PUBBLICITÁ

c'è confusione al nazareno

Così le parole di Bettini avvicinano il congresso nel Pd (malgrado la smentita di Zinga)

Valerio Valentini

L'ira dei riformisti dem, lo stupore di Guerini e Franceschini. Il segretario prende le distanze, ma non basta. "Goffredo dimostra che siamo centrali", esulta Renzi, che però medita anche il gioco di sponda con Bonaccini

PUBBLICITÁ

Roma. Chi lo conosce bene dice che chissà quanto se la starà godendo, il buon vecchio Goffredo, nel vedere che in fondo, nonostante i rocamboleschi sconvolgimenti sotto il cielo della politica, lui resta ancora uno dei pochi veri demiurghi, dentro e forse non solo dentro il Raccordo. Come un sasso lanciato nel vespaio, il saggio di Bettini scuote il risveglio di tutto il Pd. Perché quell’appello a Renzi (che ha sorpreso Renzi assai poco), quel vagheggiare un rientro alla divisione dei compiti, ai Ds che non ammettono nemici alla loro sinistra e addomestica il grillismo, e alla Margherita che raccoglie il centro liberale, di fatto fa sentire come ospiti indesiderati della Ditta tutta la corrente di Base riformista.

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Roma. Chi lo conosce bene dice che chissà quanto se la starà godendo, il buon vecchio Goffredo, nel vedere che in fondo, nonostante i rocamboleschi sconvolgimenti sotto il cielo della politica, lui resta ancora uno dei pochi veri demiurghi, dentro e forse non solo dentro il Raccordo. Come un sasso lanciato nel vespaio, il saggio di Bettini scuote il risveglio di tutto il Pd. Perché quell’appello a Renzi (che ha sorpreso Renzi assai poco), quel vagheggiare un rientro alla divisione dei compiti, ai Ds che non ammettono nemici alla loro sinistra e addomestica il grillismo, e alla Margherita che raccoglie il centro liberale, di fatto fa sentire come ospiti indesiderati della Ditta tutta la corrente di Base riformista.

PUBBLICITÁ

 

Anche perché per anni Bettini ha parlato a nome di Zingaretti, gli ha indicato la strada, dicendo spesso quel che lui non poteva dire. E allora non basta che il segretario, di buon mattino, improvvisi un caminetto telefonico coi vari capicorrente, spergiurando a Guerini e Franceschini che “il pensiero di Goffredo non è il mio”, che l’iniziativa non è concordata. Troppo poco, inveiscono nei conciliaboli agostani i parlamentari di Br: “Zinga deve smentire pubblicamente, altroché”. Ma Zinga sulle prime tace. E nel silenzio amletico del segretario, s’ingarbugliano le mezze frasi di chi gli sta intorno: e se il fido Morassut prende un poco le distanze da Bettini, Gasbarra ne elogia ogni sillaba ed Emanuele Felice, responsabile economico della segreteria, si produce in un tweet di elogio talmente improvvido, nella tensione della giornata, che dopo qualche ora viene addirittura rimosso.

 

PUBBLICITÁ

E così Guerini muove le sue truppe, insieme a Maurizio Martina (che pure dai gueriniani ha ricevuto un brutto scherzo, nel risiko delle presidenze di Commissione) imbastisce un comunicato in cui a censurare il “ritorno al passato” di Bettini c’è non solo Alessandro Alfieri, di Br, ma anche Zanda a nome di Franceschini, e Martina, e perfino Cuperlo (non Orlando, però, che pure sarebbe stato cercato dagli altri firmatari): “Così staniamo Nicola”, si dicono. E alla fine Nicola parla, quasi a ora di cena, spiegando che no, Bettini non è il suo ventriloquo: “Con franchezza devo dire che su questo punto con lui non la pensiamo allo stesso modo”, dice. (Con una coincidenza lessicale che ha comunque del curioso: ché l’ultima volta che un suo scritto s’era aperto con un “con franchezza” – “Con franchezza dico no” – era per opporsi alla nascita del governo giallorosso. E il poi, si sa.)

 

E del resto anche stavolta, come l’estate scorsa, sul destino di Zingaretti incombe, sia pure più eterea, l’ombra di Renzi. Perché non sono pochi quelli che, nel Pd, dicono che in fondo la mossa di Bettini serve a scongiurare il ritorno dell’ex premier dentro il partito, con tutto il trambusto che ne consegue. Meglio allora separare le strade, definitivamente, e garantire alla Ditta il controllo del partito. E Renzi, che proprio citando “le due strade” di Robert Frost ha annunciato l’addio al Pd, ora pare tornato davanti a quello stesso bivio. “Perché col proporzionale, per noi lo schema di Bettini diventa perfetto per aggregare tutti i riformisti dal Pd a FI”, dicono i suoi fedelissimi. "Il ragionamento di Bettini conferma che saremo il fulcro dei prossimi mesi", dice l'ex premier ai suoi parlamentari. "Ma ora concentriamoci sulle regionali, pancia a terra. Del resto aver annunciato l'alleanza tra Pd e M5s ci regala la narrazione sul perché Italia viva è stata fondata". 

 

E se invece si restasse sul maggioritario, o se comunque gli eventi dovessero precipitare, allora per Renzi sarebbe inevitabile scommettere sulla vittoria di Stefano Bonaccini, fintamente riluttante all’idea della sfida con Zingaretti e che ora si ritroverebbe senza fatica a giocare il ruolo del candidato unitario, quello che non si rassegna alla riesumazione dei Ds e che anzi ricompone il quadro, riportando appunto anche Renzi nel partito. Chiacchiere, suggestioni, per ora. E però l’entusiasmo con cui Bonaccini, che manco a dirlo s’è messo al suo fianco quel Marco Agnoletti che ha sovrinteso per anni agli affari del Matteo fiorentino, ha accettato l’invito alla scuola di politica di Iv a Castrocaro, a queste chiacchiere, a queste suggestioni ha dato nuova sostanza ("Bettini parla così perché non gli è andato giù che Bonaccini viene a Castrocaro", sibila infatti Davide Faraone). Nella certezza che sul piano inclinato che porta al congresso, la pallina ha iniziato a rotolare. E chissà se oltre a Goffredo, pure Nicola se la ride.

PUBBLICITÁ
PUBBLICITÁ