabilito se a misurare la temperatura debba essere la famiglia o debbano essere i presidi (“e se facessimo un patto con le famiglie” nelle ultime ore sta andando di moda questa scorciatoia), ci si è accorti che prima di entrare a scuola bisogna pure arrivarci e che il Cts non deroga al metro di distanza sui bus.

 

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Si devono aumentare le corse, ma per aumentare le corse servirebbero più dipendenti. Proposta: e se si spostasse l’ora di ingresso? Al momento rimane proposta. La ministra dei Trasporti si è trovata così a dover affrontare, tra gli altri, Stefano Bonaccini e Giovanni Toti, e le regioni del sud, Campania, Sicilia, Puglia che chiedevano: “E i soldi?”. Ha così proposto “separatori morbidi” e di allargare la definizione del “concetto di congiunti, estesa anche ai compagni di classe e di lavoro”.

   

Sia in classe che sugli autobus si rimane appesi a “un” metro. In Friuli Venezia Giulia e in Veneto, Massimiliano Fedriga e Luca Zaia, avevano già derogato a questa disposizione attraverso un’ordinanza. “Ma la mia ordinanza confliggerà con le disposizioni del Cts e verrà meno” spiega Fedriga, uno di quelli che comprendono le angosce del Cts ma non le rigidità. E infatti c’è tutta una ricca letteratura. Tra le ultime concessioni del comitato tecnico scientifico ci sarebbe quella di permettere un distanziamento meno rigido sui mezzi pubblici, ma solo per quindici minuti.

 

“E mi chiedo che senso abbia. O scegli di derogare o non deroghi. Ti puoi contagiare al primo minuto” pensa ancora il presidente della regione Friuli, del parere che “la politica un rischio lo deve prendere e che il rischio zero non esiste”. Anche le mascherine sono contese. Per l’infettivologo Galli e il viceministro Sileri “sono insopportabili” per cinque lunghe ore. Che fare? Sulla scuola, questa volta, neppure le regioni fanno smargiassate perché “qui non si scherza”.

 

Campania e Toscana hanno firmato un’ordinanza per avere medici in istituto. In Sicilia, l’assessore, Roberto Lagalla, ha trovato un’intesa con l’Ordine dei medici. Non l’hanno trovata ancora stato e regioni e infatti hanno già annunciato altri tavoli. Anzi, da ieri, il tavolo “è permanente”, che significa che non si è d’accordo ancora su nulla. Davvero la scuola è diventata un affare di tutti e “non è più un problema della Azzolina”. E lo dice il Pd che però non lo può dire.

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